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L'avvento dei sofisti


A partire dalla metà del V secolo varie città della Grecia sono attraversate da nuovi personaggi: i sofisti. Il termine sofista significa letteralmente colui che fa professione del proprio sapere. E’ soprattutto a partire da Platone che con questo nome sono designate figure intellettuali che come tratto comune hanno quello di viaggiare per le città del mondo greco mettendo a disposizione il proprio sapere dietro compenso; spesso mostrano interesse per il mondo umano e le sue istituzioni (leggi, religione) e ne sottolineano la relatività. Al centro della loro attenzione è soprattutto il linguaggio in quanto strumento di discussione e persuasione, a prescindere dalla verità che esso può trasmettere; questa figura si sviluppò soprattutto in ambito giudiziario e politico, dal omento che le assemblee erano basate sulla discussione. Platone contrappone a questa figura di falso filosofo, quella del vero filosofo, ricercatore della verità. Si tratta insomma del sapere che consente di prendere parte con successo alla vita pubblica della città, di amministrare bene la propria casa e gli affari della città. In questo senso i sofisti si presentano come maestri di virtù. E’ questa allora una filosofia che può riguardare anche un piccolo artigiano, ma che chiaramente include coloro che nella città vogliono stare ai primi posti: se non fosse soprattutto per gli alti compensi che l’insegnamento richiede, che esclude automaticamente coloro che vivono con poco. Essi però non appartengono ad una scuola e non possiedono perciò un indirizzo unitario.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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