Caratteri generali dell’ellenismo
I processi che le conquiste di Alessandro Magno vennero a determinare furono semplicemente giganteschi e produssero quel fenomeno che lo storico ottocentesco J. G. Droysen definì “ellenismo”, letteralmente traducibile come “grecizzazione”.
Il primo degli effetti - che in un certo senso raccoglie in sé tutti gli altri - fu che veniva a cadere quella linea di demarcazione fra Occidente ed Oriente che era stata prodotta dalla rivalità fra greci ed Impero persiano (che comprendeva praticamente tutto l’Oriente di allora); questo significò la fine di tutte le limitazioni al commercio e ai flussi migratori. Il secondo effetto che si produsse fu quel fenomeno che venne chiamato già dai contemporanei cosmopolitismo, e che assunse proporzioni veramente impressionati.
Già mentre Alessandro era in vita, la continua fondazione di città nei territori che man mano conquistava, aveva determinato una considerevole migrazione di greci verso Oriente; ma ciò fu niente rispetto a quanto avvenne dopo la sua morte, quando i suoi generali, spaventati dalla possibilità di essere scacciati, abbandonarono la politica di matrimoni misti e condivisione del potere con le elité locali (che era stata il pilastro dell’amministrazione di Alessandro), e scelsero di valersi solo di funzionari greco-macedoni. È stato calcolato che ancora due generazioni dopo la morte di Alessandro, i funzionari indigeni presso le corti dei nuovi regni ellenistici, non superassero il tre per cento. Ciò produsse un fenomeno di emigrazione verso le città d’Oriente di un enorme numero di greci, tanto che alcuni storici osano definirlo come “terza colonizzazione”.
Si tratta forse di una denominazione eccessiva se considerata rispetto al grado di alterazione etnica che produsse nei territori dell’ex Impero persiano, ma tutt’altro che esagerata se misurata invece in relazione agli effetti che produsse: il greco divenne la lingua colta del Vicino Oriente e si diffuse anche come lingua franca dei commerci in tutto il Mediterraneo. La religione greca si arricchì di culti mesopotamici ed egizi, mentre nelle più remote terre d’Oriente giungevano i trattati di filosofia greca. La scienza poté beneficiare delle conoscenze raggiunte da entrambe le civiltà e così l’artigianato e l’arte.
Per realizzare la portata dei cambiamenti è necessario comprendere come le corti e le strutture di governo dei regni ellenistici fossero dirette quasi esclusivamente da greci e macedoni, i quali una volta stabilizzata la loro posizione divennero un elité ricca e potente. Essi vollero perciò abbellire le città in cui vivevano di opere d’arte e palazzi sullo stile di quelli della madrepatria e così chiamarono con la promessa di lauti compensi interi eserciti di artigiani, scultori, pittori, architetti, poeti, attori, musicisti.. perché venissero a realizzarli. Un’intera schiera di professionisti e di artisti lasciò la Grecia e si stabilì nei nuovi centri ellenistici, come Alessandria, Pergamo, Antiochia. In queste città la componete greca divenne una parte importante della popolazione. Ma anche le città più periferiche furono oggetto d’immigrazione allorché divennero capitali di distretto, scali commerciali, roccaforti militari. Un po’ tutto l’Oriente fu colonizzato da maestranze greche che seguivano i funzionari greco-macedoni al servizio delle nuove corti ellenistiche (alcuni, come si è visto, arrivarono fino in Afghanistan!). E a questi si devono aggiungere tutti gli avventurieri, gli aedi, gli esiliati e la massa di gran lunga più grande di tutti coloro che emigravano in cerca di fortuna.
Non deve pertanto sorprendere se la lingua e la cultura greca giunsero ovunque, e se questo periodo è chiamato ellenismo, perché la civiltà greca letteralmente ruppe i confini ristretti della polis e dilagò per tutto il Vicino Oriente. E in questo contesto “ingigantito” i greci che emigravano venivano a perdere quel senso di appartenenza alla polis natale, per acquisire quello, più ampio, della nazionalità greca o, alcuni, quello estremo di cittadini del mondo (cosmopolitismo).
Ma più ancora che tutto questo, a determinare quel particolare fenomeno storico che è chiamato ellenismo, fu l’incontro della civiltà greca delle polis con quella orientale. Da una parte vi era infatti la concezione del cittadino e dall’altra quella del suddito; i valori della libertà e della razionalità propri della civiltà greca contro quelli della venerazione del sovrano come divinità propri della tradizione babilonese ed egizia; la religiosità laica dei greci contro lo zoroastrismo persiano e il sistema sacerdotale egizio. Sarebbe stato difficile immaginare un’interazione fra due mondi tanto opposti. Eppure avvenne: i rozzi generali macedoni che si spartirono l’Impero adornarono le loro capitali di opere d’arte greche, e iniziarono a pretendere che i sudditi si inginocchiassero al loro cospetto stringendo alleanza con la casta sacerdotale per apparire come incarnazioni delle divinità (come fece Alessandro in Egitto, dove si presentò come messaggero del dio Annone).
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