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Caso e civiltà


Spesso si afferma che l’uomo ha scoperto il fuoco grazie al caso e sempre il caso gli ha permesso di capire come si cuocevano i cibi o come modellare l’argilla.
Questa ingenuità deriva da un’ignoranza della complessità e diversità delle operazioni che le tecniche più elementari implicano, ad esempio per fabbricare un utensile di pietra tagliata non basta battere un sasso finchè scheggi, ma bisogna avere delle conoscenze per farlo nel modo giusto; gli incendi permettono di arrostire ma non di bollire o cuocere, dunque non c’è motivo di escludere l’atto inventivo. Il vasellame è di difficile creazione: occorre scoprire le argille adatte alla cottura, elaborare tecniche di modellamento, scoprire il combustibile particolare, il tipo di calore e la durata della cottura; tutte operazione complesse che non possono avvenire per caso; dunque le società primitive non erano prive di genio.
La complessità delle scoperte moderne non dipende da una maggiore frequenza o migliore disponibilità di genio; la rivoluzione scientifica e industriale dell’Occidente è compresa in un periodo pari a mezzo millesimo della vita dell’umanità e quindi non possiamo dire con certezza che muterà la storia futura, è tuttavia vero che la civiltà occidentale si è rivelata più cumulativa delle altre e ha saputo arrecare miglioramenti facendosi fulcro di una rivoluzione industriale pari a quella neolitica. Però questo non significa che non ci siano state altre rivoluzioni svoltesi altrove in altri momenti, ma in campi diversi dell’attività umana; tutti gli altri mutamenti sono frammenti e non hanno senso per l’uomo occidentale moderno.
Ma la stessa rivoluzione industriale si è poi diffusa nel mondo e il problema di priorità non ha importanza perché la simultaneità di apparizione degli stessi sconvolgimenti tecnologici su territori vasti e distanti tra loro rivela come essa non sia dipesa dal genio di una razza ma da condizioni generali.
La distinzione tra storia stazionaria e cumulativa non è netta, ma è certo che nessuna cultura è assolutamente stazionaria la differenza dunque sta nel gradi di cumulatività.

Tratto da RAZZA E STORIA. RAZZA E CULTURA di Anna Carla Russo
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