Lapsus, verità e menzogna
Questa distinzione invece viene fortissima a livello simbolico, dove opera invece di più la dimensione inconscia.
Tant’è che quello che accade a volte su questo asse che potrebbe appartenere a discorso comune è soltanto il nostro intervento, per esempio, che ferma la persona su quello che ha detto che gli fa sentire come in realtà lo definisca su un altro piano.
Nel momento in cui l’operatore riesce ad interrompere il discorso corrente dentro il quale tutto può essere utilizzato come cemento no?
Il discorso corrente quindi quello che un soggetto dice di sé che è quello che hanno detto di lui tizio caio..ecc può essere benissimo utilizzato come il cemento che lo rende non barrabile. Mentre rompere un pochino incrinare quel cemento..dire che forse c’è qualcosa di non del tutto autentico che non è tutta farina del suo sacco, in cui si può ritagliare uno scenario appunto di divisione .
Su questo asse il soggetto ci presenta lo stesso discorso, ma come se fosse il suo e
fosse indivisibile in un certo senso…è da qui che si vede che la verità che si è costituito è il modo con cui ha colmato quello che qui era inassumibile.
Che cos’è che ci divide?..cos’è che ci mostra questa divisione in atto? Qual’è l’attività fondamentale dell’essere umano? la parola il linguaggio: nell’essere dell’uomo è indistinguibile la dimensione linguistica.
Il tarare il dire dell’altro con la menzogna che l’altro in realtà dirà appartiene alla struttura del discorso. Noi sappiamo sempre che l’altro non ci dice la verità intera e sappiamo che esistono questi due assi
Ecco perché dico S è barrato per struttura perché la dimensione tipicamente umana della comunicazione in quanto è marcata dal linguaggio nell’essere umano, è una struttura inevitabilmente complessa perché il linguaggio è la fonte principale dell’equivoco e della menzogna.
Scusate cos’è un lapsus? se non il fatto che in questa dimensione , penso una cosa in realtà ne penso un’altra, irrompe una dimensione di verità dico quello che in realtà penso. Dico quello che in realtà penso ma non sapevo di pensare la più parte delle volte.
E’ chiaro in che senso qui emerge la barra perché emerge esattamente il contenuto di divisione in cui il soggetto umano si ritrova occultata normalmente sull’asse immaginario che è l’asse della mostrazione narcisistica dell’Io in un certo senso e che è un’asse così poco visibile che io dicevo prima è cementato.
Non provateci mai a scalfire delle identificazioni che per immaginarie che siano sono ciò che c’è di meglio che il soggetto ha trovato per sopravvivere.
È assurda l’idea di correggere l’arrangiamento identificatorio che un soggetto ha trovato, lasciamoglielo lì, il nostro problema non è correggere questo asse trovargli l’identificazione migliore, il problema non è l’arrangiamento che loro hanno trovato, il problema è che glielo facciamo sapere per esempio.
Le parole con cui nella clinica le cose vengono articolate sono molto semplici, il problema nostro è riuscire ad ascoltarle non in questa chiave ma precisamente restituendo al soggetto la verità delle sue identificazioni. verità barrata.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Beatrice Segalini
[Visita la sua tesi: "Il panico: un approccio integrato"]
- Università: Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia
- Esame: Metodi e tecniche di analisi della domanda nel colloquio psicologico
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