Tante famiglie, ma una soprattutto: il pensiero di Morgan

Gli antropologi hanno da sempre dovuto fare i conti con la molteplicità: essi non possono permettersi di affermare che c’è un unico tipo di famiglia. Nel mondo ci sono tanti modi diversi di organizzare i rapporti familiari. Lewis Henry Morgan aveva dato inizio agli studi sulla parentela riconoscendo che non vi era un unico sistema di consanguineità, ma almeno due: il nostro, da civilizzati (fondato sulla distinzione tra parenti in linea diretta e parenti collaterali), e un altro, da primitivi (caratterizzato dalla ‘fusione’ tra parenti diretti e parenti collaterali).
Morgan si lascia attrarre dall’idea che, tra le tante famiglie di cui l’etnologia può rendere conto, ce n’è una sopra le altre. Ovvero, molteplicità di famiglie sì, ma non tutte sullo stesso piano: una di queste si colloca su un piano diverso. La famiglia della civiltà moderna occidentale.
La famiglia monogamica, con questo suo carattere di ‘naturalità’, che la contraddistingue da tutte le forme precedenti; fornisce garanzie di ordine, di stabilità, di solidarietà. Per Morgan la famiglia monogamica rappresenta un «culmine», un «risultato terminale».
Morgan, dice Remotti, si sbagliava, perché la famiglia monogamica non è caratteristica soltanto della civiltà occidentale contemporanea, ma è molto diffusa anche tra le popolazioni più semplici. Quindi l’etnografia contraddice l’idea che la famiglia monogamica sia una prerogativa esclusiva della società occidentale e sia la forma più perfetta di famiglia.
Viene meno l’idea di un’esclusività: la monogamia non è più soltanto una faccenda di ‘noi, moderni e civilizzati’, una nostra conquista peculiare ed esclusiva. Nel presente si vedono tante famiglie monogamiche distribuite un po’ in tutte le parti del mondo e presso molti tipi di società. La famiglia monogamica non è una faccenda esclusiva della civiltà: la condividiamo persino con i più ‘primitivi’.