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L'alienazione in Marx

Secondo Marx, il limite dell’economia borghese sta nell’incapacità di pensare in modo dialettico, eternizzando il sistema capitalistico, considerandolo non come un sistema economico tra i tanti, ma come quello naturale. Se per Hegel l’alienazione è il movimento stesso dello Spirito che si fa altro da sé, nella natura e nell’oggetto, in Feuerbach si identifica con la situazione dell’uomo religioso. In Marx, a differenza di Feuerbach, l’alienazione non è un fatto coscienziale ma reale.

L’alienazione indica infatti lo stato di scissione e dipendenza dell’operaio rispetto: al prodotto del proprio lavoro, che gli viene sottratto; alla propria attività, strumento per fini estranei; alla propria essenza, che è quella del lavoro libero, creativo e non forzato e ripetitivo; al prossimo, per il rapporto conflittuale con il capitalista e quindi con l’umanità.

La causa dell’alienazione è la proprietà privata dei mezzi di produzione, grazie alla quale il capitalista può espropriare l’operaio dal suo lavoro. La disalienazione si identifica dunque, secondo Marx, con il superamento del regime della proprietà privata e con l’avvento del comunismo.

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