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Per sintetizzare il discorso, possiamo partire affermando che, nelle Storie, si riscontrano 4 situazioni idealtipiche nei rapporti tra Stati. In particolare, quando interagiscono tra loro, gli Stati avanzano delle richieste, tutte basate sull’interesse: 

1. richieste di alleanza: Corcira chiede l’alleanza con Atene, con un lungo discorso, molto ampio, in cui giustificano la loro passata neutralità, rivendicano il loro diritto a cercare alleanze, ma il vero argomento è che molti lati vantaggiosi siamo in grado di mostrare: il più interessante è che ci opporremo agli stessi nemici, garanzia che è la più certa (I.35) ⇒ i Corciresi espongono i tanti motivi per collaborare, ma il più importante, legato all’interesse di entrambi, è l’avere gli stessi nemici. 

2. richieste di neutralità: prima dello scoppio della guerra, Atene chiede agli Spartani di non immischiarsi nella questione tra Corcira e Corinto, ricordando agli Spartani il loro utile di fronte alle incertezze della guerra, ponderate la vostra decisione: una guerra, quando si prolunga, degenera di solito in un puro gioco della sorte (I.78). 

3. richieste di tregua e di pace: Ermocrate fa sua la causa della pace in Sicilia contro l’intervento ateniese, il che significherebbe difendere in blocco in propri interessi, dal momento che l’artiglio di Atene minaccia in blocco gli averi della Sicilia (IV.61). 

4. richieste di resa: nel dialogo con i Meli, gli Ateniesi dicono che la vostra conquista ci assicurerà una signoria più estesa (V.97). Tra l’altro, la resa sarebbe nell’interesse anche dei Meli, che eviterebbero la distruzione da parte degli Ateniesi. 

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Sono queste 4 situazioni tipiche delle richieste avanzate in base all’interesse. Il problema è che gli Stati definiscono spesso in modo soggettivo cosa è utile, e anche all’interno dello Stato si danno interpretazioni diverse di ciò che è utile. 

Sono queste le motivazioni che producono una visione distorta dell’interesse personale, in contrapposizione ad un processo di decision-making spassionato e moderato, su cui si dovrebbe fondare il governo ⇒ il famoso passaggio sulla distorsione del linguaggio (III.82, l’ordinario rapporto tra i nomi e gli atti rispettivamente espressi dal loro significato, cioè l’accezione consueta, fu stravolto e interpretato in chiave assolutamente arbitraria) semplicemente dà un livello di generalità all’analisi già valida per tutti i dibattiti affrontati nei Libri I, II e III. 

Esempi delle diverse interpretazioni dell’utile sono più che evidenti nei famosi dibattiti tra le diverse personalità ateniesi: 

− Cleone e Diodoto: sicuramente, entrambi vogliono l’utile di Atene, ma offrono soluzioni diverse, estremamente rigorosa il primo, indulgente il secondo; 

− Nicia e Alcibiade: entrambi parlano in nome dell’interesse ateniese, ma mentre il primo è contrario alla spedizione in Sicilia, il secondo l’appoggia caldamente. 

Ma anche a Sparta si scontrano diverse visioni individuali dell’utile per la città: prima dello scoppio della guerra, ricordiamo il dibattito tra Archidamo e Stenelada, più prudente il primo, più belligerante il secondo. 

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In sede prescrittiva, l’utile non fornisce chiare indicazioni su come agire. 

Infatti, se invece di “utile” parliamo di “interesse nazionale”, tale situazione si è ripetuta anche nei dibattiti di relazioni internazionali dei giorni nostri: realisti come Morgenthau e Kennan, ad esempio, parlano in nome dell’interesse nazionale americano, ma, in sede prescrittiva, le loro posizioni su cosa gli Stati Uniti dovrebbero fare in politica estera sono contrastanti. È ad esempio il caso della NATO o della corsa agli armamenti, soprattutto nella sua fase iniziale: in entrambi i casi, Kennan è contrario alla loro attuazione, mentre Morgenthau è a favore. 

In sede analitica, invece, il concetto di utile/interesse nazionale è molto più significativo: tutti gli Stati parlano e si muovono sulla base del proprio utile nazionale, talvolta anche i più deboli.