Gli schiavi, la classe bassa della società
L’eterogeneità del mondo servile non deve far perdere di vista una realtà fondamentale: la massa degli schiavi appartiene alle classi basse della società. Dunque non abbiamo a che fare con uno schiavo romano ma con schiavi romani. Anzitutto perché al di là dell’unità derivante dalla definizione giuridica, questo mondo servile è molto eterogeneo. Poi e soprattutto perché bisogna distinguere vari contesti storici. Tra lo schiavo che coltiva la terra a fianco del suo padrone, quello che lavora in una manifattura, e quello insediato in un podere come quasi colonus, c’è una vera e propria diversità di natura. Persino lo status giuridico che dovrebbe unificare questa categoria, si evolve in modo considerevole. Persino i rapporti degli schiavi con le autorità si trasformano: in un primo momento sono proprietà del padron, essi diventano poi anche sudditi dell’imperatori. In ultima analisi, la realtà profonda al di là di tutti questi mutamenti è il fatto che la massa degli schiavi appartiene sempre alle classi basse della società. Ciò che essenzialmente la definisce è il fatto che viene adibita a compiti servili. Ebbene: questi comiti servili sono esattamente gli stessi ai quali debbono sottomettersi coloro che devono vendere la loro forza fisica per sopravvivere.
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Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- L'illuminismo e la tratta atlantica degli schiavi: Matteo Angelo Galdi
- Il pensiero socio-economico di Gaetano Mosca
- La condizione giuridica dello schiavo
- L'eutanasia nei paesi di Common Law - Il caso Terri Schiavo
- Studi sul diritto romano della giurisprudenza dei tribunali italiani moderni. Il funzionario di fatto
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