La decisione del ricorso nel giudizio amministrativo

Il giudizio amministrativo è definito in genere da una sentenza, che viene deliberata dal collegio giudicante; solo in alcuni casi, quando si sia verificata una causa di estinzione del giudizio, ovvero siano intervenute la rinuncia al ricorso, la cessazione della materia del contendere o la perenzione, provvede alla relativa declaratoria il Presidente con un decreto.
Il decreto presidenziale, se non viene opposto, passa in giudicato e definisce il giudizio esattamente come la sentenza.
Nel giudizio amministrativo la sentenza può anche non rappresentare la decisione del ricorso e può non comportare necessariamente la conclusione del grado di giudizio: in molti casi, il termine “sentenza” identifica semplicemente la forma dei provvedimenti assunti dal collegio dopo una camera di consiglio o una pubblica udienza.
Nel processo amministrativo sono ammesse infatti anche sentenze interlocutorie, con le quali il collegio detta disposizioni per lo svolgimento del giudizio (si pensi alle sentenze che dispongono la riunione di più ricorsi o l’integrazione del contraddittorio) e sentenze istruttorie.
Queste sentenze non solo non sono idonee a passare in giudicato, ma non sono neppure in grado di costituire un vincolo di ordine interno sulla decisione finale: corrispondono ad adempimenti che nel processo civile sono assunti dal giudice con ordinanza.
Hanno invece carattere propriamente decisorio le sentenze parziali, con le quali il giudice amministrativo decide, rigettandole, alcune questioni pregiudiziali o preliminari (quali la giurisdizione, l’ammissibilità, la ricevibilità o la procedibilità del ricorso), ovvero decide su alcune soltanto delle censure proposte nel ricorso, riservando la decisione delle altre a un’ulteriore pronuncia.
Anche se le sentenze parziali non esauriscono quel grado di giudizio, sono idonee a costituire cosa giudicata.