De Roberto e Bourget traduttori
Lodi su questo autore francese De Roberto aveva però manifestato molto prima e l'aperta ammirazione dichiarata nel 1923 sembra molto simile a quella pronunciata nel 1886 all'uscita del volume Le prisme. La seconda recensione, sulla poesia scientifica di Sully (che tentò una poesia che esprimesse i valori e le conquiste del progresso scientifico e filosofico) operò una netta distinzione tra l'esposizione del pensiero filosofico e scientico (Kant, Hegel, Pascal, Spinoza) e la descrizione tecnica del fenomeno e dello strumento (cita il termometro).
Nella terza recensione, del 1888, in occasione dell'uscita del poema Bonheur, ribadisce le sue riserve sulla poesia scientifica confrontando Era un uomo assai mite, quasi sempre ammalato con un passo corrispondente del poema. Se la traduzione di Era un uomo... non poteva che risalire al massimo al 1886, è legittimo pensare che essa rimase a lungo tra le carte dello scrittore e che poi finì nella fittizia eredità di Ermanno Raeli. O forse, in procinto di ricostruire il canzoniere di Raeli del 1923 non trovò di meglio che aprire con un componimento che era un elogio della filosofia, in consonanza con gli interessi speculativi che avevano mosso gli anni giovanili del suo personaggio.
Più evidenti, ma non del tutto chiari, gli indizi che segnano le coordinate delle traduzioni da Bourget. De Roberto era di spirito affine al francese, condividendo con esso il gusto tardo – romantico e decadente di fine Ottocento, e non solo se ne fece interprete e portavoce convinto, ma anche seguace recidivo nella sua riflessione speculativa intorno al tema della psicologia amorosa.
Si accese contemporaneamente l'interesse per la sua produzione lirica, dato che nel 1887 era uscita la raccolta delle Poésies e nel 1891i frammenti apocrifi di Claude Larcher, inseriti nella Fisiologia dell'amore moderno. Due date abbastanza vicine, 1887 – 1891, per radunare intorno alla fine degli anni Ottanta la maggior parte delle traduzioni di De Roberto, considerate all'epoca dagli amici e da egli stesso con simpatia e apparente noncuranza. Molti amici, come Di Giorgi, chiedevano a De Roberto di inviargli qualche traduzione ma la svolta avvenne solo nel 1890, quando lo stesso Di Giorgi avverte l'amico dell'imminente arrivo di Bourget a Palermo. In quell'occasione prese vita l'idea di Di Giorgi di dedicare, in omaggio al poeta francese, un numero doppio di fine anno della nuova rivista, all'interno della quale stavano anche sette poesie degli Aveaux tradotte da De Roberto. Nei trentatrè anni che corrono tra il 1890 e il 1923 è difficile pensare che lo scrittore sia tornato su Bourget, perchè altre e diverse vicende culturali erano sopravvenute a distinguere i due scrittori. L'esempio della postuma riesumazione delle poesia di Claude Larcher nelle pagine della Fisiologia dell'amore moderno (1891) spinsero De Roberto a riprendere la vicenda del suo Raeli, e su quella falsariga, la storia di Ermanno fu ripetutamente ripresa negli apologhi degli Amori, specie nell'Estro, dove fingeva di raccogliere e trascrivere quattro componimenti recuperati in alcune pagine di un giornale intimo di Ermanno. Lucente Anima Pura; No, la Speranza è morta; Muta, lassa; Le vegetali forme immote nell'aria clemente. Tutte traduzioni di Bourget. Stentate prove poetiche che nell'immaginaria lettera di invio all'anonima ammiratrice De Roberto definiva “molto mediocri”.
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