Erving Goffman 1922-1982 (Usa)
Teoria sociologica: etnometodologia (anni 50- 60) insieme a: Garfinkel, Cicourel, Zimmerman, Polliner. Gruppo di sociologi che hanno lavorato all’Università di Chicago; si chiedono se è possibile essere consapevoli, al di là delle ambizioni positiviste ottocentesche, di tutti i meccanismi alla base della nostra società. Per l’etnometodologia questa consapevolezza dipende dall’uso di strumenti neutri cioè occorre distinguere strumento e oggetto dell’indagine sociologica. Se come affermava Shutz anche il ricercatore ha un suo punto di vista che mette nella ricerca e se Mead diceva che la società è ciò che accade quotidianamente alle persone allora l’etnomedologia riprendendo questi due studiosi vuole far emergere le azioni di cui non siamo consapevoli, tutto ciò che si nasconde dentro la vita quotidiana dell’etnos ma per far questo occorre rompere i meccanismi alla base del senso comune; per distinguere tra strumento e oggetto occorre rompere la routine standardizzata della vita quotidiana. Elementi principali della loro teoria sociologia:
- MICROSOCIOLOGIA : la messa in evidenza dei meccanismi alla base del senso comune va ricercata nelle interazioni sociali.
- indicalità : qualsiasi interazione è indice di qualcosa di più profondo.
- Zimmerman e Polliner in questo campo si pongono in senso contrario: assumono cioè che l’oggetto di indagine sia dato per scontato mentre le risorse da utilizzare come strumento devono essere indipendenti dall’oggetto. Si tratta però di un punto di vista utopico perché anche il punto di vista del ricercatore è socialmente costruito.
- Goffman ragiona entro questo contesto e cancellando la dimensione dell’Io di Mead costruisce la teoria dell’azione sociale: Concezione drammaturgica del sociale caratterizzato appunto da attori (l’attore sociale) che in quanto tali recitano una parte che gli è stata insegnata dalla società; dietro alla maschera non c’è niente: quando il copione non viene rispettato perché ormai vecchio c’è confusione, anomia. Egli studia i ruoli devianti assumendo il fatto che la società è il risultato delle interazioni in cui si giocano i ruoli: senza ruoli non c’è società; anche la devianza quindi è un ruolo definito dalla società stessa; è una maschera, stigma, socialmente costruita e appiccata. In questo quadro le istituzioni totali come il carcere,il manicomio non sono che i registi che impongono dei ruoli reificando l’individuo; il soggetto quindi sparisce nella sua identità per adattarsi a quella che gli è stata cucita sopra e in questa ridefinizione si crea il folle.
- Garfinkel : la realtà sociale è indicale e per questo non del tutto comprensibile. Esiste un significato nei gesti o nelle parole ma è un significato che è dato dal contesto e la relazione tra gesto e contesto che spiega l’azione porta ad un azione successiva (ad es. alzare il braccio in sé non significa niente se lo faccio in aula poi mi porta ad intervenire in classe). L’indicalità della società fa si che come il gioco delle scatole cinesi o il perché dei bambini che la realtà non possa mai venire indagata del tutto poiché ci si scontrerebbe con l’indicalità e suoi rimandi infiniti nonché con la soggettività dell’interpretazione. L’altra caratteristica della realtà soc è il concetto di riflessività si rifà all'idea che un'affermazione è riferibile solo a sé stessa e non fa riferimento a nessuna realtà diversa da sé stessa, vale a dire che non esiste una realtà oggettiva e modi di osservarla per descriverla, ma che ogni osservazione costituisce la realtà stessa.
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- Precedente: Alfred Shutz 1899 - 1959 (austriaco)
Dettagli appunto:
- Autore: Barbara Reanda
- Università: Università degli Studi di Perugia
- Facoltà: Scienze Politiche
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