La teoria psicanalitica di Jung
Secondo la teoria analitica di Jung la personalità risulta dalla combinazione della causalità e della teleologia.
A differenza della concezione freudiana, la concezione junghiana della personalità non è soltanto retrospettiva, ma contemporaneamente considera la direzione futura di sviluppo dell’individuo: l’agire dell’uomo è, perciò, determinato non soltanto dalla storia individuale, ma anche dai suoi fini e dalle sue aspirazioni.
Scopo della vita è il raggiungimento della completezza del Sé, che costituisce il punto centrale della personalità ed alla cui unità, stabilità ed equilibrio ogni uomo tende come meta fondamentale.
La psicologia analitica junghiana ha avuto un ruolo importante nella storia della criminologia specie per l’identificazione di due atteggiamenti fondamentali della persona innanzi alle tensioni psichiche:
a.l’estroversione o atteggiamento alloplastico, tipico di coloro che risolvono la tensione con l’azione, agendo cioè verso il mondo esterno;
b.l’introversione o atteggiamento autoplastico, caratteristico degli individui che risolvono e esauriscono la tensione all’interno della loro psiche, con sofferenza intrapsichica del soggetto (disagio, ansia, nevrosi), essendo l’individuo combattuto e in disaccordo con sé stesso.
Diverse sono pertanto le potenzialità criminali degli individui a seconda del loro tipo introverso o estroverso di personalità e le condotte antisociali saranno quanto mai rare nel primo e più facili nel secondo caso.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
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