La valutazione economica dell’ambiente
La lezione di oggi riguarda un tema interessante che ha la caratteristica di essere un tema tecnico per chi sta studiando economia, perché si tratta del tema della VALUTAZIONE ECONOMICA DELL’AMBIENTE. Nella scorsa lezione abbiamo definito un sistema di responsabilità per poter attribuire la responsabilità all’impresa che abbia inquinato, e abbiamo affermato il principio di “chi inquina paga”. Ci siamo concentrati soprattutto sul problema di definire chi, quindi sul fatto che un sistema di responsabilità debba individuare chi è l’inquinatore, quindi il problema di individuare l’impresa, su i fattori dell’inquinamento, quindi sul nesso di casualità per cercare di far funzionare questo tipo di sistema. Oggi ci concentriamo di più su quanto poi bisogna far pagare. Questo modo di vedere il problema è proprio un modo economico, cioè guardiamo all’aspetto economico della valutazione dell’ambiente. Questo tema è particolarmente interessante perché noi in verità siamo interessanti affinché il sistema funzioni e che venga attribuita la responsabilità, però questa è una funzione di tipo legale, giuridico, ma quello che può essere il contributo dell’economista è soprattutto in questa fase, cioè nella valutazione dell’ambiente, del dare un valore economico,valore monetario all’ambiente. Come premessa cerchiamo di capire perché è così importante dare un valore economico all’ambiente e qual è dunque l’importanza di questa fase, che è quella di valutazione dell’ambiente.
Noi possiamo pensare ad un sistema di attribuzione della responsabilità come ad uno strumento di politica economica, quindi se funziona un sistema di attribuzione della responsabilità abbiamo la possibilità di far pagare all’impresa quanto ha causato sotto forma di danno ambientale, di danno ai terzi, quindi si tratta di un problema di internalizzazione dei danni. Quindi obiettivo di questo strumento di politica economica è quello di far pagare all’inquinatore i danni ambientali. Se noi guardiamo a questo problema dal punto di vista dell’economista, occorre far pagare all’impresa esattamente il valore dell’ambiente che è stato danneggiato, cioè dare un valore a questo danno ambientale che sia il più possibile vicino a quanto è stato l’effettivo danno ambientale. Quindi l’obiettivo dell’economista e della valutazione ambientale è quello di trovare il valore delle risorse che sono state distrutte, delle risorse che sono state contaminate, eventualmente rovinate, ma poi vedremo tutta una serie di altri fattori che compongono a dare il valore economico totale del danno, quindi quello che comunemente viene chiamato VET (valore economico totale del danno); questo è un punto di vista economico. Quindi prima di entrare nelle caratteristiche tecniche di questa valutazione, volevo introdurre gli altri due approcci che possono esserci nel guardare il danno ambientale:
Il primo APPROCCIO è di tipo più GIURIDICO. Il giurista di solito guarda non tanto alla valutazione economica totale quanto al problema del risarcimento. Quindi il danno, la stessa entità che stiamo definendo oggi danno ambientale, viene visto come risarcimento, spostando l’attenzione sulle vittime. Quindi noi abbiamo un disastro ambientale ed andiamo a misurare, ci concentriamo cioè su quanto hanno patito, hanno sofferto le vittime, perché l’ultimo fine della legislazione, di una legge che riguarda il danno ambientale, è quello di dare il giusto risarcimento; quindi si usano parole come “giusto risarcimento”, “equo risarcimento”, dobbiamo cioè arrivare a ridare alle vittime la situazione che avevano in precedenza. Questo è un punto di vista che incontreremo anche nella legislazione italiana che ha implementato la direttiva europea, cioè il fatto che la legislazione guardi prima di tutto al lato del risarcimento. Questo tecnicamente significa andare a misurare dal punto di vista tecnico quanto è questo danno sulle vittime. Quindi per seguire questo approccio vengono utilizzate delle metodologie che guardano al lato della sofferenza, del patimento che hanno avuto le vittime;
Potremmo poi avere un terzo punto di vista oltre a quello economico che vediamo durante la lezione, che è quello che viene chiamato punto di vista ecologista, quindi APPROCCIO ECOLOGISTA. Da questo punto di vista si guarda soprattutto alla risorsa naturale, quindi si guarda al danno dal punto di vista della risorsa naturale, di quanto è stato inferto alla natura dal punto di vista della perdita che si è avuta in termini di risorse naturali, quindi si guarda soprattutto alla risorsa naturale, all’ambiente. Questo è un punto di vista ecologista che non dipende, non guarda all’impresa come fa l’economista, non guarda alle vittime, ma guarda soprattutto al danno che è stato inferto alla natura (es: aereo che trasporta sostanze tossiche che ha un incidente aereo e cade in un deserto. Questo aereo quindi fa una sorta di inquinamento nel deserto, in questo deserto non abbiamo vittime perché non c’è nessuno che ci abita, quindi questo non avrà importanza dal punto di vista giuridico, dal lato dell’ecologista invece si perché comunque si tratta di un cambiamento della biodiversità, avremo comunque delle conseguenze alla risorsa naturale, perché anche un deserto è una risorsa naturale, anche se non c’è nessuno che ne usufruisce, anche se non ci sono né imprese né vittime. Dal punto di vista economico, vedremo, questo incidente aereo ha una rilevanza, probabilmente l’aereo è assicurato, ci sarà quindi una causa e ci sarà chi vorrà un risarcimento per quella risorsa che è l’aereo, che è quindi una parte probabilmente di un’azienda. Quindi vedete questo è un caso paradossale, anche in altri casi vedere il danno economico da questi tre approcci fa molta differenza, fa una differenza anche di valutazione economica, cioè questo esempio che vi ho fatto, nel caso di approccio giuridico il danno ambientale costerà zero, nel caso di approccio ecologista ha un costo molto elevato, perché abbiamo un grosso danno alle risorse naturali, nel caso dell’economista sarà legato solo al danno per l’impresa, per cui il proprietario dell’aereo, l’assicurazione, etc..).
Quindi noi oggi ci concentriamo sulla valutazione economica. Dobbiamo dire che di solito la valutazione dell’economista è quella più importante, perché quando abbiamo una causa per l’attribuzione della responsabilità, di solito viene chiamato un’economista per fare una valutazione, l’economista è chiamato a dare un valore economico; poi è ovvio che il giudice in una causa importante potrà tenere conto anche delle altre due, cioè sentirà anche le ragioni delle vittime, e sentirà probabilmente qualcuno esponente di qualche associazione ambientalista o ecologista, ma la consulenza principale nelle cause ambientali è quella dell’economista.
I danni all'ambiente
Quindi l’APPROCCIO ECONOMICO è quello che ci da in effetti una valutazione economica valida al fine della causa, del sistema che abbiamo visto l’altra volta. Quindi ci concentriamo per il resto della lezione sull’approccio economico e dopo eventualmente vediamo gli altri due applicati. L’approccio economico quindi da una valutazione economica totale del danno; l’obiettivo è quello di internalizzare i danni sull’impresa, quindi di avere una valutazione che ci dice quanto sta quel danno e di far pagare all’impresa per questo danno, questo è il concetto che applichiamo quando cerchiamo delle metodologie di valutazione. Facciamo una premessa generale: ogni tipo di incidente, non solo quello di tipo ambientale, ha il problema di valutare il danno, quindi è un problema che gli economisti affrontano anche in altri settori oltre a quello dell’ambiente, per es. nel caso di incidenti automobilistici dove abbiamo il problema di risarcire, di valutare il danno. In generale la valutazione economica si basa sul tentativo di valutare esattamente il valore del danno per quello che è, quindi di dare a ciascuna risorsa, a ciascuna parte del danno, l’esatto valore economico che per l’economista normalmente ha un prezzo di mercato, quindi se viene distrutta un’automobile sarà il valore di mercato dell’automobile, ovviamente se l’automobile è usata, sarà scontata per il fatto che non ha il valore di un’automobile nuova ma di quella usata; è molto semplice, esistono delle tabelle e si prende il valore dell’automobile con quegli anni di durata. Se abbiamo un danno ad una persona, abbiamo anche qua la possibilità di dare un prezzo, non c’è un mercato per i danni alla persona in un incidente automobilistico però abbiamo delle tabelle che ci hanno fornito ormai le assicurazioni tramite la collaborazione coi medici, che ci dicono quanto è il risarcimento per una frattura, per un colpo al collo per quant’altro. Quindi l’economista fa questo lavoro che è molto semplice quando abbiamo beni che hanno un prezzo di mercato, un po’ più complicato quando occorre attribuire un valore ai beni che non hanno un mercato; però ormai c’è una facile trasposizione tra prezzi di mercato e le tabelle che vengono costruite apposta per dare un prezzo a danni, soprattutto quelli che riguardano la persona umana, la salute. Quindi nel caso di incidente stradale, come in quello ambientale, l’obiettivo è quello di avere alla fine un valore a prezzo di mercato del danno causato, questo è un problema di tipo contabile, cioè attribuire un valore non è un problema di tipo economico, né di tipo filosofico, semplicemente un problema contabile. Quindi l’ideale è che la valutazione economica sia esattamente uguale al danno a prezzo di mercato. In tutti i tipi di incidenti però, oltre a quello ambientale, cioè in quello automobilistico, industriale o di altro tipo, esistono però delle voci all’interno del danno che non sono materiali, quindi quando noi parliamo di danno alle cose o alle persone parliamo di DANNI MATERIALI che in qualche modo riusciamo a calcolare. Se si tratta di danni materiali alle cose abbiamo un prezzo di mercato. Quindi nei danni c’è una componente materiale, che possiamo suddividere tra DANNI ALLE COSE e questi hanno un prezzo di mercato e si va a vedere quanto è questo prezzo, e poi abbiamo DANNI ALLE PERSONE ed in questo caso si parla di indennità, tabelle che ci danno valori per l’indennità, cioè quanto si riesce a compensare del danno subito alle persone. Questo è il problema relativo alla parte materiale dei danni. Altri tipi di incidenti, soprattutto quelli ambientali, hanno però una grossa componente di danni non materiali e in particolare, nella pratica, possiamo concentrarsi su due diversi casi. Queste due categorie sono DANNI IMMATERIALI, cioè non corrispondono alla perdita di qualcosa di concreto, ma sono comunque all’interno del valore economico totale del danno, quindi anche questi contribuiscono al VET, quindi sono perdite economiche, anche se non materiali:
Caso di DANNI ESISTENZIALI, chi ha subito un incidente automobilistico o di tipo ambientale può avere dopo delle conseguenze che riguardano la propria vita quotidiana, per es. lo shock o determinate conseguenze psicologiche possono farsi sentire anche dopo l’incidente; può darsi che la nostra vita dopo un incidente automobilistico grave cambi molto; non è un danno materiale e non è un danno facilmente calcolabile ma è un qualcosa che deve rientrare nel VET perché noi siamo interessati a dare esattamente la misura del valore economico. Se la nostra vita dopo un incidente subisce un cambiamento, per es. non riusciamo più a guidare per lo shock dell’incidente, o può darsi che la nostra attività lavorativa ne risenta, questo potrebbe rientrare nel calcolo del danno dal punto di vista del VET, quindi parliamo sempre di un valore economico. Quindi questa particolare categoria dei danni esistenziali è molto importante nei danni ambientali, perché succede che alle volte i danni ambientali hanno delle conseguenze che hanno effetti anche molto dopo che si è avuto l’incidente ambientale ( es: incidente di Seveso, ormai sono passati tanti anni, c’è stata questa nuvola che è scaturita da un’emissione, da un’esplosione all’interno di una fabbrica di una sostanza, la diossina, per la quale non si era mai avuto nessun caso del genere nel passato, in nessuna parte del mondo, quindi non si avevano dei dati per dire quali conseguenze si sarebbero avute da questo tipo di inquinamento, quindi le persone che vivevano in quella zona e che hanno respirato l’aria e sono stati esposti a questa nuvola tossica, hanno subito avuto delle cose alla pelle, dei problemi subito immediati, questi sono stati calcolati nel danno che hanno avuto secondo le tabelle mediche per curare questo tipo di sfogo che avevano avuto sulla pelle, ma c’era il dubbio che il fatto di essere stati esposti alla diossina avrebbe successivamente dato dei problemi alla salute, tipo dopo 10 o 20 anni, soprattutto per es. le donne che erano state esposte avevano questo dubbio che avrebbero avuto problemi poi nel concepire, nel partorire bambini che poi avrebbero avuto problemi; non si poteva sapere perché non si hanno statistiche, non era mai successo nel mondo che ci fosse stato un tale tipo di inquinamento; queste persone quindi hanno vissuto per 10 o 20 anni con questo dubbio, sottoponendosi a tutta una serie di accertamenti; è ovvio che nel VET ci sta la spesa per questi accertamenti ma non ci sta, se non attraverso il danno esistenziale, un rimborso per quella che è la loro ansia, il loro cambiamento nella vita che può dare oltre a danni psicologici, anche danni economici. Quindi nel VET, deve essere inserita, nel caso ci siano che state queste conseguenze, anche una voce relativa ai danni esistenziali e qua l’economista deve fare uno sforzo di cercare di calcolare un valore economico di questo tipo di relazioni. Questo è un problema che potrebbe accadere anche in altri tipi di incidenti, ma in particolare in incidenti ambientali. Nelle cause di incidenti ambientali c’è spesso la richiesta anche di danni esistenziali. È lavoro dell’economista darne un valore, probabilmente in questo caso l’economista si fa aiutare anche da colleghi psicologi o da altri che possono dirgli quanto può essere reale questo effetto. Questo è una parte del VET, quindi danni alle cose, danni alle persone, di solito negli incidenti ambientali danni esistenziali, e infine c’è questa categoria che è un po’ particolare che è quella dei danni punitivi;
Caso di DANNI PUNITIVI, questa è una categoria interessante perché è molto importante negli Stati Uniti, in Italia non c’è tanto spazio per questa ma ne parliamo lo stesso magari in vista di una introduzione che ci sarà nel futuro in Italia. Normalmente in Italia noi abbiamo la causa civile per il risarcimento, e la causa penale per la punizione, per la sanzione. Quindi nelle grosse cause di solito c’è la causa civile per cui si arriva a liquidare un certo danno economico, e la causa penale, la condanna dell’inquinatore. Negli Stati Uniti è possibile che nella causa civile, quindi non centra con sanzioni di tipo penale, i danni vengano aumentati di un certo ammontare per finalità punitive, cioè viene fatto pagare di più alle imprese inquinanti perché gli si vuole infliggere un qualcosa di più del semplice risarcimento. Questo è il giudice civile che lo decide, e in Italia non è una categoria molto diffusa ma in certi casi c’è stato. Questo quando succede? Succede essenzialmente in due casi:
Il primo è quando si tratti di un ATTO PARTICOLARMENTE RIPROVEVOLE, cioè l’inquinatore ha fatto un atto volontario molto grave nei confronti di altre persone, non si tratta di qualcosa che è sfuggito al controllo, non si tratta di qualcosa di involontario legata all’attività d’impresa, ma di qualcosa di volontario e di molto “cattivo” nei confronti di terzi, per es. il caso nel Lambro non è così, ma se fosse stato il proprietario impazzito che ha aperto i depositi di petrolio andrebbe punito anche in sede civile con dei danni molto più elevati, perché ha fatto un’azione del tutto condannabile e riprovevole;
In caso di danni ambientali è molto importante soprattutto la seconda categoria che è quella dei così detti DEEP POCHET, che letteralmente vuol dire “tasca profonda”, cioè stiamo parlando di inquinatori che sono delle aziende molto ricche, molto grosse, multinazionali o quant’altro. Deep pocket indica un’azienda che ha molta solidità dal punto di vista finanziario, molto ricca, molto grossa. Con questo punto il giudice vuole sottolineare che per colpire una multinazionale, non basta solo darle il risarcimento dei danni, perché il risarcimento dei danni spesso è assicurato, quindi rientra in un discorso già programmato, ma occorre fargli pagare molto di più per cercare di fargli capire dal punto di vista della deterrenza che quest’azione non andava messa in atto. Se per es. abbiamo una piccola forma di inquinamento, supponiamo che uno stabilimento della Coca Cola riversi delle sostanze inquinanti in un territorio circostante, il danno è limitatissimo e la Coca Cola se la caverà senza nessun effetto sulla propria finanza, sulla propria condizione finanziaria, in quel caso il giudice potrebbe decidere che siccome la Coca Cola è una grossissima azienda e ha fatto sì un danno piccolo, ma questo potrebbe essere riprodotto in altre aziende e creare danni più elevati, decide di infliggere dei danni punitivi, quindi qualcosa di più che colpisca anche finanziariamente il deep pochet, la grossa impresa.
Può darsi quindi che l’economista suggerisca al giudice civile di innalzare il danno per questi due motivi, è chiara la finalità punitiva, non risarcitoria, quindi l’attenzione dell’economista è spostata sull’impresa più che sulla vittima. Quindi oltre che questi elementi che servono per determinare l’effettivo danno della vittima è importante anche però che il danno abbia effetto sull’impresa, quindi se noi vogliamo internalizzare i danni questo deve essere un messaggio anche per l’impresa in termini di deterrenza, cioè l’impresa in questo caso ha provocato pochi danni però con questo comportamento ha dimostrato di non essere ben attenta per es. al ciclo produttivo o alle precauzioni. Se noi facciamo pagare solo gli altri danni per il risarcimento, l’impresa che è un deep pochet non avrà alcun effetto questa condanna e quindi le diamo dei danni punitivi. Questa è una categoria che è stata sviluppata negli Stati Uniti, non ancora in Italia ma si hanno molti articoli di giuristi che chiedono che venga introdotta anche in Italia per questi casi particolari. Si ha la sensazione che spesso nelle cause civili si arriva ad un risarcimento troppo basso, e questo servirebbe per riequilibrare questa cosa, e la sensazione che abbiamo che molto spesso è reale, cioè la somma di danni materiali e danni esistenziali di solito dà una cifra che risulta molto esigua rispetto a quanto ha subito la vittima, ma il giudice civile per il momento non può fare niente altro, negli Stati Uniti contro questa esiguità del danno si possono aumentare i danni a fini punitivi quindi se ci risulta il risarcimento particolarmente basso nel caso in cui ci sia un’azione riprovevole e nel caso in cui ci sia un deep pochet il giudice civile può decidere di aumentare il VET attraverso questa formulazione dei danni.
Ecco queste sono le quattro componenti che ha in generale la valutazione economica di qualsiasi danno, in caso ambientale ma anche in caso di altri incidenti, quindi anche nel caso per es. di incidenti automobilistici potremmo avere i quattro casi. Per es. un incidente automobilistico che provoca la morte di una persona avremo questi quattro e avremo anche quest’ultimo perché eventualmente il risarcimento può sembrare esiguo rispetto a un caso così grave. Quando però noi parliamo di ambiente, di incidenti ambientali abbiamo un ulteriore problema, che è proprio la difficoltà di valutare l’ambiente, di valutare le risorse naturali, di dare una valutazione economica, nel senso che quando noi parliamo di risorse ambientali, parliamo di risorse che per definizione non hanno un prezzo di mercato, infatti abbiamo detto nella prima lezione che l’ambiente è un bene pubblico e come bene pubblico non ha un prezzo di mercato, quindi anche negli altri tipi di incidenti abbiamo a che fare con risorse prevalentemente di mercato, quindi un’automobile, una casa, quanto può essere coinvolto in un incidente, nel caso invece di incidenti ambientali, il centro, il nucleo della valutazione economica è l’ambiente e l’ambiente non ha un prezzo di mercato, quindi dobbiamo dire che la valutazione economica totale del danno risponde già a questi criteri, a questi problemi, ma la valutazione economica del danno ambientale ha per di più il problema che le risorse naturali e l’ambiente non sono beni di mercato. Quindi è molto più difficile la valutazione nel caso di incidenti ambientali, è già difficile per tutti gli altri incidenti, è particolarmente difficile nel caso degli ambientali. Nel caso del danno ambientale è molto rilevante la differenza tra i diversi approcci perché essenzialmente quando noi parliamo dell’approccio giuridico, è la legislazione, sempre in generale, a parlare del VET come un danno che deve coprire il COSTO DI RIPRISTINO, cioè nell’approccio giuridico c’è l’idea di cercare di ricostruire la situazione precedente attraverso un risarcimento delle vittime, quindi se noi il VET lo guardiamo in campo ambientale e applichiamo l’approccio giuridico, l’espressione maggiormente usata dal legislatore è costo di ripristino, perché l’ideale dal punto di vista giuridico è che la risorsa venga rimessa nelle stesse situazioni in cui era prima. Quindi che cosa viene chiesto prevalentemente a chi viene condannato per un danno ambientale? Il fatto che ci siano poi le risorse per poi poter ripristinare la risorsa ambientale. Questo è un concetto che riguarda l’applicazione giuridica del VET, quindi il VET secondo l’approccio giuridico è quello che porta al ripristino della risorsa, quindi per es. c’è un incidente ambientale che ha inquinato un certo tratto di costa, il danno verrà valutato sulla base di quanto costa decontaminare, disinquinare quella costa, cioè riportarla alla situazione precedente. Se noi usiamo l’altro approccio, quello ecologista, nel caso delle risorse ambientali, ci sarà la volontà di guardare se quell’inquinamento ha creato un deterioramento della risorsa e in particolare per il concetto della biodiversità, cioè eventualmente se sono state distrutte o comunque rovinate delle risorse che non riusciranno mai più a riprodursi, quindi se si tratta di un tratto di costa che è stato inquinato, il problema non è solo di togliere l’inquinamento e di riportarla allo stato iniziale, ma di vedere se questo inquinamento ha creato un cambiamento nelle risorse naturali, tale per cui ci sarà per sempre questo cambiamento, se potrà essere ripristinata non solo la situazione che c’era prima ma alla situazione dal punto di vista proprio delle risorse naturali, quindi l’importante non è solo togliere l’inquinamento, ma togliere qualsiasi effetto che si avrà nel futuro rispetto a questa risorsa, quindi adesso con l’inquinamento del Lambro abbiamo avuto che sono stati tolti gli idrocarburi che erano stati versati, questa spesa è il costo di ripristino e chi sarà responsabile dovrà pagare il costo di ripristino, quello che chiedono gli ecologisti è che venga tenuto conto anche del fatto che probabilmente nel futuro ci saranno sempre conseguenze da questo tipo di inquinamento, quindi ci saranno nel futuro nuovi danni dal punto di vista ecologico, della biodiversità, invece l’economista ha il difficile compito di calcolare quelli che sono i danni nel loro totale di un eventuale incidente ambientale, quindi non è un concetto che riguarda solo il ripristino e il risarcimento, ma ci si chiede in effetti questo tipo di inquinamento quali danni ha provocato sul sistema economico, quindi sulle vittime e sull’ambiente nell’insieme? Qual è la valutazione economica del danno? E quindi si sono sviluppate tutta una serie di tecniche che servono per dare un valore economico ai danni derivanti da incidenti ambientali. Quindi alla fine il legislatore parlando del costo di ripristino parla della possibilità di ripristinare la risorsa, l’ecologista vorrebbe ripristinare l’intero sistema ambientale con le sue caratteristiche di biodiversità, ma l’economista si trova a dire quanto deve essere poi pagato da parte dell’impresa che viene riconosciuta come inquinatore, quindi deve valutare il reale valore economico di quello che è il danno ambientale. Il problema è che spesso non si ha un prezzo di mercato, quindi occorre rifarsi ad alcune tecniche diverse.
Casi pratici in Italia
Vediamo quali sono i casi pratici in Italia e quale può essere poi l’applicazione di questi diversi metodi. Prima di tutto diciamo che la lezione di oggi si collega con quella dell’altra volta nel senso che la valutazione economica del danno viene richiesta soprattutto nel caso di cause civili, quindi nell’applicazione di quel sistema di responsabilità che abbiamo visto l’altra volta, quindi una volta individuato l’inquinatore viene richiesto dal giudice una valutazione del danno che diventa un obbligo per chi verrà dichiarato responsabile di quel danno ambientale, sarà ciò che poi dovrà pagare l’inquinatore. In Italia esiste un sistema che possono dare questo tipo di valutazione delle agenzie nazionali che hanno però sede territoriale e che si chiamano APAT. Quindi normalmente un giudice può chiedere una valutazione a queste agenzie, Agenzie di Protezione dell’Ambiente Territoriali; se si va sul sito, questa agenzia che è coordinata a livello nazionale ma ha anche delle sedi locali, si trovano tutta una serie di esempi di valutazione economica del danno, nel caso in cui appunto il giudice abbia richiesto la valutazione da parte di queste agenzie nazionali, o se no il giudice o le parti possono chiedere ad integrazione della valutazione dell’APAT delle consulenze, quindi ci sono degli studi di consulenza che forniscono questa valutazione. Nel dare questa valutazione, non è che il consulente o l’APAT siano completamente liberi di scegliere come effettuare questa valutazione perché esistono alcune indicazioni che vengono date dal legislatore, la legislazione italiana ha recentemente emanato un Testo Unico Ambientale, in cui alcuni articoli riguardano proprio la valutazione del danno ambientale, è quindi espresso il principio del costo del ripristino, quindi laddove sia possibile il legislatore chiede che venga valutato come valore economico il costo per il ripristino della risorsa, questo dal punto di vista economico è abbastanza banale, è ovvio che se è possibile valutare quanto costa ricostruire la risorsa il lavoro dell’economista lì finisce, il problema è quando noi invece all’interno del danno ambientale dobbiamo tenere conto di risorse che non siano per es. ripristinabili o che non abbiano un valore di mercato, quindi il legislatore dice qualora non sia possibile valutare il danno secondo il costo di ripristino occorre una valutazione economica e quindi qua viene lasciato spazio al lavoro dell’APAT o dei consulenti; quindi in verità il legislatore non ha dato un grosso aiuto, anzi c’è una polemica perché ci si aspettava che il Testo Unico Ambientale entrasse più nello specifico, invece prima esisteva una legge del 1986, il Testo Unico ha nel 2006 recepito la direttiva del 2004 ed è rimasto abbastanza vago in questa indicazione. In generale chiede di determinare il costo del ripristino e alternativamente di dare una valutazione economica. Quindi che cosa può fare l’economista nel valutare l’ambiente? Quando noi dobbiamo dare un valore a una risorsa naturale abbiamo questo problema che non esiste un prezzo di mercato, quindi gli approcci da seguire possono essere due in linea teorica che chiamiamo METODI DI VALUTAZIONE ECONOMICA TOTALE DELL’AMBIENTE. Quindi abbiamo una serie di metodi che cercano di creare o di ricreare un mercato per quella risorsa, metodi invece che abbandonano completamente l’idea che ci possa essere un prezzo di mercato quindi un mercato per quella risorsa.
Uno è quello di cercare di creare una sorta di mercato, cioè il mercato per la risorsa naturale non c’è, ma se ci fosse, quale sarebbe il prezzo da attribuire a questa risorsa naturale? Quindi si utilizza una METODOLOGIA DI MERCATO creando sostanzialmente un mercato laddove non c’è. I metodi di questo primo tipo li possiamo chiamare APPROCCI BASATI SUL MERCATO, questi si dividono in due categorie:
METODI DELLE PREFERENZE ESPRESSE, questo caso è molto semplice teoricamente ma è difficile da mettere in pratica. Semplicemente viene creato un sistema per il quale si chiede alle persone quanto avrebbero pagato per quella risorsa naturale, per es. attraverso una serie di questionari distribuiti ad una popolazione residente in un certo luogo che è stato inquinato, viene chiesto qual è il valore attribuito da queste persone a quella risorsa, qual è il prezzo di quella risorsa (es. durante queste giornate di vento c’è una nave che ha inquinato una nostra spiaggia sulla quale andiamo d’estate a passare le nostre giornate estive. Per la spiaggia non esiste un valore ed è difficile attribuirlo, possiamo semmai misurare i servizi che rende la spiaggia alle persone che ci vanno, questo ha un valore, tanto è vero che molte spiagge sono a pagamento. Supponiamo che questa sia una spiaggia libera, non ha prezzo, quello che possiamo fare è valutare un ipotetico mercato che potrebbe però essere reale di utilizzo di quella spiaggia, quindi potremmo andare a vedere per es. quanto le persone che andavano su quella spiaggia sarebbero state disposte a pagare per l’utilizzo di quella spiaggia e farne poi una proiezione economica e un piano economico e andare a vedere qual è il reale valore di quella risorsa; questo è un modo di attribuire un meccanismo di mercato dove non c’era, quindi si guarda ad altre spiagge vicine, simili, si guardano statistiche ed alle volte si può fare un questionario, cioè si può chiedere alle persone che usufruivano di quella spiaggia, agli abitanti intorno o agli uffici turistici di distribuire un questionario ai turisti che verranno quest’anno e chiedere qual è il valore che attribuirebbero a un tipo di servizio di questo genere; questo quindi è il tentativo di capire che cosa può essere fatto da un mercato, come se quella risorsa fosse data in un mercato, quanto potrebbe valere una spiaggia, quanto potrebbe valere il tratto di una costa, ossia quanto le persone sarebbero disposte a pagare nel caso di una privatizzazione di quella risorsa che invece è pubblica). Questo tentativo è molto semplice in linea teorica ma difficile da applicare, perché bisogna vedere chi sono le persone da intervistare, quali sono le spiagge simili, qual è il fatturato di chi esercita eventualmente un mercato su altre spiagge e soprattutto il valore della risorsa è solo quello di uno sfruttamento turistico? è solo quel momento in cui d’estate usufruiamo di quella risorsa? Quindi è un metodo di calcolo che coglie solo un aspetto economico, cioè quello dello sfruttamento di mercato della risorsa e che magari va integrato con altre cose. Una volta che un economista ha valutato quanto è il valore di mercato, deve anche calcolare però i danni che si sono avuti come risorsa naturale in sé, anche se nessuno andava su quella spiaggia lo stesso è un danno da valutare.
Metodi delle preferenze rivelate
E' un metodo che utilizza dei mercati connessi alla risorsa naturale, cioè non ipotizza che ci sia un mercato della risorsa naturale, come il primo, ma guarda a dei mercati che sono vicini, che sono connessi a quello della risorsa naturale, per es. nel caso di una spiaggia si potrebbe guardare a quale è il movimento turistico in quella zona, valutare quanto era prima lo sfruttamento della spiaggia sulla base del numero di turisti che vengono in estate, sulla base delle rivelazioni su quanto usufruivano prima della spiaggia. Quindi questo è un modo di guardare al MERCATO TURISTICO collegato al mercato delle risorse naturali, quindi si guarda un altro mercato, quello turistico. Per es. si potrebbe guardare quanto hanno lavorato gli alberghi e i ristoranti in quella zona nel periodo e fare una valutazione economica di quanto attraeva dal punto di vista economico, di mercato, quella risorsa durante i periodi turistici. Quindi mercato turistico, oppure si può guardare al MERCATO IMMOBILIARE, questo del mercato immobiliare è un metodo che è utilizzato molto. Si guarda al mercato immobiliare il valore che avevano prima dell’incidente ambientale gli immobili in quella zona e la perdita di valore che hanno avuto in seguito all’incidente ambientale, quindi abbiamo un indice di quello che è stato un cambiamento di prezzo in un mercato collegato a quello dell’utilizzo della risorsa naturale, quindi se per es. in una spiaggia abbiamo una parte residenziale alle spalle di questa risorsa, e le case lì hanno avuto un decremento di valore di un certo tipo, attraverso dei calcoli si può estendere questa rilevazione di mercato a valutare quanto è stata la perdita di valore economico della risorsa, questo viene utilizzato soprattutto quando abbiamo degli incidenti ambientali nelle zone abitate, quindi se per es. abbiamo un incidente ambientale in una zona di campagna dove non ci sono abitanti bisogna guardare al valore dei terreni, se abbiamo un incidente ambientale in una zona abitata si vede quale è stato il decremento di valore degli immobili. Ovviamente va corretto anche questo, cioè sono delle misurazioni molto grossolane perché andiamo a vedere un valore, quello degli immobili, che dipende da tante altre cose, però è già un’indicazione interessante, siccome il mercato immobiliare è un mercato che reagisce molto velocemente, molto sensibile a queste cose, noi abbiamo comunque un’indicazione di mercato che non riguarda direttamente la risorsa naturale ma un mercato connesso, quindi potremo vedere le perdite turistiche nel mercato turistico, oppure i cambiamenti di valore dei beni immobiliari e valutare quanto è la perdita sulla base dei volumi di mercato che avevamo prima e che invece abbiamo dopo l’incidente ambientale. Anche nel caso dei beni immobili si coglie solo un aspetto, che è quello del mercato collegato ai beni immobili, si perde l’idea della risorsa naturale, quindi questo metodo andrà corretto con un altro tipo di metodologia, con un'altra valutazione che tenga conto del valore della risorsa naturale in sé, pensate ad una zona non abitata che non ha questa possibilità di guardare a questo mercato. Questi sono metodi alternativi ma anche complementari, cioè l’economista può guardare se ci sono delle preferenze espresse e valutarle, guardare se c’è un mercato immobiliare e un mercato turistico e valutare poi nell’insieme tutti questi dati che vengono dall’applicazione dei diversi metodi. Vedete che in teoria questi metodi sono semplici da spiegare, ma immaginate quanto è complicato raccogliere questi dati e averne poi un riscontro in termini di valore economico finale, quindi ci sono degli studi e delle applicazioni, bisogna immaginare quanto sia difficile l’applicazione di tutti questi metodi, che in teoria colgono alcuni aspetti economici della risorsa naturale.
Metodo del questionario
Il secondo tipo di approccio è invece quello secondo cui non si tiene proprio conto del valore di mercato, cioè si considera che nel caso delle risorse naturali non si possa neanche immaginare un mercato e quindi si utilizzano altri metodi. Abbiamo quindi tutta una serie di approcci che non si basano sul mercato, danno per assodato che non ci sia un mercato, quindi APPROCCI NON DI MERCATO. Questi sono dei metodi che utilizzano tutta una serie di sistemi particolari, ma in particolare usano il METODO DEL QUESTIONARIO, quindi se noi abbiamo un approccio non di mercato significa che non possiamo utilizzare statistiche, dati di mercati, né mercati ipotetici né mercati collegati, ma abbiamo piuttosto la necessità di indagare quelli che sono i reali bisogni, le reali scelte e quindi quale sarebbe una scelta diversa o una scelta alternativa all’interno delle scelte del consumatore, cioè dato che la risorsa naturale non ha mercato allora occorre indagare non delle variabili economiche tipo quantità, prezzo e quant’altro riguardi il mercato, ma delle variabili che riguardano di più il benessere degli individui, quindi si utilizza il questionario. Abbiamo in particolare due metodi:
Metodo di risposta alla dose
METODO DI RISPOSTA ALLA DOSE, cioè si fa una specie di esperimento, si prendono dei soggetti e gli si pongono delle domande, tra le altre quella di dare una valutazione diretta del fatto di quanto valuterebbero loro poter utilizzare quella data risorsa naturale, cioè nel caso della spiaggia potrebbe essere che dei soggetti, anche non solo abitanti di quella zona, ma presi fra tutti gli abitanti d’Italia, presi tra tutte le età, tra tutte le classi sociali, etc.. vengono sottoposte a questionario su quanto valuterebbero l’utilizzo di una spiaggia che ha certe caratteristiche, quindi si cerca di capire qual è un valore oggettivo al di là di un mercato, cioè qual è la variazione di benessere che dà questa risorsa naturale a tutti i tipi di soggetti, quindi non ci si rifà ad un determinato mercato di una determinata risorsa ma in generale si cerca di dare una valutazione di quello che è un valore in termini di modificazione del benessere. Questo sistema sembra un po’ strano ma è molto utilizzato e lo si fa attraverso dei questionari, in particolare negli Stati Uniti l’EPA sta facendo un lavoro enorme per cercare di dare un valore, avvalendosi di questo metodo, alle varie risorse naturali, allora da un valore per es. ad una foresta, a una spiaggia, a una costa, a una collina, alla campagna, attraverso la somministrazione di questi questionari a un campione di persone, cioè si cerca di capire le varie risorse naturali quale apporto di benessere hanno nei soggetti, indipendentemente da dove siano poste, da questioni emotive, da questioni di attaccamento al territorio e quant’altro, ma quanto è il valore in termini di benessere, un po’ come per l’utilità dove si cerca di valutare qual è il benessere per il consumo di un bene qualsiasi che può essere il mangiare una mela, il bere, etc..lo stesso è un concetto di questo tipo, cioè cercare di capire quanto è il benessere che deriva dal consumo di una dose di quel bene, che è in questo caso la risorsa naturale. La difficoltà sta nel trovare il campione significativo, nell’avere soldi per definire questo questionario, nel raccogliere i dati che è un lavoro poi degli statistici e nel dare rilevanza statistica alle risposte che vengono date a queste domande, è anche molto importante come vengono formulate le domande perché bisogna che le persone siano stimolate a ragionare in termini del proprio benessere, dando un valore al proprio benessere.
Metodo del costo opportunità
Simile al metodo precedente è il così detto METODO DEL COSTO OPPORTUNITA’, anche questo è un concetto già utilizzato dagli economisti. Possiamo definirlo come una specie di costo di sostituzione della risorsa, cioè quanto noi siamo disposti a pagare perché non abbiamo più la risorsa e dobbiamo sostituirla con un altro tipo di bene, con un'altra risorsa, simile o diversa, cioè noi nelle nostre scelte di consumo, decidiamo se non abbiamo a disposizione una risorsa, di fare dell’altro, quindi acquistarne un’altra o svolgere un altro tipo di scelta, misuriamo il valore di quest’altra scelta, cioè qual è la sostituzione che facciamo, qual è il valore di ciò che sostituiamo alla risorsa che è andata perduta (es. nel caso della spiaggia chi non potrà più usufruire della spiaggia andrà in un’altra spiaggia più lontana. Quanto siamo disposti a spostarci, quanto ci costa andare in una spiaggia lontana, ci dà un valore di quello che è il benessere che noi attribuivamo a quel tipo di scelta e nel caso locale, se noi turista decidiamo di non venire più qua perché è inquinato decidiamo per un'altra meta, quanto spendiamo per andare in un altro tipo di vacanza ci dice quanto è il valore che attribuivamo all’utilizzo di quel tipo di risorsa naturale, quindi è il costo del sostituto che noi scegliamo per quella risorsa che non c’è più, quindi potrebbe essere anche qualcosa di tipo produttivo, se noi per es. abbiamo l’inquinamento del lago per il quale non riusciamo più a svolgere l’attività produttiva di pesca in quel lago, andiamo a vedere cosa andrebbero a fare in alternativa le persone che prima lavoravano sul lago e misuriamo questo valore che ci dà un valore approssimativo di quello che era il valore iniziale della risorsa.
Quindi questi sono i metodi, rispetto a quelli di mercato, questi sembrerebbero un pochino più lontani dalla realtà, questi dei questionari, ma in verità vengono molto utilizzati perché attribuiscono un valore più ampio perché se noi misuriamo il benessere che ci dà la risorsa, non attribuiamo un prezzo come nel caso del primo tipo di approccio, ma attribuiamo un valore direttamente delle nostre scelte, quindi ingloba anche altro rispetto al prezzo, quindi ingloba anche il piacere che abbiamo nell’utilizzare una risorsa naturale. Questi metodi sono metodi scientifici che cercano di attribuire un prezzo, di solito l’impressione è quella che siano un po’ limitati, che colgono solo una parte del valore economico, infatti vanno di solito utilizzati insieme, e quindi si mettono insieme diversi di questi metodi per avere una visione globale, oppure vanno completati con altri tipi di rilevazioni, quindi per es. se noi abbiamo il valore degli immobili, questo è solo un indice che va poi completato con altri, quindi non sono metodi esaustivi rispetto a quello che si potrebbe dire rispetto a questo. Quindi c’è questa necessità di attribuire un valore alla risorsa economica e questa necessità è importante perché serve attribuire un valore economico soprattutto nel caso degli incidenti ambientali che abbiano coinvolto delle risorse naturali. Quindi quando noi abbiamo dei disastri naturali la prima cosa che ci colpisce sono le immagini della risorsa naturale che è stata rovinata, distrutta, quindi se c’è un versamento di petrolio sulle coste abbiamo proprio l’idea anche visiva di questo danno, ma poi occorre valutarlo economicamente perché se non abbiamo un valutazione corretta non serve tutto il processo che verrà fatto all’inquinatore, non servirà a ripristinare quella risorsa. Un altro problema è poi quello del ripristino che però è proprio indicato dal legislatore, un punto delicato è che poi quando vengono attribuiti i danni, vengono pagati i danni all’inquinatore, queste risorse vengono utilizzate per il ripristino. Allora di solito è talmente urgente il problema di ripristino che il ripristino viene fatto, quindi adesso per esempio sul ponte Lambro gli idrocarburi sono stati recuperati a spese nostre, a spese pubbliche, coi soldi pubblici, si aspetta di trovare un responsabile per poter trovare poi a chi attribuire queste spese che sono state sostenute in via preliminare già, con risorse pubbliche e alcune volte ci sono dei fondi di garanzia, quindi sarebbe molto importante sviluppare questi sistemi. Allora per avere l’incidente c’è un fondo di coloro i quali fanno questo lavoro di immagazzinare idrocarburi che subito viene utilizzato per le misure urgenti, per decontaminare e poi eventualmente il processo civile ci dirà chi era il responsabile, verranno poi attribuiti questi costi a questa persona, quindi se dovessimo aspettare la fine del processo per ripristinare i posti, i luoghi, avremmo dei danni molto superiori, quindi il Testo Unico Ambientale ci da tutta una serie di indicazioni su come debba essere immediatamente messo in atto un sistema per salvaguardare le risorse naturali, dopo dovremmo poi avere questo tipo di valutazioni che quindi a questo punto ingloberanno anche i costi di ripristino che sono già stati sostenuti dall’ente pubblico attraverso fondi di garanzia. Se abbiamo un sistema di assicurazione, questo valore economico determinato dai consulenti viene poi deciso dal giudice e viene poi coperto in tutto o in parte da un sistema assicurativo, quindi l’impresa può avere un’assicurazione sulla responsabilità civile che va proprio a coprire questo danno, che noi abbiamo cercato di dare una definizione dal punto di vista della valutazione economica. Infatti molti studi sono stati fatti dalle assicurazioni, perché le assicurazioni fanno questo lavoro di valutazione del danno e quindi vorrebbero che criteri oggettivi fossero adottati dal legislatore, dal giudice, cioè gli assicuratori vorrebbero avere la possibilità di offrire delle polizze sul mercato ma con la sicurezza di come poi il giudice valuterà il danno ambientale, quindi se noi ragioniamo in un mercato parallelo che è quello degli incidenti stradali, qui noi abbiamo un’assicurazione obbligatoria, le assicurazioni si basano su un sistema abbastanza chiaro e oggettivo di valutazione del danno nel caso di incidenti stradali. Nel caso di incidenti ambientali invece no, c’è tutta una zona d’ombra per cui le assicurazioni quando offrono una polizza che copre la responsabilità civile in incidenti ambientali, sono molto preoccupate di quale potrà essere l’esito di una causa civile, perché non si sa se ci sarà un giudice che darà un valore molto alto al danno oppure no, c’è molta discrezionalità nell’attribuire questo valore generico, e questo è grave perché le assicurazioni offrono meno queste polizze perché hanno questo problema poi che ci potrebbe essere un giudice benevolo che attribuisce danni bassi o un giudice più aggressivo che invece attribuisce danni alti, quindi loro devono muoversi in questa zona d’ombra, quindi il fatto di avere dei criteri di valutazione economica dell’ambiente è importante anche per il funzionamento delle assicurazioni, e sono le assicurazioni che cercano di arrivare in ogni modo a questa valutazione oggettiva. L’ideale sarebbe avere delle tabelle tipo quelle che abbiamo per gli incidenti stradali, ed è quello che sta cercando di fare l’EPA, avere cioè un valore per ogni risorsa naturale che viene distrutta, il valore per es. delle foreste al metro quadro, delle coste, delle spiagge..magari si arriverà a degli scandali internazionali su questo, per adesso si è molto lontani, e questo sarebbe l’ideale per le assicurazioni perché avrebbero così la possibilità di valutare il danno in modo oggettivo al momento che offrono la polizza, non sarebbero cioè sottoposte alla discrezionalità del giudice, alla discrezionalità del consulente economico.
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Autore:
Mariarita Antonella Romeo
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- Università: Università degli Studi di Lecce
- Facoltà: Economia
- Esame: Politica Economica dell'Ambiente
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