I limiti delle scienze criminologiche
Nell’attuale duplice crisi della criminologia sociologica e della criminologia clinica, occorre riacquistare la chiara consapevolezza critica del relativismo criminologico.
Il destino della criminologia appare quello di essere irrimediabilmente condannata ad oscillare tra un unifattorialismo, che individua la (pretesa) causa ma in realtà non dà adeguata spiegazione della criminalità, e il multifattorialismo che pare offrire più adeguata spiegazione ma in realtà non individua la causa della criminalità nel coacervo dei fattori criminogeni.
La verità è che, fuori dei dogmatismi e delle forzature dell’ideologia, la radice ultima del delitto resta sempre, e forse occorre dire fortunatamente, immersa nel mistero dell’uomo, affondando in profondità esistenziali, individuali e collettive, imperscrutabili.
Ed ancora una volta significativa appare la tendenza manifestantesi nel pensiero criminologico nord-americano, che rispetto alla teoria sta, di nuovo, privilegiando l’operatività: il fare al teorizzare.
Le ambiziose teorie, che pretendono di spiegare tutta la criminalità ma prive di concrete prospettive operative, tendono a lasciare il posto a specifiche e più approfondite ricerche, bramose di obiettività metodologica, circoscritte ad aspetti limitati del comportamento criminale e che offrano precise e controllabili proposte di interventi socialmente utili e a breve scadenza.
L’elaborazione di teorie sulla criminalità non è più percepita come esigenza prioritaria, essendo gli sforzi piuttosto rivolti a individuare interventi sociali utili per ridurre il tasso di criminalità e le sue conseguenze negative per la società.
Non parlando si più di arbitrio immotivato, anche il reato, come ogni azione umana, è il prodotto di una risoluzione di volontà che, anche nei soggetti cosiddetti normali, scaturisce da certe predisposizione interne e da certe motivazioni, che traggono alimento da certi fattori endogeni ed esogeni.
E ciò è sufficiente per impostare un discorso di tipo naturalistico-causale; come del resto si fa sempre quando si dice che la pena opera in senso preventivo, che la minaccia della pena opera come controspinta determinante.
Continua a leggere:
- Successivo: Le classificazioni motivazionali in criminologia
- Precedente: Ideologie e atteggiamenti socio-culturali favorenti la criminalità
Dettagli appunto:
-
Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
Altri appunti correlati:
- Educazione alla salute
- Misure di profilassi
- Elementi di metodologia epidemiologica
- Epidemiologia
- Le strategie della medicina preventiva
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
- Molteplici personalità e alter ego: David Bowie, l’uomo che sfuggì alla follia
- La fenomenologia del maltrattamento animale
- Ipotesi psicodinamica del figlicidio: Psicosi maniaco-depressiva e distruttività materna
- La vittima nella fenomenologia dell’omicidio - Analisi vittimologica degli omicidi volontari in Emilia Romagna nel quadriennio 2000 - 2003
- Futuro della persona offesa nella prospettiva europea
Puoi scaricare gratuitamente questo riassunto in versione integrale.