La qualità dell'individuo-vittima
Il soggetto può diventare vittima o per circostanze occasionali o fortuite, in quanto egli non avuto alcuna incidenza nella sua scelta come soggetto passivo, oppure per le sue cosiddette predisposizioni vittimogene, che determinano la sua scelta come vittima o, comunque, incidono sulla medesima, mettendosi inconsapevolmente nella condizione di subire un danno.
Le teorie psicoanalitiche hanno elaborato la tesi di una predisposizione generica a vittima con riferimento ai soggetti con tendenze in conosce a soffrire quale manifestazione di una più generale inclinazione autodistruttiva o autopunitiva, riscontrabile in masochisti, splenici, affetti da sindrome di Abele (sentimento di colpa derivante dalla consapevolezza di essere stato più favorito dalla sorte).
Col termine di collezionisti di ingiustizie o vittime nate, viene altresì individuato quel tipo di personalità nevrotica, che per sua principale caratteristica è votata a svolgere un ruolo di vittima, essendo il comportamento inconsapevolmente diretto a creare delle situazioni di sofferenza.
Vittime latenti o penitenziali possono essere il frutto anche della cosiddetta “programmazione parentale”, allorché il soggetto sia stato fin dall’infanzia programmato, sulla base dei parametri impostigli, per la sconfitta, come eterno perdente.
Nell’approfondimento dei processi psichici inconsci la psicanalisi ha infatti ipotizzato, accanto alla pulsione libidica creativa, anche una pulsione di morte, che ha come fine l’autodistruzione dell’individuo per un processo costante della natura, tesa a ristabilire lo stato primitivo delle cose.
Pulsione che può essere dedotta, a parte i casi macroscopici di suicidio, dal comportamento rovinoso di certi individui, che rischiano senza necessità alcuna.
A parte la predisposizione generica, i vittimologi riconoscono, comunque, l’importanza di fattori, propri di taluni soggetti, che possono dare luogo a una predisposizione specifica alla vittimazione nei confronti di determinati reati.
Le predisposizioni vittimogene specifiche sono classificate in funzione dell’origine, in innate, cioè possedute fin dalla nascita (ad esempio infermità mentale, cecità, mutismo, sesso, ecc…); o acquisite, cioè sviluppatesi nel corso dell’esistenza (ad esempio infermità fisiche, malattie, senilità, ecc…).
In funzione temporale possono distinguersi in permanenti, che accompagnano il soggetto per tutta la sua esistenza; temporanee, che permangono per un periodo pur sempre consistente di tempo; e passeggere, caratterizzato da una assai breve durata.
Particolarmente importante è, inoltre, la distinzione tra predisposizioni inconscie e predisposizioni conscie, a seconda che il soggetto in conseguenza di procedimenti psichici talora molto complessi, arrivi o meno a darsi conto della possibilità di divenire, in determinate circostanze, vittima di un comportamento criminoso.
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Dettagli appunto:
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Autore:
Stefano Civitelli
[Visita la sua tesi: "Danni da mobbing e tutela della persona"]
- Università: Università degli Studi di Firenze
- Facoltà: Giurisprudenza
- Esame: Criminologia, a.a. 2008-09
- Titolo del libro: Il problema della criminalità
- Autore del libro: Ferrando Mantovani
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