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Sistema Intersoggettivo



Cosa succede nel primo anno di vita e perché è così importante per la formazione dei modelli di attaccamento e dei MOI? Nel primo anno di vita c’è un doppio fuoco, costituito da madre e bambino: ad esempio madre e bambino si guardano reciprocamente, esprimendo emozioni positive -> ciò è funzionale a due sistemi motivazionali: quello di attaccamento che permette al bambino di sentire un senso di benessere e sicurezza (ottiene protezione e regolazione emotiva dal caregiver) / quello intersoggettivo: il bambino guarda la madre e vocalizza per sintonizzarsi con la madre e condividere stati mentali ed emotivi -> questi due sistemi motivazionali si intrecciano per ottenere sicurezza e rispecchiamento dei propri stati mentali.
Qui approfondiremo il sistema intersoggettivo. Esso è molto centrato nei primi mesi di vita sull’imitazione tra madre e bambino e sul rispecchiamento di emozioni. Gli studiosi esaminano come il sistema si sviluppa nel primo anno di vita: all’inizio è imitazione e rispecchiamento di emozioni, poi dai 5/9 mesi inizia l’intersoggettività secondaria, in cui si condividono significati e scambi comunicativi di tipo cooperativo (Anche sugli oggetti).

Intersoggettività primaria: implica la capacità del neonato, attraverso imitazione del volto materno, di una interazione socio-emotiva che emerge già dalle prime settimane. Il neonato già nelle prime ore dopo il parto è in grado di imitare alcuni movimenti del volto umano se un adulto si pone davanti a lui in modo ravvicinato (se l’adulto apre la bocca o tira fuori la lingua lo fa anche il bambino). Poi la madre riconosce l’espressione del bambino e gliela restituisce imitandola, quindi il bambino vede riconosciuto il suo stato emotivo. Quindi il bambino comunica alla madre, la madre lo imita e questo fa sì che il bambino diventi molto più attento.

Caratteristiche della intersoggettività primaria:
° Comunicazione faccia a faccia
° L’attenzione del bambino è molto breve e quindi si configurano cicli di attenzione brevi che vengono allungati quanto più il caregiver è in grado di rispecchiare responsivamente il bambino
° Alternanza dei turni tra mamma e bambino, che prefigura il dialogo adulto parlato (si parla e poi si ascolta l’altro)
° Protoconversazioni: con movimenti delle labbra e della lingua, vocalizzazioni, movimenti delle mani e delle braccia (tipo saluto) e rotazione del capo
In questi scambi comunicativi il bambino si aspetta risposte contingenti rispetto alle proprie comunicazioni. Se questa aspettativa non è soddisfatta si mostra deluso, modificando le sue modalità comunicative.
A dieci settimane il bambino ha la capacità di discriminare le diverse emozioni di gioia, collera e tristezza espresse dalla madre (tale capacità è dimostrata da espressioni mimiche, sorriso, aggrottamento delle sopracciglia, immobilità, disagio).
A cosa serve quindi l’intersoggettività primaria? Per creare una connessione emotiva tra madre e bambino, basata sulla capacità di percepire ed essere consapevoli di stati emotivi semplici propri ed altrui (affective self-consciousness) rinsaldata dal rispecchiamento materno -->  in questo modo il bambino diventa consapevole del proprio sé grazie all’attenzione intenzionale dell’altro, del sentirsi cioè oggetto dell’attenzione dell’altro: “I feel in relation to you”.

Le funzionalità principali dell’intersoggettività primaria sono dunque:
- Condivisione/coordinazione di stati emotivi e creazione dei primi nuclei affettivi del sé
- Essere “connessi con” il caregiver, che ha funzione organizzante -> la mancata connessione determina disorganizzazione (vedi paradigma still face). Si vengono così a creare schemi di “essere con” che guidano le successive relazioni e sono la base dei futuri modelli di attaccamento

Gli schemi di essere con sono molto importanti per lo sviluppo successivo dei modelli di attaccamento. Verso i 3/4 mesi si vengono a configurare veri e propri schemi di essere con, chiamati da Stern RIG (rappresentazioni di interazioni generalizzate) -> essi sono rappresentazioni generalizzate delle interazioni se/altro, in relazione ai differenti scambi, giochi, accudimento, protezione, implicanti:
° Schematizzazione e tipizzazione delle diverse esperienze interattive precoci e degli affetti correlati attraverso strutture cognitive (tipo copioni) intesi come sequenze degli eventi vissuti nell’interazione con l’altro
° Rappresentazioni sé/altro

Intersoggettività secondaria (dal secondo semestre): mentre quella primaria è centrata sulla condivisione e rispecchiamento emotivo, quella secondaria (a partire dai 5 mesi) è focalizzata sugli oggetti -> è centrata sulla condivisione di significati riguardanti gli oggetti -> comincia una relazione a tre, tra bambino caregiver e oggetti.

Sorgono una serie di fenomeni:
° Coorientazione visiva: madre e bambino condividono l’attenzione visiva su uno stesso oggetto. Il bambino guarda in modo alternato l’oggetto e la madre, spesso indicandolo e vocalizzandolo. La madre segue costantemente con il suo sguardo l’attività del bambino con gli oggetti “incorniciandola” (framing). In questo modo si crea un oggetto di attenzione condivisa che sarà alla base della successiva attività di comunicazione pre verbale e verbale del bambino;
° Giochi sociali convenzionali: Bruner e Camaioni hanno studiato diversi giochi sociali convenzionali, ad esempio indicare/nominare (il bambino indica e la mamma nomina), Fare/disfare, dare/prendere, gioco del nascondino -> sono giochi in cui il format è precostituito, in cui l’obiettivo è di condividere un’attività con l’adulto. Il format: convenzionale condiviso con ruoli, attivo/passivo, mansioni, alternanza dei turni predefiniti. Passaggi tipici: a 9-11 mesi la madre proporne il gioco agendo il doppio ruolo, fare e disfare, dare e prendere ecc / a 11-12 mesi il bambino inizia ad assumere un ruolo, il più facile (esempio: disfare, prendere ecc) / a 13-15 mesi il bambino assume alternativamente i ruoli con modalità reciproche e dà inizio al gioco.
° Modalità comunicative richiestive e dichiarative: sono modalità che il bambino utilizza in modo pianificato per comunicare con l’adulto in relazione agli oggetti. Richiestive: mostrare, indicare, stabilire un contatto visivo in relazione ad un oggetto, finalizzate ad attivare l’intervento dell’adulto per avere l’oggetto o per farlo funzionare (dagli 8 mesi in poi) / dichiarative: mostrare, porgere, indicare, stabilire un contatto visivo in relazione ad un oggetto, per condividere con l’adulto l’attenzione sull’oggetto (dai 10 mesi circa).

Anche in questa fase il bambino continua a condividere emozioni, attraverso 2 fenomeni:
- Social referencing: il bambino utilizza l’espressione del volto materno (positiva o negativa) per interpretare stimoli ambientali sconosciuti (se l’adulto ha una espressione positiva il bambino esplora serenamente l’ambiente, altrimenti si blocca)
- Sintonizzazione affettiva (attunment): studiata da Stern -> la mamma in questo periodo non solo imita l’espressione emotiva del bambino (come nella intersoggettività primaria), ma la imita anche cambiando canale sensoriale ed espressivo (ad esempio il bambino esprime gioia con il viso, e la mamma la esprime con i gesti).
Si ha una rottura della relazione faccia-faccia a 5/6 mesi e prevale l’interesse per l’esplorazione dell’ambiente. Diminuiscono gli sguardi rivolti alla madre e aumenta l’esplorazione visiva dell’ambiente. A 9 mesi il bambino inizia a coordinarsi con gli oggetti con il partner umano (condivide l’attenzione del caregiver verso l’oggetto).

Interazione padre/bambino nell’intersoggettività primaria:
* Stimola di più il bambino dal punto di vista fisico e gli propone oggetti molto presto
* È meno rispecchiante, vocalizza meno, verbalizza meno
* Maggiore stimolazione verso l’esplorazione dell’ambiente
* Minori attività di conforto/benessere
* Dopo i 3 mesi il bambino comincia a comunicare a livello triadico con entrambi i genitori alternando sguardi, vocalizzi e sorrisi.

Interazione padre/bambino nell’intersoggettività secondaria:
* Gioco prevalentemente di tipo fisico con forti livelli di attivazione
* Gioco con oggetti di tipo funzionale, per esplorarne le caratteristiche vs madre gioco più distale centrato sulla condivisione dell’attenzione sugli oggetti

Per concludere il discorso sull’intersoggettività, esso va avanti fino all’acquisizione del linguaggio verbale -> dopo i 3 anni il bambino condivide attraverso la narrazione dei propri stati emotivi. Quanto più il genitore parla e nomina le emozioni, quanto più il bambino sarà poi capace di usare un linguaggio emotivo, che è importante dato che ha funzione di regolazione delle emozioni.
Il sistema intersoggettivo è un sistema che poi regola le nostre relazione anche nell’età adulta: per gli adulti è molto importante condividere episodi emotivi salienti -> negli adulti si verifica:
* Condivisione sociale primaria: social sharing di episodi emotivi salienti positivi e negativi con un interlocutore
* Condivisione sociale secondaria: espansione a raggiera della condivisione dal primo interlocutore a nuovi interlocutori.

Tratto da PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO SOCIO-AFFETTIVO di Mariasole Genovesi
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