APPROFONDIMENTI
Partiti politici: la sfida dell’innovazione.
Alla luce delle ultime elezioni in Francia dove per la prima volta sembra essersi profilato un centro forte ed alternativo al classico bipolarismo francese, la famosa quadrille bipolare di Duverger, appare utile analizzare quali sono i cambiamenti che stanno investendo i partiti politici, in un processo che ha avuto inizio negli anni Settanta.
Quali sono le principali direttrici del cambiamento?
Innanzitutto, cambia la vocazione dei partiti, che assumono una struttura verticistica e un maggiore distacco dal corpo sociale.
Cambia anche la natura del rapporto con gli iscritti. Mi riferisco, nello specifico, alle nuove modalità di finanziamento dei partiti, sempre più legati a sovvenzioni statali e sempre meno dipendenti dal contributo versato dai propri membri.
Ciò ha reso i partiti meno dipendenti dagli iscritti ed ha contribuito, inevitabilmente, all’emergere tra i membri della condizione d’impotenza nel poter condizionare o comunque contribuire alla formulazione dell’agenda ed alla scelte delle linee programmatiche dei partiti, le cui strategie operative vengono dibattute e definite da gruppi sempre più ristretti di dirigenti.
Una richiesta, insomma, di maggiore partecipazione è quella che si leva dal corpo sociale e che è empiricamente dimostrata da differenti variabili.
In prima istanza, il forte declino della membership dei partiti mette in luce distacco e perdita di interesse da parte degli elettori nei confronti di strutture partitiche che hanno perso il loro ruolo di centro di identificazione collettivo per un elettorato più informato e selettivo.
Ma ancora un dato rilevante è quello che proviene dai movimenti sociali fenomeno in crescita costante, tanto da rendere talune di queste organizzazioni, espressione diretta del corpo sociale, importanti e, talvolta, caratteristici interlocutori del processo democratico al punto da costringere i partiti ad una progressiva apertura nei confronti di questi nuovi soggetti.
È giusto rilevare tuttavia come i segnali di cambiamento che hanno investito i partiti provengano anche da fattori esogeni riguardanti l’elettorato.
Il processo di globalizzazione, ad esempio, ha determinato un fenomeno eguale ed inverso: l’individualizzazione. I cittadini insomma sono divenuti più consci delle loro potenzialità e più esigenti di realizzare la propria autonomia in piena auto-organizzazione.
Ciò ha portato gli elettori a guardare con più attenzione al rapporto, mutuando una espressione dal mondo dell’economia, benefici-costi, in un calcolo utilitaristico per cui vengono meno i tradizionali legami d’appartenenza e di lealtà partitica a favore di un rapporto di natura condizionale.
Sono i benefici di natura peraltro materiale, e non sicuramente morale, insomma a convincere gli elettori. E ccò im parte giustifica la progressiva crescita della volatilità elettorale.
In ogni caso quello che senza dubbio è evidente è la chiara incapacità dei partiti di guadagnare in attratività.
Come agire, dunque, per arginare gli effetti di una trasformazione che rischia di divenire ingestibile per l’attore partito, unico soggetto in grado di garantire la necessaria integrazione tra processi ed istituzioni democratiche?
Quello che credo sia evidente è il carattere di necessità, e non più di scelta, del rinnovamento.
Rinnovamento che potremmo simpaticamente definire “all inclusive”.
Se dovessi utilizzare poche parole, queste sarebbero:
- ringiovanimento della classe dirigente: puntare insomma sulle nuove generazioni per rilanciare i partiti, per permettere un incontro tra vecchio e nuovo.
- svecchiamento del discorso politico per rispondere alle nuove esigenze ed istanze dei cittadini.
- finanziamento non più pubblico ma privato. Dovranno essere i cittadini, recuperati alla dimensione civile dell’impegno pubblico, a trovare al riguardo nuove strade e modalità a partire dal proprio contributo personale.
La strada del cambiamento è lunga, e questi sono degli accenni di un processo molto più complesso ed articolato; e peraltro è chiaro che ogni cambiamento deve essere affrontato da ciascun partito in modo proprio, considerando la propria storia ed il proprio contesto di appartenenza.
Ma è chiaro, tuttavia, che, in qualsiasi forma si affronti, la strada del cambiamento è l’unica percorribile.