Come difendere l’Europa?
Come difendere l’Europa?
Una prima soluzione apparve molto semplice: l’Europa, sotto il controllo generale americano, avrebbe provveduto a costruire uno “scudo” convenzionale, mentre gli USA avrebbero posseduto la “spada” nucleare. Ben presto, però, divenne chiaro che gli europei, anche con il riarmo della Germania occidentale, non sarebbero stati in grado di raggiungere il livello di forza richiesto ⇒ iniziò a mettere radici la strategia della deterrenza nucleare.
La questione del nucleare, però, durante gli anni ’50, si complicò ulteriormente a causa di tensioni politiche interne all’alleanza:
1. Mentre gli strateghi americani si preoccupavano soprattutto della loro credibilità nel mondo, gli europei ritenevano che sarebbe bastato, per mantenere la loro sicurezza, sviluppare economie prospere e istituire una comunità economica ⇒ il risultato sarebbe stato un’Europa più ricca e sicura dal pericolo di invasioni esterne. Molti americani si aspettavano che da tutto questo sarebbe derivata un’unione ancora più stretta con gli alleati atlantici, come espresso dal Grand Design di Kennedy = progetto di partnership tra un’Europa unita e gli Usa.
MA gli europei non si dimostrarono molto cooperativi su questo punto:
− sul continente, il timore di un sistema bilaterale USA-URSS era molto diffuso;
− gli inglesi continuavano a mantenere le distanze dai loro vicini continentali e insistevano a voler mantenere la loro autonomia nucleare, così come la Francia di De Gaulle;
− la visione anglosassone circa il disarmo non era accettata dalla Francia e vista con diffidenza e paura dalla Repubblica Federale Tedesca;
− gli USA ricevettero poco supporto in Europa per quanto riguardava le loro politiche in Asia e in America Latina;
− il tentativo di costruire un mercato comune con il mondo comunista non aveva avuto molto successo;
− per più di un decennio, gli alleati non furono in grado di adottare una politica comune nei confronti delle zone coloniali;
− la questione della divisione dei costi (burden-sharing) rimaneva costante fonte di disaccordo tra gli alleati.
2. Ulteriore elemento di divisione tra gli alleati fu, nel 1953, la morte di Stalin e un atteggiamento più conciliatorio adottato dai suoi successori:
− agli occhi di Washington, questo cambiamento non era che una nuova strategia, all’interno del continuo scontro globale tra i 2 blocchi;
− l’Europa, invece, al cui interno le forze di sinistra rimanevano comunque molto influenti, si dimostrò più incline a concedere ai nuovi dirigenti sovietici il beneficio del dubbio, anche se la brutale repressione della rivolta ungherese nel 1956 divise gli stessi europei su questo punto. La richiesta di distensione sarebbe stato un elemento permanente nella politica europea, soprattutto per quanto riguarda la Germania occidentale, che chiedeva soprattutto il ripristino di un dialogo con la sua parte orientale.
3. Ulteriori divisioni si crearono tra gli alleati circa lo scopo e la dimensione geografica dell’alleanza. Ironicamente, alla luce degli eventi degli anni ’90, erano gli USA ad insistere sulla limitazione geografica dell’Alleanza, volendo escludere i territori coloniali dei loro alleati, anche se in seguito fu costretta ad accettare – con molta riluttanza – l’Algeria francese.
Solo un decennio più tardi, l’America cambiò linea di pensiero: la fine del colonialismo europeo sembrava lasciare un vuoto di potere che gli USA temevano potesse essere occupato dall’Unione Sovietica.
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