Principi e regole che impongono la trasparenza nella PA: l'accesso a documenti amministrativi

Le regole sulla trasparenza si applicano a tutti gli atti amministrativi in quanto il loro rispetto è condizione necessaria per l’attuazione anche di altri principi come imparzialità (ad esempio rendendo pubblici i criteri di scelta che saranno adoperati) e ragionevolezza (motivando gli atti).
Il rispetto della trasparenza viene garantito soprattutto con due metodi:

Pubblicità e accesso ai documenti amministrativi

La legge dice che, salvo eccezioni a tutela della riservatezza, tutti gli atti amministrativi sono pubblici.
Si ottiene la pubblicità degli atti o con la pubblicazione sulla G.U. o attraverso la notificazione (prevista in alcuni casi durante il procedimento), o ancora con l’inserimento dei dati pubblici nei siti delle amministrazioni pubbliche.
Inoltre la trasparenza è garantita col diritto d’accesso, ossia il diritto di accedere a documenti amministrativi, esaminarli ed estrarne copia.
Dal 2005 questo diritto è concesso a chiunque abbia un interesse, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata, cui si collega l’atto di cui è richiesto l’accesso.
La precedente normativa, del 1990, prevedeva il diritto d’accesso anche per motivi extra-giudiziari e cioè per motivi di ricerca, giornalistici, ecc…
Il diritto d’accesso è consentito sui soli “documenti” amministrativi cioè rappresentazioni in qualunque forma del contenuto di atti formali.
Si può accedere a qualunque atto amministrativo sia sottoposti a disciplina pubblicista che privata, purché riguardino attività di pubblico interesse.
La richiesta d’accesso viene solitamente inviata all’apparato che ha formato il documento o che lo detiene.
Il diritto d’accesso può incontrare limitazioni in alcune situazioni in cui il legislatore ha ritenuto prevalenti altri interessi, pubblici o privati:
- esclusione, prevista direttamente dalla legge in alcuni casi:
a)    documenti coperti da segreto di Stato o da divieto di divulgazione;
b)    documenti relativi ad attività dirette all’emanazione di atti amministrativi generali, di pianificazione o programmazione;
c)    documenti relativi a procedimenti tributari;
d)    documenti contenenti informazioni psico-attitudinali.
- differimento, previsto dalla P.A. consiste in un rinvio della possibilità di accesso ad un documento ad un secondo momento.
E’ possibile usare questa facoltà in quei casi in cui la divulgazione di un documento può ostacolare o impedire il prosieguo dell’azione amministrativa.
La legge però impone che il diritto d’accesso debba comunque essere concesso qualora sia necessario al richiedente per difendere i propri interessi giuridici (definizione, questa, non chiara) salvo che il differimento non attenga a motivi di riservatezza.
Per quello che riguarda il diritto d’accesso sui c.d. dati personali la l. 196/2003 lo concede a parte per i dati sensibili e giudiziari per i quali può essere prevista esclusione o differimento.
Tra i dati sensibili si distinguono i dati relativi a salute e vita sessuale ai quali è consentito l’accesso soltanto a tutela di situazioni giuridiche almeno di pari rango, ossia diritti della personalità o fondamentali.
Per accedere ad atti di Comuni, Province e Regioni si deve ricorrere al difensore civico e, in caso di rifiuto, a quello di rango superiore fino al ricorso al TAR.
Per i documenti statali la richiesta d’accesso deve pervenire alla Commissione d’accesso, organo collegiale composto da 12 membri (2 senatori, 2 deputati, 2 funzionari pubblici e 6 magistrati).
La disciplina della trasparenza delle amministrazioni regionali deve essere almeno quella appena vista valida per le amministrazioni statali, salvo la possibilità delle Regioni di dettare norme più rigide.
In tema d’ambiente (materia esclusiva dello Stato ex art. 117 cost.) il diritto d’accesso è consentito indipendentemente dall’interesse giudiziario ad agire del soggetto richiedente.