Plotino e gerarchia del divino. Intelletto, anima e materia
Descrivendo il processi di degradazione Plotino riprende la concezione gerarchica del divino:
intelletto => seconda ipostasi ossia ciò che deriva per primo dall’Uno. Esso è al tempo stesso unità e molteplicità poiché esso si distingue in ciò che pensa e ciò che è pensato. Le idee sono i contenuti dell’intelletto e costituiscono ciò che è realmente l’essere.
Anima => terza ipostasi; qui non si realizza quella piena unità soggetto-oggetto che c’è nell’intelletto. Essa allora non ha perfetta autocoscienza, tanto che molti processi che la riguardano sono inconsci. Ella allora sviluppa soltanto immagini di idee guardando all’intelletto. È attraverso queste immagini che essa da vita al mondo sensibile. In questo senso essa si configura come Natura coincidendo con l’anima del mondo, la quale dà vita alle anime particolari degli uomini. Ma è bene sottolineare che per Plotino essa non è corporea né estesa spazialmente. Per questo motivo essa è separabile dai corpi che anima (contrariamente a quanto sosteneva Aristotele).
Materia => con non coincide con i corpi sensibili ma ne è una loro parte e la maggior degenerazione; i corpi infatti sono fatti di materia e forma e la materia, essendo prima di forma non è percepibile e costituisce l’oscurità rispetto alla luce dell’Uno. Essa coincide con il male. M propriamente secondo Plotino la materia non è un’ipostasi ma risulta essere il culmine della deriva della luce che proviene dall’Uno in una zona di assoluta oscurità. Il male allora non è una forza attiva (come la concepivano i cristiani) ma sterilità e deficienza. Per questo motivo la materia del mondo sensibile è illusoria poiché ciò che solitamente si definisce realtà è ciò che di fatto lo è meno.
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Dettagli appunto:
- Autore: Carlo Cilia
- Università: Università degli Studi di Catania
- Facoltà: Lettere e Filosofia
- Esame: Filosofia antica
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