L’adempimento del dovere, art. 51c.p.

L’art. 51 c.p. afferma:
_ “L’adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica Autorità, esclude la punibilità”.
_ “Se un fatto costituente reato è commesso per ordine dell’Autorità, del reato risponde sempre il pubblico ufficiale che ha dato l’ordine”.
_ “Risponde del reato altresì chi ha eseguito l’ordine salvo che, per errore di fatto, abbia ritenuto dio obbedire ad un ordine legittimo”.
_ “Non è punibile che esegue l’ordine illegittimo, quando la legge non gli consente alcun sindacato sulla legittimità dell’ordine”.

Fondamento

Analogo a quello dell'esercizio di un diritto, reso ancora più pregnante dalla necessità di evitare che il soggetto sia posto in una situazione di conflitto di doveri.


Fonti del dovere:

1-dovere derivante da norma giuridica => per norma giuridica si intende qualsiasi regola di diritto, scritta o consuetudinaria, sia del potere legislativo che del potere esecutivo (es. regolamento).
2-dovere derivante da ordine dell’Autorità => per “ordine” si intende qualsiasi manifestazione di volontà che un superiore rivolge ad un inferiore gerarchico affinché questi tenga un determinato comportamento.
Presupposto => è l’esistenza tra il superiore e l’inferiore di un rapporto di subordinazione di diritto pubblico.
Quindi => si distinguono due ipotesi:
a)dovere imposto da una norma giuridica;
b)dovere imposto da un ordine legittimo della pubblica autorità.

Il dovere imposto da una norma giuridica

prospetta la necessità di stabilire se sia il dovere a derogare alla norma penale, o viceversa, in base al principio di specialità.
Es. l'arresto obbligatorio in flagranza (art. 380 c.p.p.) è ipotesi speciale, scriminata, di sequestro di persona (art. 605 c.p.).
Poiché il dovere è espressamente riferito ad una (qualsiasi) «norma giuridica», ne consegue che essa può derivare anche da una fonte di rango inferiore alla legge statale. La diversa soluzione, rispetto all'esercizio del diritto si giustifica, perché, in questo caso, il conflitto riguarda doveri (e non già un dovere ed una facoltà): se la rilevanza del dovere giuridico non si estendesse a tutte le situazioni giuridicamente cogenti (ad es., anche in base ad un regolamento autonomo), il destinatario rischierebbe comunque di incorrere in una responsabilità: penale, se osserva il dovere extrapenale; civile, amministrativa o disciplinare, se osserva quello penale.

Il dovere imposto da un ordine legittimo della pubblica autorità

è circoscritto alle manifestazioni di volontà provenienti dalla “pubblica autorità”, non anche da un privato (pur se dotato di un'autorità legittimamente riconosciuta (es. l'imprenditore verso i dipendenti o i genitori verso i figli).
Il limite si giustifica perché solo la pubblica autorità è vincolata al perseguimento di un pubblico interesse, che, essendo la concretizzazione dello scopo per il quale è prevista la norma attributiva del potere ordinarono, può prevalere sull'interesse (ugualmente pubblico) tutelato dalla legge penale.
L'ordine privato può assumere rilevanza soltanto sul piano della colpevolezza, per escludere la responsabilità dell'esecutore inconsapevole (es. dipendente che rimuova un dispositivo anti-infortunistico, su ordine del datore di lavoro, senza rendersi conto della sua destinazione, commettendo così il fatto, obiettivamente antigiuridico, previsto dall'art. 437 co. 1 c.p.).
L'ordine dell'autorità può essere gerarchico e di polizia:
nel primo caso si riferisce ad un rapporto qualificato di dipendenza pubblicistica, in forza del quale la condotta di un soggetto è vincolata dalla volontà di un organo sopraordinato;
nel secondo si riferisce ad un generico dovere di obbedienza da parte di un privato, o di una collettività, nei confronti dell'autorità competente a regolare determinati aspetti della vita sociale.