Il Nilo e i suoi 10 stati
Il Nilo è il fiume più lungo nel mondo e il suo bacino coinvolge 10 stati:
1. Egitto
2. Sudan
3. Uganda
4. Kenya
5. Tanzania
6. Rwanda
7. Burundi
8. Repubblica Democratica del Congo (ex-Zaire)
9. Etiopia
10. Eritrea
Esistono ipotesi scientifiche secondo le quali il bacino sia tra le zone più minacciate dall’aumento globale del riscaldamento e del livello del mare, dove un quinto delle terre più popolate e produttive dell’Egitto può essere sottoposto alle inondazioni.
Nel corso degli anni il bacino è diventato la scena per le politiche mondiali e i suoi stati rivieraschi sono diventati le vittime di tali politiche.
La maggior parte del bacino è stata sotto l’ influenza della Gran Bretagna compreso l’Egitto, il Sudan e i paesi dell’Africa orientale (Kenya, Uganda, Tanzania). I dominatori coloniali hanno notevolmente influenzato i modelli di sviluppo nel bacino per lungo tempo.
Dopo la Seconda guerra mondiale, l’acqua del Nilo è diventata una tematica importante nei rapporti interstatuali; il bacino divenne lo scenario di grandi rivalità di potere durante la Guerra Fredda.
La questione idrica del Nilo è stato un problema centrale nel gioco di potere e nelle profonde rivalità tra gli stati rivieraschi e all’interno degli stessi stati durante il periodo del secondo dopoguerra, nonostante molte iniziative tese alla cooperazione.
I sistemi del Nilo provengono da 3 zone geografiche e climatiche distinte:
1. l’ altopiano etiopico
2. i laghi equatoriali
3. il bacino di Bahr el Ghazal.
Il bacino si estende su una superficie di 2,9 milioni di km2.
La lunghezza totale del fiume e dei suoi tributari ammonta a 35.500 km.
Il rifornimento idrico annuale della regione ammonta a 400 miliardi di m3; tuttavia, ciò che annualmente raggiunge il confine sudanese varia soltanto tra i 20 e i 22 miliardi di m3.
Sull’ altopiano etiopico, il Lago Tana contribuisce all’80% della portata media del Nilo Azzurro e ne costituisce la principale fonte perenne.
La portata annuale totale del sistema del Nilo Azzurro ammonta a circa 50 miliardi di m3.
La maggior parte delle precipitazioni, insieme al 50% del flusso che entra nel Sudan dai laghi equatoriali, si perde nella regione dei Sudd, che si trova nel sud del paese.
Il sistema equatoriale superiore del Nilo è caratterizzato dallo stoccaggio naturale perenne nei laghi, specialmente nel Lago Vittoria e nella regione dei Sudd nel Sudan. Le variazioni stagionali sono notevolmente regolate da questi sistemi di immagazzinamento naturali e forniscono i necessari approvvigionamenti di acqua.
Con tali caratteristiche del fiume e il suo regime idrologico, la sua importanza e significato per tutte le società lungo i suoi tratti sono evidenti. Nell’Egitto, il Nilo è stato la fonte della vita; nel Sudan, ha dominato la vita economica e sociale. Questo ruolo diminuisce nel momento in cui ci si sposta verso il sud della regione equatoriale e verso est negli altopiani etiopici.
Numerosi sono i problemi relativi all’acqua nel bacino del Nilo:
siccità persistente: negli ultimi 2 decenni molte zone del bacino sono state colpite dalla siccità persistente, che ha afflitto il continente africano dal Sahel, attraverso la fascia della savana in Sudan, fino all’Etiopia nella parte orientale
degrado ambientale: la crisi climatica, insieme ai gravi problemi economici e all’alto tasso di crescita della popolazione hanno determinato una miriade di difficoltà per il bacino (gravi carestie, emigrazione), favorendo un serio degrado ambientale delle risorse naturali del bacino
degrado del terreno e desertificazione: molte aree del bacino stanno assistendo a fenomeni di degrado e di danni ai terreni connessi con l’erosione risultante dallo sfruttamento eccessivo della foresta e dalla distruzione della vegetazione; la situazione è particolarmente seria negli altopiani etiopici
declino della produzione: nei tratti più bassi del bacino, sono diffusi i problemi di infiltrazione d’acqua e di salinità, quale conseguenza della scarsa irrigazione e drenaggio legati ai sistemi di coltivazione intensiva. I tratti superiori soffrono a causa dell’assenza di chiare e costanti politiche di irrigazione che definiscano il ruolo dell’irrigazione in queste aree, delle capacità insufficienti e dei vincoli finanziari e di capitali
deterioramento della qualità dell’acqua: tale serio problema, che si sta manifestando come una minaccia alle risorse idriche del bacino, attraverso l’erosione nei bacini pluviali superiori, genera seri fenomeni di sedimentazione nei tratti più bassi. D’altra parte, le acque di scolo domestiche, industriali ed agricole in Egitto stanno minacciando l’impiego e la disponibilità dell’acqua, così come la salute umana.
Dopo la Seconda guerra mondiale, sorse l’esigenza locale da parte di Egitto e Sudan di capire i problemi del Nilo:
1958: studio sulle possibili attività nella valle del Nilo, progetto che però coinvolge solo 2 paesi su 10. Il progetto prevede:
1. la costruzione del canale Jonglein nella parte del Sudan, con lo scopo di risanare la regione dei Sudd
2. il riconoscimento del Nilo come bacino integrato, quindi come un bene da condividere tra più stati divieto di politiche o progetti unilaterali
1959, Accordo tra Egitto e Sudan, in base al quale:
1. il Sudan riceveva 24 miliardi di m3 di acqua all’anno
2. il Sudan poteva iniziare la costruzione di 2 dighe e del canale Jonglein
3. l’Egitto di Nasser otteneva il permesso di costruire la diga di Assuan. Ciò significava la possibilità di allagare 6.500 km2 di territorio sudanese e la conseguente necessità di spostare circa 100.000 persone
1960-70: venne costruita la diga di Assuan, lunga 3,6 km e alta 100 m. Il progetto necessitò di un finanziamento di 1 miliardo di dollari, cui contribuì l’URSS, ma non USA né Banca Mondiale, a causa dell’avvicinamento di Nasser all’Unione Sovietica
1970: il Sudan inizia la costruzione del canale Jonglein, finanziato dalla Banca Mondiale. Tuttavia, nel 1983, a causa dei conflitti civili che percorsero il paese, il progetto fu interrotto (e non più ripreso), a 100 km dalla fine
Anche se tutti i paesi del bacino hanno riconosciuto il bisogno di cooperare all’interno del bacino per il suo sviluppo e la sua gestione a livello integrato, le azioni unilaterali continuano a prevalere.
Il bacino continua ad avere un vasto potenziale per fare fronte ai bisogni e alle richieste delle proprie società; la stabilità e l’integrità ambientali del bacino sono vitali per il proprio sviluppo sostenibile → molti paesi nel bacino del Nilo stanno affrontando problemi che colpiscono ogni forma di sviluppo (erosione, sedimentazione, desertificazione, siccità). Lasciare che tali problemi crescano senza le necessarie azioni utili a fermare un così rapido deterioramento nelle risorse naturali farà sì che nessuno dei paesi del bacino sarà al sicuro dai successivi danni esistenti.
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Il giusto percorso per risolvere i problemi, o almeno arrestare il loro peggioramento nel tempo, ha bisogno di promuovere una strategia dello sviluppo basata sulla conservazione: ciò che viene richiesto è un impegno e una cooperazione totali e massicci da parte di tutti i paesi del bacino.
La modifica del clima e i trend di cambiamento nello schema delle precipitazioni annuali, che potrebbero influenzare il regime della portata del bacino, rappresentano un’altra sfida, che richiede capacità tecniche e scientifiche unite ad una cooperazione intensa all’interno del bacino.
La Commissione tecnica congiunta permanente per le acque del Nilo, creata tra Egitto e Sudan nel 1960 a seguito dell’ Accordo del 1959 sull’acqua del Nilo, è un buon esempio di cooperazione subregionale nel bacino. Le funzioni della Commissione includono:
il coordinamento del controllo e la misurazione del fiume tra i 2 paesi e la divisione dell’allocazione
l’impegno di effettuare ricerche per aumentare la portata del Nilo e rispondere alle esigenze future
la promozione di un’ampia cooperazione di bacino.
Tuttavia, il punto centrale della Commissione è puramente ingegneristico e manca dell’approccio pluridisciplinare richiesto per lo sviluppo e la gestione integrati delle risorse idriche.
Per iniziativa del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo, nel 1996 si è tenuto a Bangkok il primo incontro dei ministri dei paesi del Nilo, durante il quale si è deciso di intraprendere azioni per promuovere e dare vita ad un’efficace cooperazione tra i paesi rivieraschi del Nilo alla prima occasione possibile. La seconda riunione ministeriale si è svolta ad Addis Abeba nel 1998 per rivedere i meccanismi utili alla cooperazione regionale e per identificare gli interessi dei paesi del bacino nello sviluppo regionale congiunto. Da questi sforzi, sono stati acquisiti alcuni punti fondamentali:
guadagnare e mantenere il supporto di tutti i governi del bacino è una necessità per identificare i benefici concreti per ogni stato membro
le importanti caratteristiche dell’idrologia del Nilo rappresentano le lente risposte del sistema, particolarmente nel caso del contributo del Nilo Bianco: la perdita del flusso del fiume a causa dell’evaporazione della palude nel bacino del Nilo Bianco richiede un’attenzione speciale
lo scambio di dati idrologici e il miglioramento della comprensione del comportamento del complesso sistema sono dati preliminari necessari alla progettazione
la preparazione di un’ampia struttura istituzionale per il bacino rappresenta lo strumento fondamentale tramite cui un programma sostenibile integrato può essere raggiunto fra i paesi rivieraschi
molto lavoro e sforzi devono essere dedicati alla formulazione di master plan a livello nazionale che rappresentino il primo passo verso i programmi integrati.
La cooperazione è cominciata sotto forma di accordi bilaterali fin dall’inizio del secolo scorso. Tuttavia, i paesi del bacino del Nilo sono stati impegnati in attività di cooperazione regionale solo negli ultimi 30 anni:
1. uno degli iniziali progetti regionali nel bacino del Nilo è stato “Hydromet”, lanciato nel 1967;
2. è stato seguito dal Comitato tecnico di cooperazione per la promozione dello sviluppo e della protezione ambientale del bacino del Nilo, iniziato nel 1993;
3. nel 1998, riconoscendo che lo sviluppo cooperativo ha le grandi opportunità di portare mutui benefici alla regione, tutti i paesi rivieraschi, tranne l’Eritrea, hanno dato vita ad un dialogo per creare un’associazione regionale al fine di agevolare l’attività comune dello sviluppo sostenibile e della gestione delle acque del Nilo. Il meccanismo di transizione è stato lanciato ufficialmente nel 1999 a Dar es Salaam, in Tanzania, dal Consiglio dei ministri delle questioni idriche degli stati del bacino del Nilo, sotto il titolo di Nile Basin Initiative (NIB).
Il progetto condiviso dell’NBI è:
“… raggiungere lo sviluppo socio-economico sostenibile mediante l’equo utilizzo e i benefici delle comuni risorse idriche del bacino del Nilo…”
È un programma d’azione che si concentra su 2 idee complementari:
1. una visione comune: fornisce una struttura per le attività concrete
2. un’ azione concreta, attraverso 2 programmi complementari:
Shared Vision Programme = un programma comune di visione sull’intero bacino, per consentire all’ambiente di dar vita ad azioni cooperative attraverso la costruzione di fiducia e capacità
Subsidiary Action Programme = un programma ausiliario per pianificare e realizzare investimenti e attività a livello più basso di competenza
Nonostante le straordinarie dotazioni naturali e la ricca storia culturale del bacino del Nilo, la sua popolazione affronta rilevanti sfide: oggi il bacino è caratterizzato dalla povertà, dall’ instabilità, dalla rapida crescita della popolazione e dal degrado ambientale.
Tale sfida deve promuovere la cooperazione pacifica e sviluppare delle sinergie tra i diversi usi dell’acqua a tutti i livelli attraverso l’approccio della gestione sostenibile del bacino del fiume: sollevare tali questioni non richiede soltanto soluzioni politiche, ma anche soluzioni tecniche. Costruire la fiducia fra i paesi è un altro punto chiave per reagire a tale sfida.
La progettazione dovrebbe coinvolgere in una struttura sistemica tutti i fenomeni, le istituzioni e i temi che determinano la ripartizione e la protezione delle acque interne. Il concetto di condivisione delle acque del bacino deve, poi, essere esteso e inserito nel contesto di sviluppo sostenibile e di integrità per rispondere alle esigenze presenti e future.
Un’altra zona di possibile conflitto è la regione dei Sudd nel Sudan meridionale dove sono stati proposti progetti di conservazione. Ciò che può essere affermato è che lo sviluppo delle risorse idriche della regione dei Sudd è un elemento chiave nello sviluppo della regione meridionale del Sudan e del benessere delle sue società si deve sperare che in futuro il problema delle acque possa essere risolto senza complicazioni provenienti da altri conflitti nell’area.
Nel 1997 è iniziato il progetto egiziano Toshka, che prevede la “ricostruzione” di un canale parallelo al Nilo a partire dalla diga di Assuan, data la sua presunta esistenza nell’epoca dei faraoni. Il progetto, la cui conclusione è prevista entro il 2017, è però fonte di opposizione da parte degli altri 9 stati, che contestano l’unilateralità del progetto.
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Autore:
Elisa Bertacin
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- Università: Università degli Studi di Bologna
- Facoltà: Scienze Politiche
- Docente: Piretti Maria Serena
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