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Cassirer - L'influenza di Fichte e Schelling su Holderlin

Il rapporto Holderlin-Fichte

Nella dottrina della scienza di Fichte, Holderlin coglie subito il punto centrale. L'opposizione io-non io non è che un'espressione per il contrasto dualistico natura-libertà. La natura, dice Fichte, non può limitare la liberta perché non è essere originario e indipendente. Ma è il limite che il sé pone a se stesso per trascenderlo subito dopo. Attraverso la materia l'io puro diviene consapevole di se stesso (divengo consapevole di me quando vedo le altre cose) e del suo compito infinito. Così la natura è la meta del dovere. Questa dottrina incuriosì Holderlin. Già in Rousseau il concetto della natura aveva i tratti di un ideale etico. Vediamo che i primi inni e poesie affiancano al silenzio della natura realtà come amicizia, onore, libertà ecc. ma nel rapporto con Fichte, Holderlin scelse tra il punto di vista dell'essere è quello del dovere.

Holderlin non riesce a sacrificare la natura all'ideale, anche se pare che per un momento lo faccia: non può perché significherebbe rinunciare al rapporto con quel sentimento originario del mondo che il lui è innato sin dall'inizio. La finitezza dev'essere dunque più di un semplice limite. Le riflessioni di Holderlin sono condensate, su contatto con le lettere estetiche di Schiller, nel 1794-95 nella versione Jenese dell'Iperione. Holderlin si contrappone qui con il diritto dell'artista alla filosofia etica della riflessione di Fichte. Nel fenomeno del bello si fissa l'unità tra natura e spirito dell'uomo, unità che ha però in sé il germe di un conflitto tragico. Diverse esigenze ostacolano la pura passione artistica verso la realtà. Una cosa è il sentimento di legame con la natura, un'altra la legge, che governa il mondo dell'uomo. Nell'Iperione e nell'Empedocle ci sono questi motivi. Empedocle è dominato dal sentimento del tutto della vita, e la natura per lui è comprensibile dall'interno. Ma Empedocle non rimane in tale unità: è spinto ad attuare l'ordine della natura manifestatosi in lui anche nel mondo degli uomini e nella legge d Stato. Qui la grande intuizione della natura è subito limitata e umiliata. Nel ridurre la natura a una servetta Empedocle si allontana dalla sua magia. Solo gettandosi nell'Etna ha riallacciato l'antico legame con la natura. Questo è il fondamento del tragico: natura e libertà non si conciliano, chi vuole vivere e agire nelle strutture del mondo dell'uomo deve separarsi dalle strutture della natura e chi vuole avvicinarsi alla natura deve rinunciare alle regole del mondo e dell'uomo.  Nel "fondamento dell'Empedocle" vediamo come Holderlin vuole esprimere in termini astratti questa cosa.

Holderlin e Schelling

Comunque, anche dove Holderlin subisce un influsso esterno lo affronta e riemerge da esso con le sue forze. E se supponiamo che Holderlin abbia avuto bisogno di Schelling per superare Fichte?
E' poco possibile. Le concezioni della natura di Holderlin si hanno sin dalla sua giovinezza. Le rappresentazioni di cose come "padre etere" sono in lui chiare sin dal tempo in cui i primi inizi concettuali della filosofia della natura di Schelling non eran stati prodotti.
Il thalia fragment dell'Iperione e la poesia "alla natura" contengono tale rappresentazione. Difficile credere che per celebrare la luce Holderlin parta dall'interpretazione di Schelling della luce come prima causa della polarità generale. Anche quella sulla luce è per Holderlin un'"intuizione fondamentale", che gli nasceva liberamente e non dal sapere umano, ma dal suo sentimento della natura. E' quindi impensabile dire che quando Holderlin senti crollare in lui la fiducia nel sistema di Fichte si sia rifugiato in Schelling. Quando Holderlin lo incontrò nel 1795 Schelling era ancora affascinato da Fichte. Nelle opere di quel periodo Schelling non supera mai Fichte. 
Schelling non ha ancora concepito l'idea che la natura come scala di potenze mostri un entità e un valore autonomi. In Schelling in quel periodo Holderlin incontra la stessa concezione che aveva respinto in Fichte, e alla quale aveva risposto con il frammento di Iperione. Comunque vi è ancora un problema insoluto nel rapporto Schelling-Holderlin e nella relazione tra le loro visioni del mondo. Schelling più tardi dirà che la natura non è un trampolino che l'Io originario mette davanti a sé per divenire Io teoretico ed esercitare la sua attività pratica. La natura è una scala sulla quale lo spirito sale verso se stesso. La natura non è un semplice oggetto, ma da essa si sviluppa lo spirito. Queste obiezioni di Schelling a Fichte Holderlin le anticipa nel frammento di Iperione. Holderlin poi nella stesura definitiva chiarirà la sua posizione sul bello e sull'arte. Schelling svilupperà questo stesso motivo nel 1800 nel sistema dell'idealismo trascendentale. Ancora, sul significato del mito e della fantasia mitica. Nei frammenti filosofici Holderlin ha sondato questa cosa in modo teoretico: ogni religione è per sua essenza poetica. Questa cosa potrebbe aver esercitato grande influenza su Schelling. Per lo sviluppo storico dell'idealismo tedesco dunque l'incontro Holderlin - Schelling del 1795 sarebbe stato determinante. Non possiamo dire che Schelling abbia preso da Holderlin risultati concettuali compiuti perché Holderlin non è pensatore sistematico. Forse Holderlin però fornì una nuova direzione al pensiero di Schelling. Questa è però solo un ipotesi.

Rosenzweig nel 1913 ritrova un manoscritto curato con il titolo di "il più antico programma sistematico dell'idealismo tedesco". Si afferma qui che tutta la metafisica in futuro ricadrà nella morale. Quindi che il sistema delle idee (che poggiano tutte su quella della libertà) coinciderà col sistema di tutti i postulati pratici, il primo dei quali è la rappresentazione dell'io assolutamente autonomo. Il filosofo dovrà avere capacità estetica pari a quella del poeta: la filosofia dello spirito è filosofia estetica perché l'idea della bellezza affratella verità e bene. Tutti, poi, anche il filosofo, han bisogno di una mediazione sensibile per la religione (figure). E'necessaria una mitologia della ragione: le idee devono avere un forma estetica, mitologica, solo così avran interesse per il popolo. Solo così si può sperare in un armonico sviluppo di ogni capacità.
Questo foglio secondo Cassirer è scritto da Hegel nel giugno o luglio 1796. Ma quel che sappiamo sullo sviluppo d filosofia hegeliana di quel periodo contraddice quest'ipotesi. L'idea è che sia un manoscritto di Schelling ricopiato da Hegel. L'epoca dovrebbe essere quella del soggiorno a Stoccarda di Schelling tra il 1795 e il 1796. In questo foglio è scritto e promesso tutto quel che Holderlin ha desiderato e richiesto dalla filosofia all'epoca di quell'incontro. Tutti i problemi in gran parte irrisolti del suo pensiero son qui bene enunciati. Emergono tre grandi ambiti:
- tendenza verso la natura
- filosofia dell'arte
- filosofia del mito.
Possiamo dunque supporre che Schelling abbia fornito per primo a quello che già nello spirito di Holderlin era presente come esigenza, una formulazione sistematica. Se in Holderlin queste cose erano necessità della sua natura artistica, Schelling le trasforma in necessità programmatica. Quindi probabilmente Schelling mise in luce in un solo colpo il contenuto e la meta dei conflitti spirituali interiori di Holderlin. Egli rassicurava Holderlin che tra il suo essere poeta e il desiderio di esprimere certe cose filosoficamente non c'è dualismo insuperabile: la poesia può diventare educatrice dell'umanità. Comunque molti temi concettuali qui trattati non saranno poi risviluppati da Schelling. L'abbozzo non è sviluppato perché gli mancano ancora i mezzi. Schelling in generale ha scoperto pochi problemi nuovi e originali, ma ha saputo procurare alle tendenze spirituali che lo circondavano un linguaggio e un'espressione consapevole.

Tratto da HÖLDERLIN E L'IDEALISMO TEDESCO di Dario Gemini
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