Platone. Idea del bene e facoltà dell'anima
Nella Repubblica Platone non definisce esattamente l’idea del bene ma utilizza un’analogia (proporzione) => sole:cose sensibili = bene:cose intelligibili. Così come il sole produce la luce e permette che le cose sensibili vengano viste, allo stesso modo il bene che produce la verità permette all’intelletto di conoscere le cose intelligibili (idee). E ancora così come il sole con il suo calore permette la vita allo stesso modo il bene è condizione per l’essere delle cose. Ma come il sole è superiore alle cose sensibili, il bene è causa dell’essere delle idee, quindi superiore ad esse: in questo senso esso è detto al di la della sostanza (T 21).
E’ la conoscenza del bene ed anche il buon uso che ne fanno che legittimano il governo dei filosofi; per chiarire il significato dell’uso del sapere utilizza il mito della caverna (T 166).
E’ la dialettica che si colloca al vertice della gerarchia delle scienze è diventa “strumento di potere” perché legata al “supremo sapere”.
Il discorso portato avanti nella Repubblica a proposito della città giusta e delle sue degenerazioni, ha un parallelo globale con il discorso sull’anima giusta e le sue degenerazioni: ai tre gruppi della città Platone fa corrispondere tre facoltà dell’anima: quella appetitiva incline ai piaceri (artigiani); quella animosa incline al coraggio (guerrieri) e quella razionale propria dei filosofi. Anche per l’anima vale la legge che ogni facoltà segua la sua funzione. Se ciò non avviene sorge la più grave malattia dell’anima: l’ingiustizia. Ad essa come dicevamo deve affiancarsi la temperanza ossia il riconoscimento comune che soltanto la parte razionale deve governare l’anima.
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Dettagli appunto:
- Autore: Carlo Cilia
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Filosofia antica
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