Tempo, durata reale e libertà in Bergson
Questa concezione permette a Bergson di sviluppare quella problematica che gli stava a cuore già da tempo: il concetto di tempo. Egli da una parte sposa la concezione di Spencer secondo il quale la natura profonda del tempo è inconoscibile; dall’altra non vuole utilizzare il concetto tradizionale di tempo che lo concepisce in termini spaziali. A questa concezione del tempo Bergson dà il nome di durata reale: il tempo allora non è più concepito come una successione di momenti, che in questo caso devono per forza di cose essere considerati come spazializzati, ma come stati qualitativi della coscienza in cui un momento è indissolubilmente legato a quello precedente e a quello successivo senza che vi sia soluzione di continuità, ossia non vi siano separazioni tra l’uno e l’altro (così come le note sono singole ma non possiedono alcun senso se concepite da sole). La coscienza subisce un’evoluzione che la porta non solo svilupparsi biologicamente, ma essa stessa rappresenta un flusso costante che si risolve in una crescita spirituale che mantiene presenti sempre tutti i diversi momenti per i quali passa. La memoria giunge allora a coincidere con l’interezza stessa della coscienza e dell’esistenza spirituale dell’io. È attraverso queste considerazione che Bergson combatte anche il determinismo che impera nella concezione positivistica che vede nello sviluppo dell’individuo solo un processo di causa – effetto. Il tempo spazializzato non smette di avere la sua rilevanza ma esso va inserito all’interno del flusso costante della coscienza che risulta quindi un unicum e permette all’uomo di non rinuncia alla libertà. Ogni scelta dell’uomo ricade necessariamente sulle sue scelte successive; ma è vero anche che ogni scelta deve essere concepita all’interno dell’intero intreccio dei dati che la coscienza riceve man mano che si sviluppa. Ogni stato di coscienza nuovo che viene a crearsi non va dunque solo concepito come necessariamente conseguente a quello successivo ma è frutto anche della spontaneità e della novità. È in questo continuo “rigenerarsi e crescere” della coscienza che risiede la sua caratteristica più importante: la libertà.
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Dettagli appunto:
- Autore: Carlo Cilia
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Storia della filosofia contemporanea
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