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Intuizione del mondo per cogliere la vita in Dilthey



Di conseguenza la storia non ci insegna verità, ma forse solo parti di verità: il rischio è quello ancora una volta di cadere nello scetticismo e nel relativismo. Egli in realtà non finisce in questa trappola: egli spiega il fatto che i sistemi filosofici si contraddicano tra loro affermando la loro “parziale verità” e non la loro assoluta inconsistenza. È per questo motivo che la filosofia deve avere come obiettivo la “comprensione della vita”; l’errore dei diversi filosofi è stato quello di pretendere di avere in pugno l’idea dell’Uno, della totalità della realtà. Le contraddizioni allora, se colte in un’ottica diversa, possono condurci ad una maggiore comprensione e costruzione della verità. Il motivo per il quale le varie filosofie finiscono per ripetersi (in particolare egli identifica tre sistemi che si susseguono ciclicamente) è dato dal fatto che tutte derivano dalla medesima struttura psichica dell’uomo: esiste infatti un nucleo essenziale comune a tutti gli uomini. L’uomo intero è un insieme di rappresentare (logica, l’intelletto) sentire (sentimento) volere (volontà). Il soggetto kantiano puro, solo rappresentativo è una pura astrazione: soggetto e oggetto non sono separati: uomo e mondo (sul piano della vita) vengono prima di soggetto e oggetto (sul piano della conoscenza). Lo storicismo di Dilthey è da lui stesso definito problematico (che è il contrario di sistematico) ossia non crea un sistema. Egli non è quindi un dogmatico ma non è nemmeno un relativista. Per una conoscenza globale, la vita va colta -  dice nella sua ultima opera I tipi di intuizione del mondo – attraverso un’intuizione del mondo che non è semplicemente una forma di conoscenza ma un insieme di valori, di scopi di norme: essa è una atteggiamento di fronte alla vita.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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