Il concetto di natura e il rapporto uomo-Dio in Pico Della Mirandola
L’uomo: microcosmo e libertà
Pico Della Mirandola sente l’esigenza di una rinnovata armonia tra fede e sapere, ragione e rivelazione, filosofia e teologia. Diverse perché diverso è il modo e la misura in cui opera la verità, esse possono dar vita ad un sapere universale (pax philosophica). Pia philosophia: alla rivelazione giudaico cristiana fa corona tutte le filosofie del passato, quella greca, orientale e araba, la tradizione cabalistica e patristica. Tema centrale di questa filosofia universale è Dio e il suo rapporto con l’uomo. Antropologia teocentrica: l’uomo è essenzialmente rapporto con Dio, non può essere pensato a prescindere da questo. Punto di partenza è la frase della genesi: ma in cosa consiste questa somiglianza? L’uomo è un microcosmo, un riassunto di tutto il creato. Non solo contiene idealmente in se, in quanto le conosce, tutte le cose, ma ha realmente in se tutte le nature presenti nell’universo. Vegetale per la vita vegetativa, animale per i sensi, uomo per la ragione, angelo per intelletto o intuizione. La diversità tra l’uomo e Dio sta che in Dio, come loro causa e principio, le cose sono più perfette di quanto non lo siano in loro stesse, mentre nell’uomo le cose inferiori aumentano in perfezione, quelle superiori ne sono diminuite. Nel suo essere microcosmo risiede anche la sua dignità e superiorità: il rischio potrebbe essere che risulti sottomesso alle leggi che governano l’universo, ma la libertà è propria dell’uomo. Dio ha creato l’uomo libero e proprio per crearlo tale l’ha fatto microcosmo: non avendo una natura determinata e già fissata una volta per tutte, ma indeterminata e contenente in se l’essere che liberamente sceglierà. È un essere in sospeso, che può fare di sé quello che vuole, e il suo essere microcosmo è la base su cui appoggiare la sua libertà. Libertà di scelta, libero arbitrio, dunque. Non è creatore delle possibilità stesse, a ciascuna delle quali inerisce un valore che è conferito da Dio: la scelta dell’uomo si inserisce in un ordine di valori che la precede e di cui essa può solo appropriarsi. C’è già un sopra e un sotto e l’uomo in questo senso si ri-genera o de-genera. La libertà è sì dono divino ma anche compitoIl desiderio di Dio
La creazione dell’uomo ha per fine la sua unione con Dio, come appare chiaro dalla presenza di questo desiderio. In ogni cosa c’è un desiderio naturale rivolto al proprio bene che consiste nella conservazione e perfezione del proprio essere. Poiché in ogni bene particolare è presente una traccia del Bene primo, tutte le cose desiderando il particolare desiderano indirettamente il Bene sommo. L’uomo,realizzando la propria natura si unisce a Dio e consegue la sua felicità naturale: Dio in se stesso è il fine ultimo e sovrannaturale della natura umana, creata atta a raggiungerlo. Ma attitudine significa non capacità di produrre bensì di accogliere: è così un fine naturale ma al tempo stesso sovrannaturale,perché trascende le possibilità della natura umana. Al fine supremo l’uomo può essere sollevato ma non pervenirvi da sé: è tuttavia un fine naturale perché c’è il desiderio, l’attitudine ad accoglierlo secondo il principio “la grazia perfeziona la natura”. L’uomo è libero ma solo accogliendo la grazia offertagli potrà dare pace al desiderio che lo agita. La sua vera superiorità su tutti gli altri esseri risiede dunque nel conseguimento di quel fine, coronamento della natura umana ,ma di ordine sovrannaturale e ottenibile perciò solo con la grazia. Quindi l’eccezionalità dell’uomo risiede nella sua libertà, mentre la sua superiorità è opera esclusiva della grazia.L’Ascesa a Dio
Come può ottenere la grazia? Via progressiva.“1”purificazione: della parte sensibile o sensuale dell’anima, rivolta al corpo. Tramite studio e pratica della filosofia morale (il sapere distoglie la volontà dai sensi indirizzandola verso l’alto). Anche la parte razionale-discorsiva va purificata, liberata da ogni vaneggiamento e inutile argomentare: mediante la dialettica, arte del corretto pensare. Per volere il bene bisogna volerlo conoscere e ricercare, perché essa stessa è già praticamente virtù.
“2” illuminazione: non ancora l’unyo mistica ma l’ulteriore approfondimento nella verità delle cose tramite la filosofia naturale: conoscendo la natura l’uomo conosce Dio. L’intero universo è una teofania, un libro scritto per l’uomo. Fra Scrittura e natura vi è simmetria, l’una spiega l’altra. Inoltre impadronirsi dei misteri della natura significa anche dominarla, com’è proprio di colui che la trascende. La magia naturale è l’apice della filosofia della natura: la mago si palesano le occulte relazioni e corrispondenze, le virtù mediante cui le cose interagiscono l’una con l’altra. Mago è colui che, conoscendo le occulte leggi della natura, opera di conseguenza: il suo rapporto con la natura è maieutico,perché si limita a propiziare, a sollecitare qualcosa di cui conosce la dinamica, favorendone le congiunzioni e le connessioni. La magia naturale, oltre che un aspetto pratico, ha anche un fondamento di conoscenza, della natura e quindi di Dio.
“3” unione: intuizione intellettuale dell’esistenza di Dio, frutto di un’illuminazione divina e quindi della grazia. Questa forma di sapere è chiamata da Pico “teologia”:l’anima muore a se stessa per rinascere a vita nuova, incommensurabilmente più alta.
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