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Analitica trascendentale dei concetti



L’intuizione empirica di per sé non sostituisce ancora conoscenza: l’intelletto avrà la funzione di unificare le singole intuizioni, anzi meglio i concetti: nel momento stesso in cui l’intelletto coglie le varie intuizioni li concepisce come rappresentazioni discorsive, nella loro connessione, ossia come concetti. Il concetto è infatti una funzione che permette di ordinare le diverse rappresentazioni (sotto forma di semplici intuizioni o già di concetti) sotto “una” rappresentazione comune conferendo loro unità. L’atto con cui i concetti dell’intelletto esplicano la loro forza unificante è il giudizio: pensare vuol dire allora sempre giudicare. Tale funzione unificante è resa possibile dai concetti puri che costituiscono le forme a priori necessarie di qualsiasi giudizio: esse sono allora le regole attraverso le quali l’intelletto giudica, unificando le rappresentazioni. Kant chiama tali concetti categorie in quanto essi definiscono i modi universali del pensare, cos’ come le categorie aristoteliche stabilivano i modi universali dell’essere. È importante notare che all’interno di queste categorie rientrano anche il concetto di sostanza e di causa che erano state duramente criticate da un punto di vista metafisico, ossia come fondamento della conoscenza. Se Kant li recupera è perché in essi scorge non tanto il fondamento quanto quelle forme a priori dell’intelletto che rendono possibile la conoscenza. In altri termini questi due concetti sono indispensabili al nostro intelletto che concepisce le cose in termini di sostanza e di causa.

Tratto da FILOSOFI DELL'ETÀ MODERNA di Carlo Cilia
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