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Apprendimento di L1 e L2


Già Lenneberg aveva ipotizzato che la competenza linguistica può realizzarsi pienamente solo se l’apprendimento di una lingua abbia luogo prima della pubertà. Egli pone alla fine della pubertà l’inizio del declino, nell’apprendente, della capacità organizzativa del comportamento verbale. Dopo la pubertà, con la laterizzazione delle funzioni cerebrali, il cervello si comporta come se si fosse ormai definitivamente stabilito e le facoltà primarie non ancora acquisite rimangono assenti.

In studi più recenti, si è proposta una distinzione fra due versioni di tali ipotesi. Secondo la prima, gli esseri umani hanno prima della pubertà una capacità superiore di acquisizione del linguaggio. Tale capacità declina, del tutto o parzialmente, se non viene esercitata in questo periodo precoce, se esercitata invece ulteriori capacità di apprendimento linguistico sono presenti per tutta la vita. Per la seconda versione, detta di stato maturazionale, gli esseri umani hanno, nel primo periodo di vita, una capacità superiore di acquisizione del linguaggio. Essa declina però con la maturazione.

Secondo Klein, l’apprendimento di L1, a differenza di quello di L2, avviene contemporaneamente allo sviluppo cognitivo e sociale del bambino; il processo di apprendimento dà luogo inoltre a risultati diversi in particolare a livello fonologico. L’apprendimento di L1 e di L2 segue solo parzialmente la stessa linea di sviluppo e si realizza in situazioni diverse.

Percorsi di sviluppo diversi che hanno luogo in condizioni diverse difficilmente portano a risultati identici. D’altra parte, l’unitarietà del percorso di apprendimento è assunta a base di alcuni studi, come quello di Dulay e Burt, secondo cui l’apprendimento è dovuto a meccanismi innati universali. Le differenze nell’apprendimento di L2 sono ricondotte dunque a fattori cognitivi, affettivi, emotivi. Nell’ambito di questa concezione significativi contributi alla ricerca sull’apprendimento di L2 vengono anche dagli studi sugli universali linguistici.

Sottolineando le componenti di inconsapevolezza e inintenzionalità nell’assimilazione della lingua materna, si osserva che un bambino non comincia mai ad apprendere la lingua materna studiando alfabeto o grammatica. Tali procedure caratterizzano invece le prime fasi d’acquisizione di L2.

Mentre lo sviluppo di L1 infatti ha inizio con l’uso libero, spontaneo del discorso e culmina nella realizzazione consapevole delle forme linguistiche, in L2 lo sviluppo ha inizio con una realizzazione consapevole della lingua e culmina nel discorso spontaneo.

L1 è stata vista alternativamente come riferimento o ostacolo a seconda che l’apporto della lingua materna è considerato come transfert o interferenza. Il recente riferimento positivo non ha cancellato le connotazioni negative associate alla tendenza, riscontrata nell’apprendente, di trasferire nella lingua straniera le strutture proprie della lingua nativa.

Tratto da INTRODUZIONE ALLA LINGUISTICA APPLICATA di Domenico Valenza
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