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Holderlin e il progetto di Empedocle



Holderlin menziona prima volta Empedocle nell'iperione quando parla del filosofo che ha orrore della temporalità. Nel 1797 annuncia al fratello di voler comporre una tragedia su di lui. La fonte è la vita di empedocle di Diogene Laerzio. Non vuole un'interpretazione storica. 3 stesure, tutte incompiute. La 2a composta da solo 4 scene, la 3° successiva al fondamento dell’empedocle, del sett 1799. In queste stesure Holderlin rinuncia all’accidentalità cercando invece una intrinseca necessità  tragica. La 3° inizia sull’etna dove il filosofo si uccide. Il principio a lui opposto è rappresentato dal borghese crizia e dal sacerdote Ermocrate. Holderlin legge la colpa come peccato originale, appropriandosi della terminologia cristiana per comprendere la scissione dall’uno-tutto. Empedocle diviene eroe tragico moderno perchè supera la scissione ontologica con il binomio colpa-espiazione. Colpa: tentazione di rendersi simile agli dei. La figura di E deve farsi artefice della riconciliazione. Per farlo deve negare il limite individuale, ovvero la finitezza della sua persona. Ecco perchè la sua morte è necessaria per raggiungere l’Universale. Dal 1798 al 1804 Holderlin si interessa di teatro. Insuccesso dell’Empedocle, forse fu questo che lo condusse a Sofocle e alla tragedia attica. Per Holderlin la tragedia è una specie di dramma mistico, non ha interesse per lo spettatore..la possibilità della rappresentazione del tragico è nella sospensione del giudizio. Holderlin vuole creare una moderna tragedia. La coscienza dell' impossibilità di mantenere un rapporto immediato con il divino, come ancora avveniva coi greci, spinge Holderlin a privilegiare un rapporto razionale e spirituale dell'individuo con il proprio dio: rapporto che non elimina le diversità..vediamo dunque in campo il paradigma cristologico. Empedocle è vittima delle violente tensioni tra natura e arte, figlio della sua epoca, vittima delle tensioni tra la forza aorgica (universale) e quella organica (natura maneggiata dall'uomo). Egli è l’incarnazione stessa del destino che solo nella scelta estrema può riunificare soggetto e oggetto. Empedocle era predestinato a divenire vittima del suo tempo. Rivisitando Sofocle Holderlin fa compiere un ulteriore passo a Empedocle. Nascono così le traduzioni di Antigone, Edipo e il Tiranno, precedute da traduzioni di Pindaro e Euripide. Ma l’empedocle rimarrà progetto incompiuto. Il tragico come genere artistico, imparentato al lirico e all’epico, riferito al carattere ideale dell'uomo (diverso da quello ingenuo ed eroico, che rimanda all’etere), sarà ancora presente nel suo poetare.

Tratto da HOLDERLIN di Dario Gemini
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