Protezionismo e liberalismo nel XIX secolo - Pierre Rosanvallon
Si è detto spesso che il XIX secolo ha segnato il trionfo del capitalismo liberale. Questa constatazione è ambigua. Se il capitalismo impone in effetti la sua legge al mondo intero, il liberalismo è per contro singolarmente assente da questo movimento.
Al livello degli scambi internazionali, il protezionismo è la regola e il libero scambio l’eccezione. La Francia resta ostinatamente protezionista durante tutta la prima metà del secolo XIX. Gli Stati Uniti non si scostano da una politica doganale molto restrittiva durante tutto il secolo. La Germania si richiude su se stessa dopo aver realizzato la propria unità doganale interna con la costituzione dello Zollverein nel 1834. Solo la Gran Bretagna fa eccezione, abolendo nel 1846 le barriere doganali sui cereali e nel 1850 il celebre Atto di Navigazione che vietava l’importazione di merci di provenienza coloniale su navi che non fossero inglesi. Ma l’Inghilterra è libero-scambista solo perché è al culmine della sua potenza industriale. Essa spera di inondare l’Europa, di cui è la fabbrica, coi propri manufatti. Il libero scambio è per essa solo un mezzo della sua politica imperialista. Questo esempio dell’Inghilterra provocherà tuttavia una certa tendenza a liberalizzare gli scambi in Europa nella seconda metà del secolo XIX, almeno su base strettamente bilaterale; ma sarà solo una breve parentesi: a trionfare è praticamente il protezionismo.
E’ anche nel XIX secolo che la maggior parte dei paesi europei sviluppano una politica di colonizzazione ad oltranza benché Adam Smith avesse denunciato ampiamente l’illusione coloniale da un punto di vista economico. “Per gli inconvenienti che risultano dal possesso delle colonie ogni nazione se li è pienamente riservati interi; quanto ai vantaggi, è obbligata a dividerli con molte altre nazioni”. La Francia, la Germania e la Gran Bretagna si lanciano tuttavia in una costosa competizione per dividersi il controllo dell’Africa.
Anche in materia di politica interna, il liberalismo sembra dimenticato. Il ruolo economico e sociale dello Stato cresce ovunque, principalmente in Francia e Germania. E’ questione di faire aller piuttosto che laisser faire. Il principio sacrosanto della libera concorrenza non resiste alla formazione di trust e di cartelli potenti. Gli accordi e i monopoli dominano dunque il mercato. Nel secolo XIX a trionfare non è quindi il capitalismo liberale ma il capitalismo selvaggio. Le idee liberali sono ovunque combattute dalla classe dominante quando questa non può usarle a suo profitto.
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Dettagli appunto:
- Autore: Domenico Valenza
- Università: Università degli Studi di Catania
- Esame: Storia contemporanea, a. a. 2005/06
- Titolo del libro: Il mondo contemporaneo. Storia e storiografia
- Autore del libro: G. Longhitano
- Editore: Palombo, Palermo
- Anno pubblicazione: 2005
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