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Osservazione nella prima infanzia


Freud utilizza l'osservazione, durante il gioco del rocchetto del nipotino Ernst, per indagare i processi inconsci finalizzati a controllare l'angoscia di separazione dalla madre.
Mahler e collaboratori conducono una serie di rigorose ricerche longitudinali basate sull'osservazione della relazione madre-bambino, che portano l'autrice a concettualizzare lo svolgersi del processo di separazione-individuazione.
Klein considera l'osservazione come mezzo per accedere alla comprensione delle primitive fantasie inconsce e del loro impatto sulla vita emotiva.
Winnicott sottolinea invece una maggiore aderenza al contesto reale, affettivo e sociale, entro cui si svolgono le cure di accudimento, sviluppando il concetto di madre sufficientemente buona, cioè capace di rifornire emotivamente e supportare concretamente lo sviluppo del bambino. Winnicott rileva inoltre che il bambino piccolo non può essere considerato separatamente dalla madre.
Bowlby propone una visione del bambino come individuo attivo e biologicamente preadattato che ricerca precocemente scambi sociali, che organizza le sue esperienze in rappresentazioni di Sé e degli altri (modelli operativi interni), e che necessita, per il suo positivo sviluppo, non già di gratificazioni orali, come postulato dal modello della psicoanalisi classica, ma di cure adeguate e di risposte al bisogno primario di attaccamento.
In tempi relativamente recenti si è registrata una proficua convergenza fra l'approccio psicoanalitico e le teorie psicologiche evolutive. Entro questo schema di riferimento teorico, la ricerca ha fornito numerose evidenze che il Sé di un individuo dispone di un'organizzazione interna che lo rende fin dall'inizio attivo, competente, capace di autoregolarsi, di avere intenzioni e formare aspettative entro un contesto organizzato, continuo e prevedibile, di cure e di scambi con i genitori. I modelli relazionali che prendono forma nel corso di interazioni ed esperienze di reciprocità hanno un valore predittivo rispetto all'adattamento e al funzionamento del bambino in epoche successive, tanto che su può dire che come va la relazione, così va l'individuo.
Il processo di valutazione dello sviluppo in ambito clinico parte da queste premesse, focalizzando l'attenzione sulla relazione genitore-bambino: si considera ogni comportamento come parte di un sistema comportamentale transazionale. La valutazione del bambino è pertanto necessariamente accompagnata da una valutazione della qualità degli scambi e delle caratteristiche del contesto di accudimento. Entro questo schema concettuale, una corretta valutazione deve includere anche l'esperienza soggettiva di ciascun partner, comprendendo anche le rappresentazioni ed i ricordi della storia delle interazioni della diade; è quindi importante che il clinico possa integrare le informazioni rilevabili da fonti multiple includendo le interviste ai genitori, l'osservazione e la valutazione diretta dello sviluppo del bambino e della sua relazione con i caregiver.

Tratto da MANUALE DI PSICOPATOLOGIA DELL’INFANZIA di Salvatore D'angelo
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