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Conclusione tacita o non espressa del procedimento amministrativo: il silenzio


Il silenzio non è un modo di conclusione regolare dei procedimenti amministrativi, ma può capitare che disfunzioni organizzative portino la P.A. a non rispettare i termini entro cui provvedere all’emanazione di un determinato atto finale.
Normalmente i cittadini, di fronte all’inerzia della P.A., possono esperire il c.d. ricorso amministrativo o gerarchico, cioè chiedere ad organi di livello superiore di adempiere al posto dell’amministrazione inadempiente (all’inerzia dei dirigenti si sostituiscono i dirigenti generali, all’inerzia di quest’ultimi si sostituisce un commissario ad acta nominato dal Ministro).
Ma chi effettua una richiesta all’amministrazione, oltre all’interesse affinché la propria domanda sia accolta, ha l’interesse a che la situazione di incertezza sia risolta entro termini ragionevoli in modo da consentire all’interessato un eventuale ricorso giurisdizionale per trovare soddisfazione.
Per tutelare questa esigenza di certezza si è soliti dare un valore giuridico al silenzio dell’amministrazione.

Tratto da DIRITTO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE di Stefano Civitelli
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