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Gadamer - Rapporto tra il linguaggio e il declamare a memoria


Secondo Gadamer, il fenomeno in cui culmina il problema della recitazione è quello del declamare a memoria. Una volta declamare a memoria le poesie era degno di lode. Un poema che si conosce a memoria sarà recitato, non già riprodotto, e il suo unico riferimento è l’idealità del testo.

Nella poesia tedesca distinguiamo tra ciò che è trasferibile nella materialità di una voce e ciò che è udibile solo nell’orecchio interiore. Ciò che è udibile interiormente appartiene al linguaggio lirico.

I poeti possono dare preziose indicazioni sulla lettura. Ma non per questo sono modelli da seguire per l’ascolto delle loro poesie. Non solo i poeti spesso non sono artisti della recitazione; inoltre sta nell’essenza della letteratura il separarsi dell’opera da colui che l’ha creata, al punto che il poeta, nel migliore dei casi, sarà un buon interprete ma non un interprete privilegiato di se stesso.

La relazione tra voce e testo è ancora più chiara nel declamare. Si deve leggere a voce alta qual-cosa come se si trattasse di portare all’ascolto un testo. Non si può comprendere, d’altra parte, una frase che venga letta ad alta voce se chi legge non l’ha compresa. Leggere con comprensione non vuol dire infatti leggere con espressione. Ancora, chi rilegge una poesia non pensa che non occorra più leggerla. Solo ora comincia anzi a leggerla davvero.

La configurazione temporale della lettura corrisponde in certo modo alla configurazione temporale del testo. Ma l’una non è identica all’altra e, in ogni caso, non è come quell’unità che si compie nella lettura di una poesia o nell’ascolto di un pezzo musicale. Nonostante tutte le differenze, si conserverà ancora un tratto comune, quel tratto comune che Dilthey ha chiamato struttura.

Tratto da LINGUAGGIO di Domenico Valenza
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