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APPROFONDIMENTI

L’Assassino è fra noi. Alfred Doblin il cantore della Repubblica di Weimar

08/02/2010

L’Assassino è fra noi. Alfred Doblin il cantore della Repubblica di Weimar

Pochi autori hanno saputo raccontare, così in profondità ed in modo così puntuale, i risvolti morali e psicologici della questione tedesca dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale come il romanziere tedesco, di origine ebraica, Alfred Döblin.

In special modo due sono le opere di questo autore che sono in grado di assecondare tale affermazione: Berlin Alexanderplatz, considerato il suo capolavoro letterario, uscito a puntate sul quotidiano tedesco Frankfurter Zeitung nel 1929, e Pardon wird nicht gegeben, a cui in Italia verrà assegnato il titolo di Senza quartiere, scritto da Döblin nel 1935, mentre si trovava in esilio a Parigi.

I due romanzi sembrano vivere in osmosi, come se potessero garantire la propria sopravvivenza al crudele volgere del tempo solo grazie alla possibilità di riuscire a respirare lo stesso ossigeno. Pardon wird nicht gegeben diventa un perfetto e preciso corollario a Berlin Alexanderplatz: grazie a questi due romanzi Döblin presenta al lettore le ansie ed i pregiudizi della Germania fra la fine della prima guerra mondiale e l’avvento del nazionalsocialismo.

In Berlin Alexanderplatz lo scrittore tedesco scrive ancora traumatizzato dai due drammatici episodi rappresentati dalla Grande Guerra e dal fallimento della rivoluzione spartachista, conclusasi con l’uccisione dei due leader dell’appena formato partito comunista tedesco Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht.
Lo stesso protagonista del libro, Franz Biberkopf, più di una volta allude, nelle sue grottesche e disperate conversazioni ambientate in una sudicia osteria berlinese, a questi eventi luttuosi per il popolo tedesco. Ne racconta con un misto di rassegnazione e tristezza, sentimenti dietro ai quali si possono intravedere le considerazioni e le passioni di Döblin stesso.

Nel romanzo scritto nel 1935 l’autore tedesco, invece, tralascia di raccontare le vicende della prima guerra mondiale e della rivoluzione spartachista, per soffermarsi più accuratamente sugli ultimi anni della Repubblica di Weimar, che fanno da prodromo e sono la causa della vittoria di Adolf Hitler, il cui feroce artiglio penderà sulle teste del popolo tedesco per dodici anni.
Döblin scrive Pardon wird nicht gegeben in esilio a Parigi, due anni dopo l’avvento del nazismo e la presa del potere da parte di Adolf Hitler. Questo libro può essere considerato come una lucida riflessione dell’autore sulle origini e le radici del fenomeno nazionalsocialista.

Diversa è anche l’ambientazione in cui agiscono i personaggi dei due libri: nel caso di Berlin Alexanderplatz non viene descritta alcuna industria, ma il protagonista indiscusso è il commercio e la piccola borghesia, insieme al suo negativo sociologico: il furfante, a cui si accompagna il disoccupato. Franz Biberkopf appartiene a questa categoria.
In Senza quartiere, invece, l’industria ha un ruolo di primaria importanza, in particolare Döblin si sofferma nella descrizione di una fabbrica di mobili che il protagonista eredita dal fratello della madre.
In questo caso il lettore viene proiettato all’interno dell’ambiente junkeristico – alto borghese tedesco.

Senza quartiere è un’opera che lo stesso Döblin divide in tre parti, a cui assegna differenti titoli: povertà, prosperità e crisi.
Italo Alighiero Chiusano, erroneamente, annoterà come le parti migliori siano la prima e l’ultima, e come la parte intermedia, nella quale si assiste all’ascesa economica di Karl, al suo benessere, ai suoi trionfi sociali e al matrimonio con una donna della ricca borghesia tedesca, abbia minor tensione e a tratti sembri quasi languire in una narrazione più di superficie. In realtà è d’obbligo disporre sullo stesso piano di importanza narrativa e contenutistica le tre parti del romanzo, e affermare come lo scrittore tedesco, in nessuna pagina, possa essere accusato di futilità e leggerezza: è una critica, di stampo prettamente populista-marxista, che non può essere accettata.

Ancora una volta viene in aiuto un confronto con Berlin Alexanderplatz. In quest’opera ciò che riappare in tutto il suo fascino è il grande miracolo, descritto da Charles Dickens in Hard times, grazie al quale borghese e delinquente sono molto affiatati, perché posseggono i loro interessi in uno stesso mondo: un mondo omogeneo di cui l’Alexanderplatz ne è il simbolo.
In Pardon wird nicht gegeben, invece, i due mondi sono disgiunti, uno si colloca in periferia, nei bassifondi che, come afferma lo stesso Siegfried Kracauer, non prosperano solo a Chicago, ma sono diventati di moda anche a Berlino; l’altro si sviluppa, invece, nel centro imprenditoriale della metropoli. Quella che viene descritta da Döblin è la città moderna proposta negli anni dieci da Tonnies, dotata di una rete di trasporti pubblici ad alta tecnologia, illuminazione elettrica delle strade, grandi magazzini ed infinite attraenti possibilità di distrazione. Berlino diventa un ambiente in cui un’estrema ricchezza risplende mescolandosi ad un’opprimente povertà, dove la cultura di alto livello e i divertimenti di basso livello sono abbondantemente disponibili.

Se esteriormente questi due universi sono antitetici e divisi, il protagonista li racchiude entrambi all’interno della sua anima e del suo spirito, poiché Döblin presenta al lettore un personaggio che proviene dalla povera e misera periferia, che ha vissuto, prima della sua ascesa sociale ed economica, l’esperienza dei bassifondi e di tutte le sue degenerazioni.
Si pensi, solo per fare un esempio esplicativo, all’episodio, di cui il protagonista del libro diventa involontario spettatore, della madre che sferra un calcio alla figlioletta, senza tener conto delle drammatiche conseguenze e della sua prematura morte, mentre viene portata in barella all’ospedale.

Rispetto ad esempio alle esperienze dell’absoluter Film - condotte dal regista Walter Ruttmann in Berlin. Die Symphonie der Großstadt, del 1926, che lo studioso Paul Friedlander accusa di essere privo di rappresentazioni inerenti all’azione della grande città, visto che gli autori riprendono soltanto la superficie delle cose - Döblin descrive Berlino come una grande città capitalistica.
Il capitalismo le dà la sua impronta, caratterizzata dalla caccia al profitto. Ogni minuto, in questa città, è colmo di contrasti e di lotta di classe, una lotta senza quartiere. Nel romanzo la moderna esperienza urbana compare come soggetto e fonte di ispirazione, da questo punto di vista Döblin è collegato in modo profondamente intimo al movimento espressionista.

Il protagonista subisce una sorta di iniziazione alla grande città, cattura la metropoli, rappresentata da una Berlino sfrontata, turbolenta e recentemente arricchita, ed interagisce con la “paurosa città” alternativamente con atteggiamenti di infatuazione o di avversione. È presente l’orrore-amore per la città, luogo di miseria ed abominio, ma anche campo fertile per ogni radicale trasformazione sociale, di cui lo stesso eroe di Pardon wird nicht gegeben sarà protagonista. La Berlino döbliniana ricorda la capacità di evocare la realtà di ambienti vissuti tipica di un artista come Christian Schad; oppure la lucida descrizione della nuova città industriale, delle sue macchine lucide, misteriose, “diverse” se non disumanate, che realizza con cura meticolosa Carl Grossberg.

Il tranquillo ed urbano sguardo impressionista sulla città viene al contempo intensificato e rifiutato dagli espressionisti e da Döblin stesso. Le visioni metropolitane tendono verso l’oscurità, la notte, il deviante e le esperienze degradanti della giungla urbana, di sinclairiana memoria. Döblin si confronta con la città e fa immergere il lettore, da spettatore, nella sua esuberante vita. Rifiuta l’atteggiamento impressionista nella raffigurazione della città e propone una nuova estetica della rappresentazione del paesaggio urbano, che evoca i “paesaggi apocalittici” di Ludwig Meidner, nei quali l’artista dipinge la città nei termini del bombardamento che essa opera sui sensi umani e della sua mostruosa e drammatica natura.
In Pardon wird nicht gegeben Döblin guarda all’essenza delle cose: ed ecco che già alle sei del mattino si potrebbero vedere i poveri, i disoccupati lavarsi in una bacinella nelle stanze soffocanti, affollate e buie dei casermoni in cui vivono; mentre, verso le nove di mattino, l’uomo d’affari, l’affarista di Heinrich Davringhausen, uscendo dalla sua sana, bella stanza da letto, entra nel suo bagno rivestito di ceramica e maiolica.
Ed ecco che si potrebbe vedere come fa colazione l’uno e come la fa l’altro, scorgendo la mastodontica differenza di una semplice giornata berlinese se si è un misero o se si appartiene alla borghesia. In questo consiste la grandezza della seconda parte del libro di Döblin, punto di connessione fra la povertà ed il momento della crisi.

Per proseguire nella lettura di questo articolo scarica il testo completo di Matteo Bianchi:
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