Home visiting
Si rivolge a famiglie multi problematiche, con più fattori di rischio --> l'ipotesi è di monitorare longitudinalmente la famiglia nei primi due anni di vita, e in alcuni casi il programma inizia già dalla gravidanza. È molto costoso ed è una forma di prevenzione secondaria/terziaria, che ad ampio raggio cerca di prevenire maltrattamento, abuso trascuratezza, fornendo un sostegno longitudinale alla famiglia. Il sostegno viene fornito nel contesto del domicilio della famiglia, e serve a garantire il benessere e lo sviluppo socio-emotivo del bambino, oltre che a ridurre lo stress genitoriale. Negli Stati Uniti gli operatori sono non sempre psicologi ma anche assistenti sociali o infermieri che hanno una formazione ad hoc. È molto importante anche che questi operatori abbiano una supervisione periodica. Lo stampo dell'intervento è psicoeducativo, in cui si mostrano le varie tappe di sviluppo, le capacità del bambino, quindi così si aumentano le competenze cognitive del genitore. È molto importante in questo intervento valutarne al termine l'efficacia, quindi vedere se la famiglia ha aumentato le sue modalità di parenting e la sua sensibilità, se il bambino ha attaccamento sicuro e scarso rischio psicopatologico ecc... vi sono anche obbiettivi più ampi: migliorare le condizioni generali di vita della madre e dei figli, diminuire le nascite pretermine, costituire un ambiente domestico più sicuro (meno visite al pronto soccorso), minore uso di sostante e di comportamento dei vigili in epoche successive. Quindi è molto importante mappare nel pre e nel post cosa avviene nel genitore e nel figlio.
Negli ultimi anni vi è la tendenza a lavorare su diversi piani, quindi ad esempio migliorare le capacità di parenting con l'home visiting, e allo stesso tempo utilizzare le tecniche di video feedback per modificare le rappresentazioni genitoriali --> Focus sia sugli aspetti comportamentali sia sulle rappresentazioni genitoriali. Un terzo livello che sta prendendo sempre più spazio è anche quello della mentalizzazione. Quindi i 3 livelli su cui i concentrano questi programmi di prevenzione integrati sono: comportamentale, rappresentazionale, mentalizzazione.
Un esempio è il programma Minding teche baby di Arietta Slade (ricercatrice con competenze cliniche soprattutto nell'ambito dell'attaccamento): utilizza vari strumenti di intervento, cioè home visiting, interventi psico educativi, di mentalizzazione e di video-feedback. Obiettivo principale: aumentare le capacità di mentalizzazione e sensibilità del genitore, ma anche favorire attaccamento sicuro nel bambino (intervento attachment based). È rivolto a madri a rischio psicosociale, che hanno subito traumi, e quindi hanno attaccamenti insicuri e scarse capacità riflessive. L'obiettivo è proprio quello di aumentare la mentalizzazione nella madre. Gli operatori quindi pongono molto l'attenzione su cosa sta provando il bambino, allo scopo di aiutare la madre a tenere a mente il bambino. Però allo stesso tempo si dà voce alle emozioni della madre, spesso vissute come intollerabili.
Sintesi dei modelli di prevenzione (soprattutto quelli attachment based):
Il punto di forza è quello di creare un'alleanza positiva tra i genitori e gli operatori --> gli operatori diventano una sorta di base sicura a cui i genitori possono riferirsi (anche a livello longitudinale). L'operatore disattiva il modello di attaccamento negativo del genitore e ne costruisce uno nuovo positivo. Il genitore quindi costruisce un modello relazionale positivo con l'operatore, lo interiorizza a livello di base sicura e lo può così utilizzare nella sua relazione con il bambino.
Da una parte quindi si cerca di costruire nuovi modelli relazionali, dall'altro è anche importante però aiutare i genitori ad attivare risorse, modelli ed esperienze positive che hanno vissuto con i genitori o in figure sostitutive --> si attivano figure benevole a cui potersi riferirsi (ipotesi di Stern di costellazione materna: possibilità della madre di riferirsi a figure positive sia interiorizzate sia esterne reali).
Questi interventi sembrano particolarmente preziosi perché vanno a trasformare relazioni tra bambino e caregiver che potrebbero essere potenzialmente disfunzionali e dannose, e così si riesce a prevenire anche il rischio psicopatologico futuro. Affinché ciò avvenga è necessario che la prevenzione avvenga nei primissimi mesi, in cui si formano i legami di attaccamento (se si agisce più tardi si deve lavorare su schemi già costruiti e radicati, mentre nei primi mesi sono molto più flessibili).
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Dettagli appunto:
- Autore: Mariasole Genovesi
- Università: Università degli Studi di Milano - Bicocca
- Facoltà: Psicologia
- Corso: Psicologia dello sviluppo e dei processi educativi
- Esame: Psicologia dello sviluppo socio-affettivo
- Docente: Cristina Riva Crugnola
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