Il racketeering e lo studio delle emozioni
Il Racketeering è un modo per ottenere carezze e un tornaconto che vanno a confermare convinzioni e il copione di vita attraverso la manipolazione degli altri e l’uso di messaggi ulteriori.
Molto simile al gioco psicologico ma qui le due parti possono continuare a scambiarsi transazioni ulteriori finché ne hanno voglia senza scambio di ruoli.
Il rackets è un sentimento ricatto, non genuino (≠sentimento reale) che i bambini imparano a sfruttare fin dall’infanzia e poi ad usare abitualmente per soddisfare i propri bisogni, sono sentimenti sostitutivi infatti dietro ognuno di essi c’è un sentimento reale di cui l’individuo non ne è consapevole nel presente poiché era un sentimento proibito nel passato. Alcune emozioni infatti vengono proibite da figure genitoriali il bambino trova compenso nell’esprimere altri sentimenti permessi per avere sostegno nel loro ambiente.
Più il comportamento sostitutivo (rackets) riceve rinforzi più si radica nella personalità di un individuo. Ogni sentimento può diventare parassita ed essere usato per occultare il sentimento reale.
I racktes sono quindi all’origine del racketeering e serve per il mantenimento del copione e delle sue convinzioni.
Giochi e racketeering sono entrambi modi di strutturare il tempo che instaurano una relazione simbiotica (=non rispettosa dell’autonomia reciproca).
Thomson individua 3 emozioni primarie:
1. Paura: ha come qualità funzionale la reazione ad una minaccia esterna e la qualità temporale è relativa al futuro ma diventa disfunzionale al di fuori del suo ordine temporale.
2. Rabbia: ha come qualità funzionale la spinta al cambiamento e la qualità temporale è relativa al presente ma diventa disfunzionale al di fuori del suo ordine temporale ad esempio riferendosi ad una cosa passata.
3. Tristezza: ha come qualità funzionale l’adattamento alla perdita e la qualità temporale è relativa al passato (recente).
Steiner elaborò l’Alfabeto delle emozioni (=emotional literacy), ovvero un programma per comunicare liberamente in intimità, tecnica del chiedere permesso, tecnica auto-narrativa (=iniziare una comunicazione intima parlando di se stessi), tecnica di dichiarazione dei sentimenti (tenere separate le azioni delle proprie reazioni per non trasformare l’interazione intima in conflittuale).
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Dettagli appunto:
- Autore: Emma Lampa
- Università: Università degli Studi di Macerata
- Facoltà: Scienze Politiche
- Corso: Scienze della Comunicazione
- Esame: Psicologia del linguaggio e della comunicazione
- Docente: Bongelli Ramona
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