La sequenza del cromosoma e la diversità
Le cellule procariotiche posseggono un'unica copia completa del/dei cromosoma/i che è organizzato in una struttura chiamata nucleoide. Inoltre i microorganismi frequentemente possono possedere anche uno o più DNA circolari di piccole dimensioni indipendenti chiamati plasmidi. A differenza del DNA cromosomico, i plasmidi non sono normalmente essenziali per la crescita batterica. Normalmente essi portano geni che conferiscono determinate caratteristiche al batterio, come ad esempio la resistenza ad un antibiotico.
Esistono due fattori che contribuiscono alla diminuzione della densità genica osservate nelle cellule eucariotiche: l'aumento delle dimensioni dei geni e l'aumento della quantità di DNA esistente fra i geni, ovvero le sequenze intergeniche. I geni sono più lunghi sostanzialmente per due ragioni. Primo, visto il progressivo aumento della complessità degli organismi si verifica un necessario e significativo aumento delle regioni di DNA utilizzate per dirigere e regolare la trascrizione, chiamate sequenze regolative. Secondo, i geni, negli eucarioti, frequentemente sono costituiti da regioni discontinue. Le regioni non codificanti, intersperse all'interno delle sequenze codificanti, chiamate introni, sono rimosse dall'RNA dopo la trascrizione con un processo chiamato splicing dell'RNA. Si è visto, infatti, che la grandezza media di un gene umano è di circa 27 kb mentre la dimensione media di una sequenza codificante (esoni) per una proteina è di circa 1,3 kb. Un semplice calcolo rileva che soltanto i 5% del DNA di un gene è rappresentativo della parte codificante la proteina, il rimanente 95% è fatto da introni. Quindi, come ben si può capire, il considerevole aumento della quantità delle sequenze intergeniche negli organismi più complessi è responsabile della diminuzione della densità genica. Più del 60% del genoma umano è formato da sequenze intergeniche e la maggior parte di questo DNA non ha funzioni conosciute. Vi sono due tipi di DNA intergenici: sequenze uniche e sequenze ripetute. Circa un quarto del DNA intergenico è a sequenza unica. Queste regioni comprendono molti relitti apparentemente non funzionali e includono geni mutati, frammenti di geni e pseudogeni. Mentre quasi la metà del genoma umano è composto di sequenze di DNA che sono ripetute molte volte. Ci sono generalmente due classi di DNA ripetuto: DNA microsatellite e DNA altamente ripetuto. Il DNA microsatellite è formato da sequenze molto corte (meno di 13 paia di basi) ripetute in tandem. Le sequenze altamente ripetute, invece, sono molto più grandi rispetto ai microsatelliti. Ciascuna unità di ripetizione è maggiore di 100 paia di basi e in molti casi anche più grande di 1 kb. Inoltre, nei casi più comuni essi formano elementi trasponibili. Questi sono sequenze che possono spostarsi da una parte all'altra del genoma e a volte, lasciare una propria copia nel punto precedente, in modo tale da accumularsi e moltiplicarsi nel genoma. Comunque, sebbene si tende a considerare il DNA ripetuto come un DNA di scarto, il mantenimento nel tempo di queste sequenze per centinaia o migliaia di generazioni suggerisce che il DNA intergenico ha un significato positivo (o conferisce un vantaggio selettivo) per l'organismo ospite. In ogni cromosoma troviamo molte di queste sequenze ripetute. Ad esempio nel centromero troviamo sequenze ripetute fondamentali per l'attacco al fuso mitotico durante la mitosi, come anche nel telomero (TTAGGG), dove queste regioni proteggono le estremità dei cromosomi dalla degradazione.
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Azarnia Tehran
- Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
- Facoltà: Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
- Corso: Scienze Biologiche
- Esame: Biologia molecolare
- Titolo del libro: Il Gene VIII
- Autore del libro: Benjamin Lewin
- Editore: Zanichelli
- Anno pubblicazione: 2007
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