APPROFONDIMENTI
La diminuzione della pressione fiscale: elemento cruciale per uscire dalla crisi
Il momento che stiamo vivendo merita un'approfondita riflessione. I media, in generale, scrivono testualmente che ci stiamo avviando verso una ripresa economica e che finalmente stiamo uscendo dal baratro della crisi economica. Son tutte belle, anzi bellissime parole quasi invocano nel lettore la sicurezza di una possibile rinascita economica a breve. Eppure simili dichiarazioni si sentivano anche un paio di anni fa ed invece quello che abbiamo potuto constatare è che la vera ripresa economica è riscontrabile con dati oggettivi solo in altri paesi europei e non il nostro. È opportuno chiedersi: "ma se gli altri paesi europei hanno un PIL seppur di poco in crescita e se l'Unione Europea è nata con l'intento di creare un mercato unico economico e monetario ma soprattutto integrato, allora perché i medesimi effetti non sono effettivamente riscontrabili anche in Italia?". Forse per rispondere a questa domanda è opportuno andare alla ricerca di quali sono i problemi che affliggono il nostro paese. In prima battuta direi sicuramente il problema della disoccupazione per poi seguire con l'enorme pressione fiscale che affligge le nostre imprese, e il gravissimo problema della corruzione. Questi sono solo alcuni dei problemi del nostro paese che potrebbero venir meno in primis utilizzando un'adeguata politica economica associata all'idealismo dell'anticorruzione. Le mie appaiono come delle parole utopiche; forse, con gli strumenti giusti anche noi cittadini italiani potremo finalmente e realmente conoscere e riconoscere la vera ripresa economica che ridoni spirito, forza e credibilità ad un paese sofferente come il nostro.
Quelle elencate precedentemente sono alcune problematiche principali a mio avviso urgenti da risolvere. In modo particolare, ritengo che il primo problema a cui trovare una soluzione sia la pesante pressione fiscale che ci affligge. Avete mai pensato a quanti sono gli introiti di uno Stato solo in un giorno? Ed allo stesso tempo avete mai immaginato a quanto possono ammontare le uscite correnti in un giorno?
Sono cifre difficili da immaginare ma possono essere il punto di partenza dal quale fare un bilancio di quella che è, e che potrebbe realmente essere la necessità di un'adeguate pressione fiscale. Penso che sia inutile aumentare tale pressione se poi l'effetto immediato è l'abbandono dal nostro paese da parte delle imprese italiane con la conseguenza immediata di una diminuzione delle entrate correnti, di un incremento delle disoccupazione e quindi degli ammortizzatori sociali che a sua volta incrementano la spesa pubblica determinando deficit di bilancio sempre più pesanti. Chi governa dovrebbe fermarsi un attimo e chiedersi cosa significa fare politica economica e riflettere su quali possano essere le conseguenze non solo nel breve termine ma anche nel lungo periodo. Ed allo stesso tempo dovrebbe chiedersi che impatto possono avere le decisioni prese a livello sovranazionale nel nostro paese. Credo che sia inutile dire di essere felici di sedere al tavolo con i colleghi europei se poi di fatto quello che si rappresenta è un paese sempre più povero la cui popolazione è sempre più provata e meno abbiente rispetto anni fa. La strategia migliore per uscire dal baratro della crisi economica a mio avviso, è sicuramente quella di puntare sul lavoro ma non solo a parole bensì con i fatti. Il lavoro quindi, il tema centrale, ma in modo particolare iniziare ad attuare delle vere e proprie politiche sul lavoro che stimolino nei giovani la voglia di darsi da fare e di creare delle realtà ex-novo che aiutino a far progredire la società. L'aiuto alla creazione di imprese dovrebbe concretizzarsi, non con delle elargizioni, bensì con delle politiche fiscali che siano incentivo, affinché si possa evitare la fuga dei cervelli e delle imprese all'estero. Anche alle realtà più "mature" ritengo sia necessario crear loro le condizioni migliori che spingano l'impresa stessa a crescere, a fare investimenti quindi, a creare ciò che il nostro paese ha realmente bisogno ossia il lavoro. La riduzione fiscale dovrebbe quindi avere come effetto immediato una riduzione degli introiti accompagnata da un incremento dell'occupazione, che preme determinando un aumento della domanda interna, ossia più potenziali consumi di beni e servizi soggetti ovviamente ad imposizione, che in un secondo momento determinano un incremento degli introiti statali. L'economia è come un circuito causa- effetto, proprio come in una catena unita dove ogni anello una volta modificato, incide su un altro anello tornando al punto di partenza.
Un altro elemento focale è sicuramente il problema della corruzione. È una situazione difficile da eliminare ma sarebbe opportuno chiedersi a che cosa è dovuta e quindi quali sono gli elementi che influiscono su tale problematica. Perché è un problema diffuso in tutti i paesi europei ma in modo così pesante nel nostro? Forse ci sono degli elementi che incidono creando questa situazione. Primo fra tutti la burocrazia ed in modo particolare tutta la documentazione che viene richiesta per svolgere certe operazioni, oltre che l'enorme complessità di iter e procedure che a volte rendono la vita impossibile. Un altro elemento è sicuramente la normativa in materia di appalti pubblici che invece di semplificare rende gli iter complessi e stimola la creazione di tangenti e quindi di corruzione. Un fattore stimolante, purtroppo, è dato anche dal modo di pensare dell'italiano in sé ossia di ricercare tutte le scappatoie per uscire vittorioso, disonesto ma con il minimo sforzo. Basti pensare al teorema del free - rider secondo il quale se l'individuo sa a priori che può utilizzare un bene pubblico senza pagare e senza essere controllato allora continuerà a farlo sempre sapendo che ci sarà qualcun altro a pagare al suo posto. In effetti è vero, quante persone magari salgono sull'autobus senza biglietto sapendo che non riceveranno alcun controllo e quindi usano il mezzo a costo zero?
E allora alla luce di quanto sopra esposto proviamo a ragionare e a utilizzare certi consigli in modo tale che in Italia non si senta più parlare dei nuovi poveri, delle fuga dei cervelli e delle imprese, della corruzione, bensì si possa sentire finalmente parole come lavoro, occupazione, benessere e diminuzione della povertà e solo così potremo essere un paese fiero in Europa.