Hume
Hume considerato il filosofo che ha svoltato verso la soggettività.
Nel suo “La regola del gusto” riprende il concetto precedente e arriva a separare il giudizio estetico dal giudizio scientifico in quanto il primo è fondato su un sentimento e quindi su una dimensione soggettiva che toglie agli oggetti artistici la possibilità di possedere una bellezza soggettiva fondata sull’ordine.
La bellezza inoltre continua ad avere delle regole che però non sono più a priori come nel caso della bellezza oggettiva ma a posteriori.
Hume ritiene che la bellezza dunque non sia una qualità delle cose ma esiste soltanto nella mente che le contempla (la bellezza non sta nell’oggetto ma negli occhi di chi guarda).
Le conseguenze dell’estetica di Hume sull’arte sono notevoli in quanto si assiste alla svolta dall’oggettività alla soggettività del giudizio di ordine e quindi della nozione di bellezza, questo significa che l’arte passa dall’essere lo strumento di rappresentazione della relazione tra gli esseri umani ed altro da sé e la rappresentazione dell’espressione, ovvero passare dall’ambizione di usare l’arte per fare qualcosa che ha a che fare con altro da sé all’ambizione di usare l’arte per fare qualcosa che ha a che fare con sé.
La svolta soggettivistica dell’estetica britannica si collega in maniera diretta con l’autoreferenzialità dell’arte che ha conseguenze sia positive, ovvero una maggiore libertà di sperimentazione, che negative, ovvero il dilettantismo.
Tra i filosofi britannici che lavorano alla svolta soggettivistica dell’estetica c’è Alison la quale sostiene che la bellezza della proporzione sia soggettiva e che la soggettività della bellezza sottintende la sua espressività in quanto una proporzione è bella per me se esprime qualcosa a me, questo meccanismo di espressione è anch’esso soggettivo in quanto l’espressione è fondata sull’associazione che è un criterio soggettivo che varia da individuo a individuo.
Fa un riferimento agli ordini architettonici sostenendo che “la base di una colonna […] non è una forma che sia più bella di molte altre che possono essere date dallo stesso tipo di materia […] la bellezza degli ordini architettonici è data da che cosa ci esprimono – e che cosa esprimono è una variabile soggettiva”, per cui, secondo Alison, l’architettura non è costruita sulla base di un ordine che rappresenta il kosmos ma è costruita sulla base di qualcosa che è casuale perché è l’espressione di un soggetto che varia.
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Dettagli appunto:
- Autore: Francesca Zoia
- Università: Politecnico di Milano
- Facoltà: Architettura
- Corso: Progettazione Architettonica
- Esame: Estetica dell'architettura
- Docente: Simona Chiodo
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