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Sesso nell'Antico Testamento



L'Antico Testamento non aveva lasciato molte represssioni. Vediamo solo dei divieti nel levitico, che poi l'alto medioevo riprenderà. Ma poi c'è il Cantico dei Cantici che è un inno all'amore coniugale pieno di erotismo, ed il cristianesimo gli darà un'interpretazione allegorica. I Vangeli sono discreti sulla sessualità, elogiano il matrimonio monogamico e condannano l'adulterio. Cristo è celibe e Maria vergine. Paolo accentua la contrapposizione spirito-carne, e il matrimonio è un ripego. Avere una moglie è il modo migliore per evitare fornicazioni. Paolo rispetta il corpo, ma il medioevo demonizzerà la carne e il corpo. Interpretata la parabola del seminatore, la chiesa classifichera il valore e la fecondita degli uomini a seconda che siano vergini, continenti come le vedove o sposati. Fino al sec. IV 2 serie di avvenimenti assicurano il successo della nuova etica sessuale: sul piano teorico la diffusione dei nuovi concetti di carne, fornicazione, concupiscienza, e la sessualizzazione del peccato originale. Sul piano pratico, l'apparizione di uno status virginale tra i cristiani e la realizzazione dell'ideale di castità nel monachesimo del deserto. Concetto di carne: si inasprisce la contrapposizione carne-spirito, verso la nozione di carne debole e corruttibile, e di “carnale” come sessuale. Definire la natura umana come caro tende a sessualizzarla, introducendo la nozione di peccato contro natura (che nel medioevo estenderà la nozione di sodomia). La fornicazione è condannata dalla Bibbia. Il monachesimo ne distinguerà 3 forme: unione sessuale illecita, masturbazione, erezione ed eiaculazione involontaria.  S.agostino definisce poi la concupiscienza, il desiderio sessuale.

Tratto da L'IMMAGINARIO MEDIOEVALE di Dario Gemini
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