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Gadamer - Relazione positiva tra linguaggio e scrittura


D’altra parte, è interessante stabilire in che misura si ponga riparo alle perdite della forza comuni-cativa con la scrittura attraverso l’arte dello stile. L’aspetto negativo della scrittura è comunque tanto chiaro da spingere Gadamer a indagare la relazione positiva tra linguaggio e scrittura. Sia la configurazione fonica del discorso sia la configurazione segnica della scrittura hanno una idealità che le costituisce entrambe.
 
I suoni linguistici non possiedono la precisione del carattere fonico; la loro funzione comunicativa poggia sul fatto che questo margine del contingente non è mai così ampio da occultare quel che è comune a tutti. Lo stesso vale per la scrittura e per i segni scritti. Basterà pensare alle differenze di calligrafia e che richiederebbero quasi un indovino per decifrare un manoscritto. Ma anche questo margine di gioco è vincolato a limiti: sono i limiti della leggibilità.

Aristotele, nella sua celebre definizione del linguaggio, usa l’espressione “secondo convenzione”. In tal modo egli respinge certe teorie che riconducono il linguaggio all’imitazione della natura e sottolinea il carattere convenzionale di tutte le forme di comunicazione linguistica. Questa è l’ampia dimensione in cui si muovono entrambi, linguaggio e scrittura.

La letteratura viene alla luce dal momento che se qualcosa è tramandato in forma letteraria, non si dà perdita alcuna, mentre gli altri monumenti, a confronto con la tradizione scritta restano muti. Per contro, le iscrizioni non decifrate non sono mute; siamo piuttosto noi a essere sordi. Là dove usiamo la parola letteratura vogliamo contraddistinguere qualcosa all’interno della varietà infinita di ciò che è scritto e stampato: lì è documentata la vera arte linguistica.

La lettera permette all’interlocutore del dialogo di parlare e dire che quel che vuole al ricevente. Qui, in luogo dello scambio vivente, si ha lo scambio attraverso la scrittura. D’altra parte, attraverso il passaggio dal parlare allo scrivere possono sorgere fraintendimenti insolubili che, vis-à-vis, sarebbero subito eliminati. In proposito, Platone diceva che lo scritto non può accorrere in propria difesa e perciò, privo d’aiuto, è esposto all’abuso, alla distorsione e all’equivoco.

Tratto da LINGUAGGIO di Domenico Valenza
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