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L'equilibrio europeo di Metternich - Reinhart Koselleck


La vera opera di Metternich è di aver trasformato questa situazione transitoria in un sistema. Assicurare l’equilibrio europeo voleva dire soffocare rigorosamente ogni aspirazione nazionale. La sistemazione dei confini escludeva, appunto, che andassero in porto le rivendicazioni nazionali di una costituzione.

Ai due estremi della situazione europea erano a est l’autocrazia russa e ad ovest il parlamentarismo aristocratico dei tories: le discussioni sui problemi costituzionali si mossero nella tensione creata da questi due poli contrapposti. Le decisioni, secondo il formale principio del diritto delle genti, vennero rimesse ai rispettivi sovrani, per cui al Congresso di Vienna fu deliberato solo statuto della Confederazione Germanica. Nondimeno si deve premettere che nei diversi trattati di pace vennero preservati i diritti privati dei sudditi come individui.

La magica parola legittimità fu introdotta nel dibattito da Talleyrand per stabilire un parallelo fra i diritti politici di sovranità e i diritti di proprietà. In generale essa veniva equiparata con il diritto di successione monarchico, cosa che Talleyrand modificò con il diritto internazionale di convenzione. Così si dovevano dichiarare illegali tutti i cambiamenti di proprietà pubblica avvenuti in base al semplice diritto d’occupazione, se non legalizzate internazionalmente. Il concetto di legittimità era sufficientemente elastico per garantire sia cambiamenti rivoluzionari sia interessi restauratori.  Proprio in questo era la sua modernità. Quanto si è detto vale anche per la sua applicazione in politica interna. Legittima era solo una costituzione che si mostrasse pari alle richieste dell’opinione pubblica.

Tratto da STORIA DEL MONDO CONTEMPORANEO di Domenico Valenza
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