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Briganti e la definizione di Barocco


Il Briganti in una serie di articoli apparsi tra il 1950-1 sulla rivista Paragone, schematizzò tre diverse teorie per la definizione di Barocco:
1) Quella che gli conferiva un significato estetico e tende a riportarlo all’originale valore negativo attribuitogli da Croce;
2) Quella che gli assegnava un contenuto artistico ideale e tendeva a sostituirlo al Romanticismo nell’antitesi al Classicismo (D’Ors);
3) Quella che gli attribuiva un contenuto storico artistico indicandone i termini cronologici dalla fine del Rinascimento all’inizio dell’età neoclassica (scuola viennese);

Atti del Congresso Retorica e Barocco

Sfogliando gli atti del Congresso Retorica e Barocco era possibile constatare che quasi tutti gli studiosi concordavano sul fatto che il fine dell’arte nel Seicento era persuadere e dilettare, non dimostrare (ad es., Argan: “Barocco come arte della chiesa controriformata e arte della persuasione per un pubblico che sa farsi persuadere”); con essa si intendevano suggerire degli atti influenzando così il comportamento umano, proprio a tal fine essa era stata accolta ed usata dalla Chiesa come strumento di conversione e apostolato.
Proprio ai fini della persuasione diventava essenziale l’insistenza sulla vero somiglianza, sulla misura, sulla naturalezza, cioè sulla coerenza dell’invenzione; raggiuta questa coerenza, in base a una certa consuetudine o a una certa simpatia associativa, ogni libertà era lecita.

Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Alessia Muliere
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