APPROFONDIMENTI
Le bouc: Fassbinder a teatro
Il 22 giugno 2011 è andato in scena in prima nazionale presso lo spazio della Cavallerizza Reale di Torino nell’ambito della XVI edizione del Festival delle Colline Torinesi lo spettacolo prodotto della Comédie de Reims per la regia di Guillaume Vincent dal titolo Le bouc.
Le bouc è tratto direttamente dalla drammaturgia che Rainer Werner Fassbinder (Bad Wörishofen, 31 maggio 1945 – Monaco di Baviera, 10 giugno 1982) scrisse ai tempi dei suoi esordi teatrali presso il collettivo della scena off monacense Action-Theatre (debuttò a Monaco nell’aprile 1968 per la regia di Fassbinder e del suo collaboratore Peer Raben) e che divenne un film qualche tempo più tardi, nel 1969, come accadde per varie altre opere quali, ad esempio, Le lacrime amare di Petra von Kant (Die bitteren Tränen der Petra von Kant, 1972). Il titolo originale Katzelmacher tradotto significa “Fabbricante di gattini” e allude alla facilità con cui gli immigrati mettevano al mondo i bambini che nell’allestimento della compagnia francese prende invece il nome di Le bouc, vale a dire “straniero” ma anche “capro”; quel capro espiatorio attraverso il quale una borghesia annoiata nella società dei consumi sfoga le proprie pulsioni più animalesche e aberranti. Le bouc è appunto il ritratto dell’ordinaria quotidianità di un gruppo di giovani della provincia tedesca degli anni Sessanta; legati da sentimenti banalizzati e comportamenti mercificati in cui a un certo punto arriva il greco Jorgos (nel film impersonato dallo stesso Fassbinder) a scompaginare il loro ordine, divenendo in breve tempo il centro polarizzatore di calunnie, paure, violenze e insane curiosità.
Il tema dello straniero, nello specifico della condizione del lavoratore immigrato analizzata sia negli aspetti relazionali sia in quelli economici, ricorre frequentemente e rende la poetica di Fassbinder oggi ancora attuale. Significativo in proposito è La paura mangia l'anima (Angst essen Seele auf, 1974) per quanto riguarda le produzioni cinematografiche degli anni Settanta, pellicola di poco successiva alla Petra von Kant nella quale il diverso è impersonato dall’omosessuale come dalla giovane di estrazione proletaria che, sebbene tedesca di nascita, ritorna in patria a seguito della temporanea rottura del suo matrimonio avvenuto in Australia.
Guillaume Vincent invece è un giovane regista d’oltralpe che, oltre a una solida formazione nelle discipline teatrali e musicali, ha al suo attivo una consistente esperienza nella direzione di spettacoli (ha, fra l’altro, già incontrato Fassbinder nella messa in scena di Preparadise sorry now del 2009 sempre in collaborazione con la Comédie de Reims) e che del suo lavoro sull’autore tedesco dice: “Per avvicinarsi al teatro di Fassbinder oggi non è importante porsi il problema di quanto sia contemporaneo o datato, piuttosto è necessario renderlo ancora vivificante, tale da far discutere”1.
Nel 2012, in effetti, ricorre il trentennale dalla morte di Rainer Werner Fassbinder e il decennio che ci separa dalle retrospettive organizzate in suo onore nel 20022 se da un lato ha mantenuto questo autore tra i classici della drammaturgia tedesca contemporanea, dall’altro ha contribuito a farlo dimenticare dal mainstream cinematografico ma soprattutto a renderlo semisconosciuto alle nuove generazioni, sebbene le tematiche affrontate e le dinamiche messe in luce dalle sue produzioni possano essere a tutt’oggi a buon titolo alquanto attuali.
Le bouc è sicuramente un testo semplice in quanto tipicamente giovanile, mentre ben diverso è lo studio non solo sui caratteri dei suoi personaggi ma anche sulla società che sottende lo script di Le lacrime amare di Petra von Kant, opera già della sua maturità artistica, emblematica del periodo detto “dei melodrammi”, vale a dire quello avvenuto a seguito del suo incontro con la cinematografia americana e con Douglas Sirk, del quale si dichiara da subito affascinato.
È infatti relativamente recente un allestimento di quest’ultimo testo sotto la direzione di Antonio Latella e prodotto dal Teatro Stabile di Torino e dal Teatro Stabile dell’Umbria in collaborazione con il Théatre National Populaire Villeurbanne per un’applaudita e premiata tournée iniziata nel 2006-2007 ma ripresa con successo l’anno successivo.
Considero importante una lettura a posteriori di quest’opera. Il tempo intercorso ha infatti permesso di inserire Le lacrime amare con una visone più ampia all’interno della storia dello spettacolo, liberato ormai dello scandalo che lo aveva circondato. L’opera è più facilmente riconducibile, a mio parere, ai temi che Fassbinder ha con insistenza portato sullo schermo e sulle scene, ossia l’insubordinazione, la dipendenza dei corpi e delle menti nelle relazioni interpersonali come in quelle economiche. E proprio sul tema del lavoro il drammaturgo scomparso ha incentrato la sua produzione artistica perché in esso, come nell’amore, intravedeva un pericoloso legame di dipendenza e di possesso. In entrambe le sfere facile era, a suo dire, il crearsi dell’ambivalenza servo-padrone, in Le lacrime amare di Petra von Kant ampiamente scandagliata.
Aggiungo, in conclusione, una nota sull’abilità di Fassbinder, quanto mai evidente in questa pièce, posta anche nel volere mettere in luce le differenze sia tra generi sia nelle classi sociali, e in base a quelle impostare la struttura narrativa.
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NOTE:
1. Scheda dello spettacolo Le bouc al link www.festivaldellecolline.it
2. Significativa è la grande retrospettiva dal titolo L’anarchia dell’immaginazione. Vent’anni dopo R. W. Fassbinder, celebrativa dell’intera produzione fassbinderiana dal carattere fortemente interdisciplinare realizzata con il contributo di molte istituzioni, partita da Milano ha poi toccato varie città italiane.
BIBLIOGRAFIA
Davide Ferrario, "Rainer Werner Fassbinder", Milano, Il Castoro, 1986
www.festivaldellecolline.it
www.lacomediedereims.fr
www.youtube.com/watch?v=JrmzVpOMMvE
antoniolatella.com
www.teatrostabiletorino.it
Immagine: Fassbinder in Katzelmacher