Tipi di deficienze intellettive
Tradizionalmente, fra le deficienze intellettive, si distingue tra:
1.l’idiozia, che è la forma di deficienza più grave in quanto abolisce pressoché totalmente le funzioni intellettive, impedendo qualsiasi integrazione sociale.
Gli “idioti” sono incapaci di parlare, di apprendere e la loro deficienza mentale è dovuta a cause organiche cerebropatiche (meningiti, encefaliti, malattie infettive, endocrine, traumi, ecc…);
2.l’imbecillità, che abbraccia deficienze meno gravi (spesso dovute a cause morbose infantili) e pertanto consente certe limitate possibilità di vita sociale.
Opportunamente istruiti, gli “imbecilli” possono esprimersi in modo elementare, imparare gli elementi scolastici ed i mestieri semplici e godere di una certa autonomia nella vita sociale.
Si caratterizzano per labilità dell’attenzione, scarsezza di memoria e di comprensione, difficoltà di associazione logica, scarsissima capacità di astrazione e di concettualizzazione;
3.la debilità o pseudo-insufficienza mentale, che abbraccia i soggetti che per lieve grado di inferiorità intellettiva, dovuta per lo più a cause non morbose ma naturali o ambientali, sono vicini ai gradi più bassi della normalità.
I “deboli di mente” permangono in un immaturità mentale, con deficienza critica e di giudizio autonomo, predominanza del pensiero concreto su quello speculativo, credulità, suggestibilità, scarsa indipendenza, scarsa capacità di previsione.
Data la correlazione tra intelligenza e condotta, le carenze intellettive acquistano importanza dal punto di vista criminologico.
Gli idioti difficilmente pervengono al delitto, non partecipando alla vita di relazione; gli imbecilli possono commettere con più frequenza, e maldestramente, reati, specie se al difetto intellettivo si associano disturbi di carattere; frequenti sono nella popolazione criminale i deboli di mente, sia perché la loro immaturità le rende facilmente vittime delle suggestioni, sollecitazioni, tentazioni, sia perché la loro debolezza intellettiva è fattore di sfavore, che rende più difficile la promozione e il successo sociali e favorisce lo sfruttamento, l’emarginazione e la devianza.
Quanto agli abnormi psichici per eccesso, a lungo ha attratto l’attenzione dei criminologi il rapporto tra “genio” e “delitto”, per la convinzione della difficoltà di sottomissione alle regole sociali degli uomini geniali.
Circa i minori superdotati, la loro scarsa frequenza tra i delinquenti sembra dovuta dall’essere emotivamente più stabili, più adattabili e più resistenti alle tentazioni dei normali e subnormali.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
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