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Lussuria e sessualità nell'immaginario medievale



Burcardo di Worms scrisse nel sec. XI un testo sull'abuso del matrimonio. Nel VIII sec. i divieti avrebbero portato le donne devote a unirsi solo dai 91 ai 93 giorni l'anno, e compaiono le continenze. Ma è chiaro che c'era una distinzione tra classi sociali. Molti teologi medievali spiegarono l'origine peccaminosa dei lebbrosi associandola ad una sessualità sbagliata, ed ai rustici che non praticano la continenza. Nel medioevo si diffonderanno queste due cose: la malattia assillo, che trova origine nella sessualità colpevole degli sposi, e poi una fissazione dell'eccesso di spudoratezza sessuale nel mondo di rustici e contadini, schiavi della carne, quasi animali. Questa nuova etica sessuale si impone all'occidente per secoli. Ma tra il X e il XIV sec. 3 avvenimenti lasciano il segno: la riforma gregoriana e la divisione tra chierici e laici; il trionfo di un modello monogamico indissolubile nel matrimonio; l'unificazione concettuale dei peccati carnali nella lussuria. La riforma gregoriana fu un grande aggiornamento della società medievale, condotto dalla chiesa ed iniziato tra il 1050 ed il 1215 (IV concilio lateranense). Essa istituiva l'indipendenza della chiesa verso i laici. Non c'èra miglior barriera della sessualità: ai laici il matrimonio, ai chierici la verginità. I peccati carnali sono unificati nella lussuria, che però non è in cima alla lista.

Tratto da L'IMMAGINARIO MEDIOEVALE di Dario Gemini
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