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Lo studio dell'apprendimento della comunicazione


Per lo studio dell'apprendimento della comunicazione bisogna sottolineare l'importanza della relazione precoce tra il neonato a l'adulto, infatti il neonato è fatto oggetto di comunicazione di chi si prende cura di lui.


Spitz ha condotto degli studi basati sull'osservazione di bambini istituzionalizzati dalla nascita usando il metodo dei filmati (che permetteva di osservare e rivedere bene le interazioni quotidiane della vita dei piccoli). Spitz condusse le sue osservazioni tra il 1946 e il 1947 osservando due gruppi di bambini istituzionalizzati: i neonati di donne in carcere che potevano assisterli nel nido del carcere e i neonati abbandonati e accolti in un orfanotrofio, in entrambi i gruppi i neonati erano molto ben assistiti dal punto di vista igienico/alimentare. 
Si osservava però che nei neonati che stavano nell'orfanotrofio un insieme di fenomeni preoccupanti: la loro crescita era irregolare e rallentata, erano in evidente ritardo nello sviluppo della motricità e della cognizione, la risposta allo stimolo esterno era poca/nulla, il loro volto diventava inespressivo, i loro muscoli erano contratti da spasmi, le crisi di pianto erano frequenti e il loro sistema immunitario era debole e per questo il 37% di loro morivano prima dei 2 anni. Questi fenomeni negativi erano assenti nei bambini delle donne i carcere. La spiegazione che diede Spitz per spiegare le differenze nelle condizioni di vita dei due gruppi di neonati viene individuata nel rapporto che questi neonati avevano potuto avere con la madre. Nell'orfanotrofio le infermiere soddisfacevano i bisogni di cura fisica e igienica indispensabili ma, al contrario delle mamme in carcere, non avevano un atteggiamento affettivo e di tenerezza (le mamme in carcere dopo aver allattato i loro figli li coccolavano, parlavano con loro, li guardavano negli occhi e per questo i fenomeni negativi non si sono registrati nei neonati), questi atteggiamenti affettivi infatti facevano la differenza e sono indispensabili tanto per lo sviluppo motorio e cognitivo tanto per la sopravvivenza fisica del bimbo. Queste osservazioni di Spitz sono riusciti a dimostrare l'importanza fondamentale delle fasi iniziali della relazione con la madre e mise in luce il fatto che la relazione affettiva con una figura di attaccamento (caregivers) è indispensabile alla vita del neonato allo stesso modo della nutrizione e della cura fisica. L'atteggiamento affettivo e la tenerezza della madre descrivono i primissimi processi di comunicazione che la madre rivolge al suo bambino.

Il baby talk è la prima forma di scambio tra il neonato e le sue figure di accudimento ed è vista come l'indispensabile introduzione di ogni nuovo nato al mondo della comunicazione interpersonale. Il baby talk è un modo apparentemente marginale di usare il linguaggio, adoperato dalle persone che cercano di adattarsi alla comprensione dei bambini più piccoli. Gli adulti quando devono rivolgersi a un bambino lo fanno in un modo caratteristico, usando il “bambinese” con diverse caratteristiche: si avvicinano e si pongono di fronte al bambino, lo guardano negli occhi, alzano la voce e intensificano i picchi di prosodia (accentuano la differenza tra note acute e note basse), aumentano le pause di distacco tra una parola e l'altra, usano un lessico diverso da quello usato tra adulti creato solo per i bambini (la ninna, la pappa, ..). Ma il baby talk è solo un caso di linguaggio marginale che le persone usano con gruppi di persone particolari ad esempio con anziani e stranieri. 

In questo caso prendiamo in esempio la ricerca sull'immaginare il discorso da fare a un bambino /adulto/straniero per indicare la strada, la ricerca ha dimostrato che il solo immaginare di rivolgersi a questi soggetti diversi aveva prodotto nelle partecipanti 3 modi differenti di usare il linguaggio. I risultati di questa ricerca dimostrano che le persone cercano spontaneamente di mettersi sulla stessa lunghezza d'onda di chi le ascolta, il parlante si modula con finezza (fine-tuning) con il proprio interlocutore non solo nei contenuti ma anche nei modi (pause, ritmo, tono e intensità della voce, orientamento del viso e del corpo). Un esempio di fine-tuning è il baby-talk, infatti la modulazione fine del baby-talk è strutturata in modo tale da aiutare al massimo l'apprendimento del linguaggio del bambino. Un primo ingrediente indispensabile perché il bambino divenga soggetto di comunicazione è un atteggiamento affettivo di estrema attenzione e tenerezza espresso dai caregives, il secondo ingrediente è la capacità di modulazione fine della comunicazione. Ogni persona adulta adotta spontaneamente questo tipo di linguaggio marginale solo immaginando di parlare con un bambino, il linguaggio marginale esiste nelle diverse culture e il baby-talk lo troviamo tra le competenze tacite della comunicazione, cioè quelle abilità che le persone usano nel dialogo con gli altri anche senza rendersene conto. Quindi l'adulto con il suo sostegno affettivo e con la modulazione fine del baby-talk introduce il bambino in una fase del tutto nuovo del suo sviluppo, questa fase culmina con la conquista del linguaggio. 

Secondo Vygotskij esiste un collegamento tra sviluppo cognitivo e sviluppo linguistico e il bambino che sta imparando a parlare pensa ricordando, cioè arriva a formulare il suo pensiero tramite la rievocazione delle sue esperienze, man mano che acquisisce una maggior padronanza del linguaggio il bambino può ricordare pensando (punto più avanzato dello sviluppo), una volta diventata adulta una persona può arrivare a modificare il senso che attribuisce a un suo ricordo tramite le parole. 
Il percorso evolutivo legato all'apprendimento del linguaggio di Vygotskij si caratterizza per i seguenti passaggi:
• Linguaggio egocentrico: il bambino parla ad alta voce e con se stesso mentre agisce
• Dialogo interiore: il linguaggio egocentrico viene interiorizzato e si trasforma in pensiero i grado di organizzare le esperienze nella sua mente e il bambino smette di parlare da solo ad alta voce
• Piena padronanza linguistica: la persona riesce a richiamare alla mente il passato a partire dalle parole con cui è descritto (=ricorda pensando) e può anche fornire agli altri una sua lettura innovativa degli eventi del mondo
Nella prima fase di interiorizzazione del linguaggio si riconoscono gli effetti della maturazione del bambino e il succedersi di comunicazioni quotidiane in cui l'adulto descrive mentre accadono le cose che fa il bambino, legge i libri illustrati, commenta esperienze in cui il bambino è coinvolto. Le parole grazie all'interiorizzazione diventano guida interiore del pensiero del bambino e diventano uno strumento a disposizione del bambino. Una volta che il bambino diventa padrone del linguaggio esso introduce a un modo di vedere la vita, nel modo diverso con cui ogni lingua permette di dire un'esperienza è racchiuso un percorso che porta la persona ad elaborare maggiormente alcuni aspetti di interpretazione dei propri vissuti a scapito di altri (es. espressione italiana “fare una brutta figura” sottolinea l'importanza della gestione dell'immagine di sé in pubblico, mentre l'espressione inglese “rendersi sciocco” sottolinea l'importanza dell'autocontrollo). 

Con la padronanza dell'uso del linguaggio il bambino entra nel mondo della comunicazione umana caratterizzata dalla multimedialità, ovvero dalla disponibilità simultanea e cognitiva di diversi registri comunicativi. Questi registri possono essere suddivisi in due grandi gruppi a seconda che si focalizzi l'attenzione sul parlante o sulla relazione tra chi parla e chi ascolta:

1. Considerando il parlante i principali registri comunicativi sono:
Verbale: relativo alle parole
Paraverbale: relativo al modo in cui la voce pronuncia le parole (velocità, tono)
Gestuale: relativo ai gesti che possono essere deittici (indicando oggetti dell'ambiente), iconici (suggeriscono di immaginare oggetti non presenti nell'ambiente), simbolici, batonici (per sottolineare l'importanza di quello che si sta dicendo), manipolatori e automanipolatori (per allentare la tensione si compiono gesti compulsivi come attorcigliarsi i capelli)
Espressivo: relativo alle espressioni delle emozioni che si possono cogliere dal viso/sguardo/postura

2. Considerando la relazione tra chi parla e chi ascolta i registri sono:
Prossemica: il modo in cui si regola la distanza tra il proprio corpo e quello dell'interlocutore
Orientamento del corpo: relativo al modo in cui chi parla orienta il proprio corpo rispetto chi ascolta e viceversa
Allineamento o disallineamento: relativo al modo in cui chi ascolta accorda la propria comunicazione corporea con quella del parlante (allineamento) oppure no (disallineamento)

La comunicazione umana, dal punto di vista del parlante chi comunica nel corso della sua vita quotidiana è un abile attore (comunicazione=performance), del punto di vista della relazione tra chi parla e chi ascolta la comunicazione è una danza e la bellezza di essa consiste nel muoversi all'unisono (comunicazione=relazione).

Tratto da PSICOLOGIA SOCIALE di Emma Lampa
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