La mostruosità solenne come scandaglio del patetico
Interpretazione di The Elephant Man: la sconfessione delle umane misure --> The Elephant Man è, a suo modo, un film alquanto coraggioso perché abbraccia, senza “raffreddamenti di stile” (sganciamenti e reiezioni enunciazionali), un materiale narrativo intrinsecamente patetico e un carattere rappresentazionale inevitabilmente orrorifico.
In tal senso, il tragitto dell’audiovisione non è una vera e propria tragedia, una drammatizzazione della propria esperienza di fronte all’orrore, ma piuttosto un cammino di redenzione rispetto alle proprie stesse attese, siano esse articolate con ripulse pregiudiziali (inaccettazione del carattere ricattatorio di ogni sovraesposizione gratuita all’orrore) o con gratificazioni di genere (solerte immersione nelle passioni tipiche del dramma e dell’horror movie). Attraverso una conversione del pericolo continuo di essere “sfiduciato” in una incrinatura della fiducia dello spettatore nelle propria capacità di inquadrare e moralizzare ciò che vede entro i confini abituali di una retorica visiva, il film ricerca infine la vertigine di una solidarizzazione “scandalosa”: come dice l’amministratore dell’ospedale Carr Gomm (John Gielgud) non ci si può immaginare cosa sia stata la vita passata da John Merrick. La pietas può infine affermarsi solo come scardinamento di qualsiasi pietismo di fronte alla vertigine stessa del proprio giudizio e di una prensione analogica irrealizzabile. La visione di “The Elephant Man” non impietosisce, ma riflette una sguardo impietoso sulle assiologie di coloro che assurgono, volenti o nolenti, a spettatori del mostro.
La tragedia del mostro è l’emersione del carattere ubiquo e obliquo dell’iniquità destinale. li mostro è una catastrofe di senso per la società: l’arte si rivela supponente quanto a drammi raccontati e insostenibile come rifugio; la scienza si palesa incapace di oggettivare senza spettacolarizzare e di curare senza discriminare; la giustizia si ostenta come pronta a difendere solo l’ordine ma è inerme di fronte a chi sembra aver già subito una punizione senza pari; la religione annaspa in debito di spiegazioni di fronte a un imbarazzante specchio della creazione che preferibilmente va tenuto nascosto o taciuto.
Nel film The Elephant Man, forme smodate ed eccessi della visione si contendono la posta della rispettabilità del confronto intersoggettivo. Nel deforme la colpa originaria rifulge nera nel suo carattere irredimibile, mentre il più evoluto degli sguardi, quello clinico-desoggettivante, disocculta i propri malcelati fini. Bytes usa John Merrick per ricavarne denaro, spettacolarizzando la sua tragedia nelle fiere; Treves lo mostra e tutela, innanzi tutto, per costruirsi un nome di fronte alla comunità scientifica.
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