Gli anni '50 e l'accellerazione economica intensa
Gli anni '50 e l'accellerazione economica intensa
All’inizio degli anni cinquanta il sistema industriale visse una stagione difficile per quanto riguardava i suoi legami con l’America. L’amministrazione statunitense rimproverava agli industriali italiani il fatto di non aver ancora intrapreso la via della produzione di massa e di avere troppa tolleranza imprenditoriale verso i comunisti. La riluttanza italiana era anche una minaccia per alla libertà. Secondo gli americani se il popolo veniva tenuto in uno stato di dipendenza economica c’era il rischio che si rivolgesse a altre guide (comunismo).A rispondere alle accuse americane fu proprio Angelo Costa.
Vi fu una strenua difesa della specificità dell’economia italiana da parte del presidente della Confindustria. Sottolineò il fatto che non è vero che il modello americano può essere esportato ovunque, perché influenzano molto le peculiarità di ogni paese. I problemi concreti dell’Italia sono manodopera sovrabbondante e capitale insufficiente. Tutto il contrario degli USA.
Non ci deve essere un rapporto a senso unico, perché l’Italia non ha solo da imparare ma può anche insegnare.
Nel 1955 l’Occidente conosce l’accelerazione economica più intensa.
Vi fu la tanto attesa introduzione dell’americanismo e del fordismo nell’industria italiana non per effetto delle sole misure repressive caldeggiate dall’ambasciata americana, ma anche perché con l’accelerazione dello sviluppo, cambiavano pure le basi sociali dell’industrialismo e nelle fabbriche italiane entrava una nuova generazione di lavoratori, digiuna delle tradizioni politiche e associative del passato.
Il sistema produttivo italiano si sente pronto non solo per condurre la trasformazione per la quale si è preparato da anni, ma anche per assumere la guida di un cambiamento dei legami fra economia e società. Anche in Italia muta il profilo della società industriale. L’industria esce dall’alveo delimitata in cui era stata racchiusa. Comincia a invadere la società.
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